Gino Vannelli, la leggenda della fusion


Uno dei suoi pezzi più celebri, una sorta di bandiera, è “I just wanna stop” del 1978, esempio di pop-rock fusion che gli valse una nomination ai Grammy. I più lo considerano una leggenda della musica fusion anni ‘70-‘80. In realtà Gino Vanelli, canadese di origini molisane (il nonno era di Ripabottoni e lui ricorda di aver parlato dialetto molisano fino a tre anni), è un artista poliedrico, musicista ma anche poeta e studioso di filosofia e religioni.
Nato a Montréal, in Canada, il 16 giugno 1952, era figlio di un barbiere-musicista jazz (Russ Vannelli, cui ha dedicato “Parole per mio padre” con testo firmato Pino Daniele, cantata nel 2000 in Vaticano davanti a Giovanni Paolo II).
Era nipote di un nonno imprenditore. Diventò percussionista in giovane età e già a quindici anni ha iniziato a rivelarsi come cantante e a scrivere canzoni. Dopo il liceo ha firmato il suo primo contratto con la Rca, studiando musica alla McGill University.
Dopo un periodo trascorso a New York, si è trasferito a Los Angeles con i fratelli e qui ha firmato un contratto con la A&M di Herb Alpert per poi pubblicare il suo primo album nel 1973. Il fratello Joe è stato suo collaboratore come arrangiatore e tastierista per buona parte della sua carriera. Attualmente vive tra Portland, in Oregon, ed Amsterdam, la sua base europea.
E’ sposato da 30 anni ed ha un figlio di 20.
Ha venduto oltre 80 milioni di dischi e pubblicato diciassette album. Tra i più recenti c’è “A good thing”, album pop-jazz con nove brani e una raccolta di 23 poesie.
Da sue recenti dichiarazioni emerge il suo interrogarsi sull’influenza della tecnologia e dell’immagine nella musica contemporanea. Ha dichiarato: “Artisti come Elton John, James Taylor e Cat Stevens non esistono più. I loro unici strumenti erano una chitarra o un pianoforte, e la voce. Ora c’è il computer. Le idee buone ci sono, ma non vengono completate. Ora si spingono solo bottoni. L’ultimo grande compositore è Billy Joel. ‘She’s always a womanto me’ e’ un classico, come le canzoni di Cole Porter e di Gershwin. Un ‘classico’ deve attirare, creare tensione, e poi aprirsi, essere chiaro a tutti. Ora gli artisti non si impegnano più tanto sulla composizione, quanto sulla celebrazione della loro vanità.
Michael Jackson è l’esempio di come non bisogna gestire il successo: è stato ucciso dalla sua dipendenza dalle droghe, come Elvis Presley. E si era isolato: un artista deve restare sempre in contatto con la gente, altrimenti muore”.

Album
Crazy Life (1973) (A&M Records)
Powerful People (1974) (A&M Records)
Storm At Sunup (1975) (A&M Records)
The Gist of the Gemini (1976) (A&M Records)
A Pauper in Paradise (1977) (A&M Records)
Brother To Brother (1978) (A&M Records)
The Best of Gino Vannelli (1980) (A&M Records)
Nightwalker (1981) (Arista Records)
Black Cars (1985) (Disques Dreyfus)
Big Dreamers Never Sleep (1987) (Disques Dreyfus)
Inconsolable Man (1990) (Disques Dreyfus)
Live in Montreal (1992) (Disques Dreyfus)
Yonder Tree (1995) (Disques Dreyfus)
Slow Love (1998) (Verve Forecast)
Canto (2003) (Vik Recording / BMG)
These Are the Days (2006) (Universal Music Canada)
A Good Thing (2009) (CMM)
The Best and Beyond (2009) (Azzurra Music)
Stardust in the Sand (2009) (Azzurra Music)
Live In LA (2014) (Sono Recording Group)

Singoli
People Gotta Move (1974)
Powerful People (1975)
Love Me Now (1975)
Love of My Life (1976)
I Just Wanna Stop (1978)
Wheels of Life (1979)
The River Must Flow (1979)
Living Inside Myself (1981)
Nightwalker (1981)
The Longer You Wait (1982)
Black Cars (1985)
Hurts to Be in Love (1985)
Just A Motion Away (1985)
Wild Horses (1987)
In the Name of Money (1987)
Persona Non Grata (1987)
The Time of Day (1990)
Sunset on L.A. (1990)
Cry of Love (1991)
If I Should Lose This Love (1991)
Wheels of Life feat. Martine St. Clair
I Die A Little More Each Day (1995)
It’s Only Love (2006)
We the People feat. Billy Cobham & Novecento, dall’album Drum ‘n’ Voice vol. 3 – Nicolosi Productions
Into the Night [feat. Paolo di Sabatino (2011)

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