Elegia del bel calcio che fu: Matteo Pessina

Per chi è appassionato di calcio e ha qualche capello bianco – e lo siamo in tanti – ricorda sempre con nostalgia lo sport di molti anni fa. Un agonismo semplice e pulito, libero da tante alterazioni che lo hanno oggi in parte deturpato, dall’universo dei social alla finanza, dal gossip “velinaro” all’avere più tatuaggi che virtù. Parlare di questo, in fondo, è parlare di quotidianità, di società, di vita. Anche di quegli elementi che sono alla base del “fare impresa” nel modo giusto.

Matteo Pessina (foto sito ufficiale Atalanta)

Alcuni giocatori erano punti di riferimento perché trasmettevano valori positivi dentro e fuori dal campo. Tra i tanti, vengono in mente un Gaetano Scirea o un Agostino Di Bartolomei, calciatori e persone principalmente educate, “serie”, con il senso della misura. Con un’etica.

L’altro giorno abbiamo avuto modo di ammirare nella semifinale di Coppa Italia tra Atalanta e Napoli, il ventitreenne Matteo Pessina, che – avendo finalmente trovato la sua dimensione – sta facendo dimenticare un grande campione come Papu Gomez a furia di assist e gol. Nell’Atalanta, squadra rivelazione delle ultime stagioni, ha un posto di grande responsabilità, basilare per il modulo dell’allenatore Gasperini: cucire centrocampo e attacco, garantendo anche la copertura. E lo sta facendo ottimamente. Con la Nazionale di Mancini, ha debuttato lo scorso 7 novembre.

Gianluca Andressi, il direttore sportivo che ai tempi dello Spezia credette nel centrocampista nerazzurro, ha detto a Sky Sport: “La dote è la coordinazione nell’andare sulla palla, Matteo vede la porta da sempre, non mi stupisce assolutamente. L’ambizione di metterlo sulla trequarti è importante, dà una grande mano a centrocampo e allo stesso tempo ha dei tempi di inserimento fantastici ed è molto freddo nella conclusione”. Tutto vero, sintesi della prestazione con il Napoli.

Cresciuto nel Monza, è poi stato preso dal Milan, che lo ha girato in prestito a Lecce, Catania e Como, fino alla cessione all’Atalanta, che lo ha fatto maturare nel Verona di Juric (allievo di Gasperini) lo scorso anno.

Al di là degli aspetti tecnici, questo ragazzo colpisce per quello che fa fuori dal campo. Studia economia alla Luiss di Roma. Motteggia in latino (“Gutta cavat lapidem”, la goccia scava la roccia), lingua di cui ha padronanza dai tempi del liceo. È appassionato di danza classica (la sorella Carlotta è ballerina). Non ha tatuaggi né gioca con la Playstation, rarità nel mondo del pallone. Insomma, siamo di fronte all’esplosione di un campione “vero”?

Certo, una rondine non fa primavera. Ma il calcio è soprattutto terreno di sogni e noi ci auguriamo che la serie A possa vantare un nuovo beniamino “made in Italy”.

Ancora Gianluca Andressi: “La cosa che colpì tutti di Matteo Pessina fu che disse di voler fare un passo alla volta, e dopo la C a Como disse di voler fare un anno di Serie B prima di giocare in Serie A”. Roba d’altri tempi.

(Domenico Mamone)

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