È guerra!

Dopo la dichiarazione d’indipendenza dall’Unione Sovietica nel 1991 l’Ucraina ha avuto inizialmente atteggiamenti oscillanti in politica estera rispecchiando in tal modo le divisioni nella popolazione.

Nel 2010 il presidente Viktor Yanukovych, originario del Doneck, si avvicinò decisamente alla Russia di Putin sospendendo gli accordi e gli scambi commerciali con la stessa Unione Europea, ma le proteste e gli scontri nel Paese durati tre mesi e definiti Euromaidan lo costrinsero alla fuga determinando tuttavia scontri tra ultranazionalisti ucraini e filorussi con vere e proprie stragi come quella di Odessa.

L’avvicinamento all’Occidente e soprattutto le richieste di adesione alla Nato hanno portato ad insurrezioni filorusse in Crimea, annessa poi da Putin nel 2014, e nel Donbas con scontri tra Ucraini e separatisti che hanno finora determinato quattordicimila morti e dove il 22 febbraio sono intervenute le forze armate di Mosca subito dopo che Putin ne aveva riconosciuto l’indipendenza.

Gli accordi di Minsk siglati definitivamente nel 2015 e che prevedevano autonomia per le regioni filorusse in Ucraina ed il ritiro dei soldati russi non sono stati rispettati.

La Russia sostiene che in un incontro internazionale tenuto a Bonn il 6 marzo 1991 i Paesi della Nato si sarebbero impegnati a non espandersi sugli Stati dell’ex Urss e tale decisione avrebbe trovato conferma in una telefonata del 15 settembre 1993 regolarmente trascritta tra Boris Yeltsin e Bill Clinton nella quale quest’ultimo si sarebbe impegnato a non espandere la Nato verso l’Europa orientale.

Nei giorni scorsi Der Spiegel su tale questione ha pubblicato il documento relativo conservato negli archivi nazionali britannici.

A parti inverse si sta ripetendo oggi quando avvenne con l’istallazione dei missili sovietici a Cuba nell’ottobre 1962 come risposta alla mancata invasione statunitense della Baia dei Porci del 1961 e ai missili balistici americani in Turchia.

Putin sostiene che la Russia non può sentirsi sicura dopo l’espansione della Nato negli Stati dell’Europa orientale ed in prospettiva anche in Ucraina.

I Paesi della Nato rispondono che la scelta di adesione ai trattati internazionali deve essere libera.

Tale questione ha generato inizialmente questo conflitto che evidentemente tutti devono comprendere in maniera ragionevole di non poter risolvere con la guerra la quale piuttosto che sciogliere nodi ne genera altri.

È certamente difficile dialogare con un autocrate come Putin che nei giorni scorsi non ha fatto altro che mostrare i muscoli, ma la risposta è stata unicamente quella della contrapposizione perfino nella Conferenza sulla Sicurezza di Monaco nella quale si è continuato a parlare solo ed unicamente delle sanzioni da infliggere alla Russia che in questi giorni si sta avvicinando alla Cina probabilmente in vista di nuovi scenari geopolitici in Asia come la questione di Taiwan.

L’attacco e l’invasione ora dell’intera Ucraina dimostra chiaramente che la difesa dei confini russi dall’espansione della Nato probabilmente era solo una foglia di fico dietro cui Putin ha nascosto le sue mire espansionistiche.

Se non sarà annessione, Putin sta operando militarmente perché l’Ucraina sia messa sotto tutela negando di fatto a quella popolazione ogni diritto all’autodeterminazione.

Il presidente russo non solo ricorre alla propaganda demagogica per riportare indietro la storia, ma con i toni di un dittatore spavaldo minaccia con affermazioni quali “Conseguenze mai viste se qualcuno interferisce”.

Certo questo ennesimo comportamento da despota rende la situazione davvero assai grave.

L’ideologia del Cremlino purtroppo fa ancora riferimento agli schemi autocratici e sovranisti dello zarismo e dell’Unione Sovietica e questo crea notevoli difficoltà di dialogo e confronto.

Di sicuro capisco che la diplomazia occidentale finora non è proprio esistita affidandosi ad incontri bilaterali molto sfilacciati e senza alcuna volontà di giungere a decisioni che prevedano un qualche ridimensionamento di decisioni già prese come appunto avvenne per Cuba nel 1962 con la mediazione allora di papa Giovanni XXIII.

La stessa Unione Europea, oltre che divisa nelle risoluzioni da tenere, resta la grande assente subalterna all’Alleanza Atlantica e senza una sua politica estera.

Le tensioni create dalla situazione in Ucraina ci dicono con chiarezza che siamo davanti ad un’escalation assai inquietante rispetto alla crisi in atto, mentre la diplomazia è appunto bloccata e i popoli europei davanti al pericolo di una guerra tra grandi potenze sembrano in attesa ed incapaci di dare vita ad un movimento pacifista che possa portare i leader interessati a capire che la sola logica in grado di evitare nuovi conflitti armati allargati sta nella convinzione del superamento di tutte le mentalità imperialiste e dei sistemi di alleanza militarizzati.

Spero che i filoputiniani o i sostenitori dell’umanesimo evoluzionista e neoliberista, come lo definisce in “Homo deus” Y.N. Harari, riflettano molto seriamente sulla necessità di rimettere al centro dell’esistenza sulla Terra lo spirito critico ed una concezione antropologica legata ai temi della libertà, della condivisione e dell’eguaglianza piuttosto che a quelli della proprietà e della difesa egoistica dei beni del nostro pianeta.

In questi giorni i media ci pongono avanti il dispiegamento delle forze armate di Mosca e le sanzioni di ritorsione tra l’atro un po’ ridicole ed autolesioniste previste dagli Stati della Nato.

Anche il discorso del presidente americano Joe Biden di martedì 22 febbraio è sembrato ancora ripiegato su logiche di stampo novecentesco senza alcuna apertura a nuove frontiere di coesistenza e di pace.

La non violenza e difesa popolare ad essa legata possono essere i legami di una coabitazione pacifica tra tutti i popoli.

Sono orizzonti di cui purtroppo pochi si occupano anche nei sistemi educativi, ma verso i quali occorre camminare con decisione e responsabilità se si vuole costruire un mondo vivibile.

Mi auguro che anche papa Francesco possa avere in questa direzione un ruolo importante come uomo di mediazione tra le parti confliggenti per aprire la strada capace di mettere la guerra al bando della storia preservando l’umanità da una tale follia che crea problemi economici e sociali ma soprattutto gravi conseguenze sul piano umano con l’annullamento di tantissime vite di militari e civili.

I problemi scaturiti dalle tensioni in Ucraina non possono che essere affrontati da una conferenza internazionale multilaterale che, in attesa del superamento dei blocchi di alleanze militarizzate, possa definire per quel Paese una condizione di neutralità valutando l’imprudenza di una sua inclusione nella Nato.

L’occupazione di fatto ora dell’Ucraina da parte della Russia è un atto davvero gravissimo sul quale occorre prendere decisioni che impediscano il peggio.

Nonostante le difficoltà esistenti nello statuto dell’organizzazione internazionale costituite ad esempio dal diritto di veto è del tutto evidente che, pur nel silenzio fin qui tenuto, è dal Consiglio di Sicurezza dell’ONU che deve partire un’iniziativa del genere che si spera sia appoggiata in maniera larga da tutti i Paesi che hanno a cuore il bene delle popolazioni di quell’area geografica martoriata da settimane.

C’è poi da creare un movimento di massa con una mobilitazione dura e permanente contro la violenza nelle piazze di tutto il mondo che denunci quanto sta accadendo e isoli le posizioni politiche folli di chi pensa che i conflitti nella storia si possano ancora risolvere con la guerra.

(Umberto Berardo)

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