Elezioni in Molise, la corsa come un “concorsone”

Si rinnova la corsa allo scanno cambuasciano. Al seggio, al sedile, al nobile sgabello. Si ripete il “maxiconcorsone” che assicura un posto fisso – almeno per cinque anni – nel prossimo Consiglio del Molise. Niente titoli o prove, come tutti i concorsi pubblici. Va bene anche “senza arte né parte”.

Il “concorsone”, soprattutto, permette di intascare un Signore Stipendio Sicuro (allitterazione compresa). Finché questa Regione – ambizioso sogno e realizzazione dei nostri nonni quale “isola felice” – continuerà a (r)esistere. Benché qualcuno lo continui ironicamente (e stancamente) a negare e la realtà dei numeri della demografia la continui a scalfire.

Tra orgoglio un po’ retorico e sconforto più realista, è comunque scaduto il termine per la presentazione delle liste per le prossime elezioni regionali della più piccola Regione del Mezzogiorno (e se continua così, potrebbe diventare anche la più spopolata d’Italia), il Molise. Ed è apparsa come per magia una pioggia di cognomi (e nomi) tipici dei 136 comuni molisani, tutti pronti al “sacrificio” per la Patria. “Me lo hanno chiesto ed ho accettato…”, la classica dichiarazione pubblica. Oppure, “sceso in campo per fare un piacere” a qualcuno. Diamine, ammettetelo un po’ di narcisismo, no?

Nonostante le nostre attenzioni, le elezioni si preannunciano tutto sommato “mosce”. Roba da 240 mila potenziali elettori, compresi i tanti (ma sempre meno) emigrati che hanno dimenticato – spesso volutamente – da dove vengono, salvo che a ricordarlo c’è un certificato elettorale quasi sempre vano. Se andranno a votare in tutto poco più di 100mila persone sarà grasso che cola. Praticamente un quartiere di Roma.

Comunque niente nomi eclatanti, come quello del giornalista Domenico Iannacone, il quale perlomeno avrebbe assicurato un po’ di notorietà nazionale al cimento sempre oscurato dall’isolamento atavico, dall’inconsistenza e dalle montagne regionali. Qualcuno non lo ha voluto e allora teniamoci ciò che passa il convento. Piccolo Molise. C’è la solita mancanza di ambizioni nazionali, che trasformano questa sfida in una specie di contesa da riunione di condominio. Ognuno lavora nel suo “feudo”. Roba quasi da medioevo. Sono già partiti i patetici Whatsapp, il massimo della modernità e della tecnologia.

Del resto i nomi più accreditati per diventare governatore sono, manco a dirlo (e quanta fantasia!), i due sindaci delle città più grandi, si fa per dire: Campobasso, con meno di 47mila abitanti, Termoli, che ne ha 32mila.

La prima governata dal pentastellato Roberto Gravina, la seconda dal forzista Francesco Roberti. Due partiti con più rimpianti per i roboanti risultati del passato, che non con enormi velleità per l’immediato futuro.

Ecco allora che il centrodestra, compatto e in fondo quasi endemico in questa terra democristianissima, sfodera sette liste, dalla Lega e da Fdi fino ai moderati dell’Udc e dei Popolari. Dopo Lotito, almeno per par condicio, ci aspetteremmo perlomeno qualche magazziniere della Roma. Perché c’è posto per tutti. Più siamo e meglio stiamo. Più o meno.

Il centrosinistra, che talvolta sembra abbia capito la lezione, incredibile ma vero si presenta unito: sono insieme M5S e Pd, ma c’è dentro pure Sinistra-Verdi e ciò che rimane dei socialisti. Si parte da Campobasso che ha più elettori di Termoli: ma basterà? E la povera Isernia, che un tempo contava parecchio, è sempre meno protagonista con i suoi paesi sempre più fantasma?

Beh, da Isernia arriva una candidatura fuori dagli schieramenti e dagli schemi, quella di Emilio Izzo, a capo del movimento “Io non voto i soliti noti”. E c’è anche una quarta candidatura alla carica di governatore, quella di Forza Nuova con Nicola Ninni. Complessivamente sono quindici le liste e soprattutto sono 284 i candidati alla carica di consigliere. I soldi e le parentele, in genere, fanno la differenza. Viva il Molise, meglio di una seduta dallo psicoterapeuta.

P.S. Aggiunta doverosa dell’ultima ora: tra i candidati presidenti ci sarà anche l’ex ministra grillina Elisabetta Trenta, il cui legame con il Molise è nel coniuge campobassano. Sulle prime sembrava esclusa per un ritardo nella presentazione della lista (come riportato dal quotidiano La Repubblica), invece la sua lista – la 16esima in campo – è stata accettata dal Tribunale di Campobasso. Modernità per modernità, poteva mancare infatti la lista della Democrazia Cristiana in Molise? Certo che no. E’ il nuovo che avanza.

Articoli correlati