Un “campo largo” quasi del tutto unito – o disunito – quello che si è confrontato sul tema della politica economica al “Festival delle città”, l’evento autunnale organizzato a Roma dall’Ali, Autonomie locali italiane. Strettamente attuale e “rumorosa” l’assenza del senatore pentastellato Stefano Patuanelli, previsto nel programma. Presenti, invece, Antonio Misiani (Pd), Elisabetta Piccolotti (Avs), Maria Elena Boschi (Iv) e Elena Bonetti (Azione). Al dibattito, moderato da Daniela Preziosi, ha partecipato anche Elena Piastra, vicepresidente vicario Ali e sindaca dem di Settimo Torinese.
Il senatore Misiani, che ha aperto i lavori, attribuisce l’attuale fase di crescita economica principalmente al Pnrr, domandandosi cosa succederà dopo il 2026, quando gli attuali benefici termineranno. Analogamente ritiene che i dati positivi sul fronte del lavoro vadano attribuiti principalmente al Superbonus: “il 47% dei posti di lavoro aggiuntivi sono nell’edilizia – ricorda il senatore. Per il resto l’esponente del Pd evidenzia come gli attuali salati siano inferiori a quelli del 2019 e che le 237 pagine del Piano strutturale di bilancio costituiscano un’occasione persa in quanto più che altro certifica la stagnazione economica. “Come centrosinistra dobbiamo porre al centro del dibattito il tema della crescita, che va sostenuta anche con un piano serio di politica industriale e con una spinta alle rinnovabili”. A questo proposito stigmatizza la decisione della Regione Sardegna, governata dal centrosinistra, di bloccare l’installazione di apparati per l’energia alternativa per questioni di impatto ambientale.
Elisabetta Piccolotti è certa che il centrosinistra arriverà alle prossime elezioni politiche con una coalizione larga. “C’è sempre una fibrillazione, nel nostro campo, quando si parla di alleanze, ma le elezioni, salvo augurabili sorprese, non ci sono domani – spiega la deputata umbra. Elenca, quindi, alcuni temi cari alla sua formazione, dai grandi investimenti – in linea con gli 800 miliardi auspicati da Mario Draghi – alla transizione ecologica, dalla riduzione delle disuguaglianze alla patrimoniale, dallo sviluppo delle rinnovabili per abbassare il costo dell’energia alla lotta alla criminalità dal momento che “40 miliardi all’anno vengono ‘ripuliti’ nel passaggio dall’economia illegale a quella legale”). Infine, la deputata, moglie di Nicola Fratoianni (toscano con origini molisane di Ururi), mette in guardia dal possibile taglio di una classe alle scuole superiori per “fare cassa”.
È ottimista per una coalizione larga nel centrosinistra anche Maria Elena Boschi. “Abbiamo indubbiamente delle divisioni sui temi – sottolinea la deputata di Italia Viva – e ne ricorderei i più evidenti: noi siamo d’accordo, ad esempio, sul nucleare di nuova generazione sia perché comunque il nucleare lo compriamo in Francia o in Norvegia sia perché senza energia le industrie non vanno avanti e se attualmente le nostre imprese pagano tantissimo l’energia rispetto ai concorrenti stranieri, non si può chiedere loro di alzare gli stipendi; ovviamente sull’abolizione del Jobs act non possiamo essere d’accordo, confermando la bontà di quel provvedimento, che semmai va rafforzato con un’ulteriore spinta alla formazione continua ed estendendo la possibilità della partecipazione dei lavoratori alla gestione dell’azienda; sul salario minimo siamo d’accordo, ma non alla proposta così com’è stata scritta perché è molto discutibile sul tema delle coperture, nel senso che porterebbe ad un aumento delle tasse”.
Secondo Elena Bonetti di Azione, che ricorda le marcate differenze nel cosiddetto “campo largo” e boccia l’operatore del governo, ritiene che il punto centrale non siano le alleanze ma le risposte che il Paese deve avere sui principali problemi non risolti, a cominciare da quelli sociali.
Preziosa la testimonianza di Elena Piastra, che denuncia il rilevante aumento dei costi nella gestione delle città e dei servizi pubblici, a causa principalmente dell’invecchiamento della popolazione. “Ma in generale le spese aumentano per tutta l’assistenza, compresa quella scolastica – si lamenta la sindaca di Settimo Torinese, città con quasi 50mila residenti. La prima cittadina ricorda che le amministrazioni vivono principalmente di finanza derivata e che il taglio del Pnrr alle città accentua i problemi. E i nodi aumenteranno dopo il 2026, quando le opere realizzate con i fondi europei necessiteranno di attuazione e gestione, assorbendo altri fondi dalle spese correnti.