Franca Valeri, 100 anni da intellettuale

I cento anni di Franca Valeri – oggi 31 luglio, auguri – potrebbero rappresentare soltanto un appuntamento anagrafico. In realtà incarnano un’opportunità per rendere omaggio non soltanto all’ultima esponente della stagione d’oro del cinema e del teatro italiani (straordinaria, ad esempio, la sua interpretazione dell’imprenditrice Elvira Almiraghi nel divertentissimo film “Il vedovo” di Dino Risi del 1959 accanto al coetaneo Alberto Sordi “cretinetti”), ma ad un’attrice che per bravura, intelligenza, vitalità, sagacia, ironia e cultura (al posto dell’originale Franca Maria Norsa ha scelto il nome d’arte Franca Valeri in omaggio al raffinato poeta francese Paul Valery) dovrebbe incarnare un punto di riferimento per tanti giovani interpreti, spesso commedianti, di ciò che passa oggi il grande schermo.

Milanese in una stagione del cinema fortemente e fortunatamente romanocentrica, di origine ebraica, di buona famiglia, estremamente autoironica e moderna, a cominciare dal taglio dei capelli, ha saputo ben interpretare, come tanti della sua generazione, le trasformazioni non prive di debolezze e di pericoli di una società con sempre più benessere, ma anche decadenza, come ammoniva in quegli anni il più grande intellettuale italiano di quel tempo, Pier Paolo Pasolini.

“La nostra generazione era preparata – ha scritto la Valeri. “La preparazione non è solo forza fisica, ed è indubbio che noi siamo più robusti dei giovani, l’esercizio è soprattutto di genere morale”. Quanta verità.

Infatti la Valeri ha saputo assicurare spessore e raffinatezza anche nell’interpretazione delle sue più conosciute icone nazionalpopolari, dalla Signorina Snob, incisiva ma raffinata satira di una nuova classe sociale italiana costruita come castelli di sabbia in una modernità raffazzonata, fino alla Sora Cecioni (lanciata da “Studio uno”), fija della sora Augusta, una romanità sguaiata divenuta improvvisamente protagonista.

Sketches apparentemente banali, ma in realtà di grande spessore stilistico e linguistico, da vera intellettuale. Non a caso i testi sono stati pubblicati nelle scorse settimane in appendice a “Franca Valeri. Tutte le commedie” edito da La tartaruga/Lanave di Teseo, con prefazione di Lella Costa. Libro che conferma come questa attrice di teatro, cinema e televisione sia anche una scrittrice di talento che ne fanno di diritto, come si evidenzia nel libro, tra le migliori autrici del Novecento.

Scrittrice originale e colta, con passioni che comprendono la musica, in particolare la lirica. Ha fondato e finanziato un importante concorso nazionale per voci liriche, il “Battistini”. E’ stata regista di opere liriche, anche al festival di Spoleto. Ed uno dei suoi compagni di vita, Maurizio Rinaldi, era direttore d’orchestra.

Da ricordare anche il suo impegno sociale. S’è battuta pubblicamente ed è riuscita a far cancellare il progetto di una discarica vicino a Villa Adriana. Quando ha avuto il premio alla carriera “Maschere d’oro per il teatro” dalle mani del promoter Gianni Letta, non ha risparmiato un’invettiva contro lo scarso amore per la cultura da parte delle autorità. Poi le apparizioni in luoghi “alternativi” come l’ex cinema Palazzo o il Valle occupato.

Il teatro, l’ennesima arte che l’ha vista protagonista, in scena fino a 94 anni. “Ogni volta che mi illudo d’incontrare quel signore che ritengo sia il teatro, mi rendo conto di vivere la più bella illusione della mia vita – ha detto. Su tutte, l’esperienza con i suoi “Gobbi” (Alberto Bonucci e Vittorio Caprioli, a lungo suo compagno d’arte e di vita), che ebbero successo perfino nei teatri parigini.

Infine il cinema. Per comprenderne il ruolo della nostra del cinema italiano, è sufficiente ricordare i nomi dei registi che hanno avuto l’onore di dirigerla: da Federico Fellini ad Alberto Lattuada, da Vittorio De Sica ad Eduardo De Filippo, da Steno a Mario Monicelli, da Dino Risi a Luciano Emmer, da Luigi Comencini a Luigi Zampa, da Mauro Bolognini a Mario Mattoli, da Vittorio Caprioli a Camillo Mastrocinque, da Lucio Fulci ad Alessandro Blasetti, da Luciano Salce a Bruno Corbucci, da Steno a Salvatore Samperi. Chi può vantare un simile curriculum?

(Domenico Mamone – Unsic)

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