“Canta la Destra, altro che Sanremo”. È il titolo del quotidiano Libero, con l’editoriale di Alessandro Sallusti che riprende il tema: “Al dunque, a Fedez e compagnia più o meno cantante, gliele ha cantate il Centrodestra vincendo a mani basse le elezioni regionali in Lombardia e nel Lazio. Grande musica per le nostre orecchie, una colonna sonora firmata Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Silvio Berlusconi che a questo punto pare proprio ci accompagnerà per i prossimi anni al netto di qualche inevitabile stecca – tipo quella dell’altra sera del Cavaliere di Arcore sull’Ucraina – che può sempre capitare anche nelle migliori orchestre”.
Ancora: “Pd, Cinque Stelle e il duo Calenda-Renzi, rafforzato da una miliardaria (Letizia Moratti) convinta che i voti si possano comperare, hanno perso. Punto e a capo”.
Nello stesso giornale, anche Corrado Ocone rievoca il festival della canzone, evidenziando che “nei contenuti extra-artistici è sembrato essere calibrato sull’agenda di Elly Shlein: denuncia del razzismo, del sessismo, della (ormai solo presunta) discriminazione di genere e sottogeneri, del ‘fascismo strisciante’. Se ne ha ancora prova ogni giorno nelle altre trasmissioni televisive, e poi nei festival letterari, nell’editoria, nei testi scolastici, ecc. ecc. Per non dire della grande stampa, in primis di quei giornali borghesi che un tempo menavano vanto di essere ‘indipendenti’ e che oggi assomigliano tutti, per faziosità e manipolazione delle notizie, alla vecchia Unità o al Paese sera di un tempo”.
In un altro pezzo, Libero bacchetta la7 e “Quell’aria da funerale nello studio di Mentana”, come recita il titolo del pezzo firmato A.M., dove si sottolinea “ospiti tutti rigorosamente di sinistra e solo facce disperate”. Nel dettaglio: “Nessuno degli invitati riesce a superare comunque la maschera tragica di Paolo Mieli, caratterizzata da due solchi profondi che partono dalla radice del naso e terminano sotto la bocca”. Rievocazione finale: “Resta da approfondire, a sinistra, il tema del passaggio da Rosa Luxemburg a Rosa Chemical”.
Alessandro Gonzato sullo stesso quotidiano si occupa delle “lacrime di Soumahoro per i compagni Bonelli e Fratoianni, la tragicomica coppia della politica italiana”, ricordando che “i padri putativi dell’ex paladino dei migranti, che i due hanno scaricato dopo lo scoppio dello scandalo sulle cooperative della suocera in cui ha lavorato anche la moglie del deputato con gli stivali di gomma, non sono andati oltre il 3,1-3,3% tra Lombardia e Lazio”.
Entusiasmo per gli esiti del voto amministrativo anche sul quotidiano Il Tempo, con un titolo da stadio: “C’è solo il centrodestra”.
Il Corriere della Sera affida un editoriale a Venanzio Postiglione, con il titolo “Governo stabile (e due ostacoli)”. “Il centrosinistra arreda il suo labirinto: se fosse compatto potrebbe provarci, però non si può unire e quindi non entra in campo. La Lombardia resta nell’area politica di sempre, mentre il Lazio cambia colore: e questo vuol dire che il centrodestra ha vinto di nuovo. E di gran lunga. È un fatto”. Questa la perfetta sintesi. I due ostacoli? “Il primo è interno (farsi male da soli), il secondo è esterno (il rapporto inutilmente difficile con l’Europa e le sorprendenti divisioni sull’Ucraina). Non solo. Guidare Palazzo Chigi e 15 Regioni su 20 spazza via gli alibi: adesso i timonieri si prendono tutta la gloria (che è eventuale) e tutto il peso (che è certo)”.
“Cosa ci dicono le urne deserte” è invece il titolo del fondo di Goffredo Buccini, che si sofferma soprattutto sull’astensionismo. “Lo smottamento era annunciato: ad agosto dello scorso anno, quasi un italiano su tre, interpellato da un sondaggio Swg, si dichiarava persuaso che ‘votare non serve a nulla’ e quasi uno su sette si definiva disgustato dalla politica. La notizia che ci arriva da queste elezioni regionali è che non siamo riusciti (anche i media in qualche modo devono interpellarsi sul punto e assumersi qualche responsabilità) a porre rimedio alla tendenza, anzi. È come se i mesi seguiti all’estate, con la netta vittoria di Fratelli d’Italia alle Politiche del 25 settembre, con i successivi scontri su giustizia e Pnrr, riforme istituzionali, migranti e prezzi della benzina, con dibattiti che ritenevamo forti e partecipati, fossero passati quale acqua piovana sulla pelle di gran parte dei nostri connazionali, senza scuoterli da una sorta di catalessi civile”.
Proprio con l’astensionismo i giornali di sinistra cercano di attenuare la vittoria del centrodestra. La Repubblica titola “Urne vuote, vince Meloni”. Dello stesso tenore il titolo del Fatto quotidiano: “Meloni vince per abbandono degli elettori”.
Stefano Folli, nell’editoriale sulla Repubblica con titolo “Ora la fase due del Melonismo”. Scrive: “Di qui in avanti, e fino alla primavera del 2024 quando verrà rinnovato il Parlamento europeo, non sono previsti altri passaggi elettorali significativi. Invece ci sarà da governare il Paese all’interno di una cornice politica non sfavorevole. Ieri sera Palazzo Chigi si rallegrava di un risultato ‘che rafforza il governo’. Se è così, vuol dire che in futuro errori e carenza di visione saranno imperdonabili. Poi, certo, sulla carta l’esecutivo è più forte, tuttavia per ora solo sulla carta: la frustrazione degli sconfitti può generare un processo di logoramento di cui si conosce l’inizio ma non la fine. Non è un caso che Berlusconi abbia usato la politica estera per mettere un cuneo nelle ruote del carro meloniano”.
Simone Canettieri sul Foglio Quotidiano: “La giornata invece di raccontare la tenuta della Lega nel Lazio, il super galleggiamento di Forza Italia in Lombardia gira tutta intorno alle parole di Silvio Berlusconi su Zelensky, datate sì di ventiquattro ore, ma ancora prorompenti. ‘Ognuno si sceglie gli amici che si merita’, dice per esempio Francesco Lollobrigida, ministro della real casa, spedito qui in una maratona permanente con radio, tv, siti, cronisti per ribadire che la linea del governo sulla guerra non cambia. Parlano gli atti, che ‘gli amici della Nato conoscono bene’. Parlano i fatti ‘che in Ucraina tutti ci riconoscono’. E dunque ecco che il viaggio della premier nella terra invasa dai russi si farà, prima del 24, anniversario della ‘missione speciale’ voluta da Putin. Nulla cambia”.
Agnese Pini, direttrice del Quotidiano nazionale (Il Resto del Carlino, La Nazione, Il Giorno), con titolo “Vince chi va unito Ma qualcuno non lo capisce”. Chiosa: “Partiamo dalle certezze: il centrodestra vince, pardon, stravince in Lombardia (una riconferma) e nel Lazio (un ribaltone), esattamente come da pronostico, forte dell’onda lunga delle elezioni politiche e di un centrosinistra (a proposito, esiste ancora un centrosinistra?) che anche in queste amministrative ha pasticciato con le alleanze, di fatto negandosi perfino la possibilità di entrare in partita”.