Guardialfiera (Cb), il vescovo diventa cardinale

Questo “umile pezzo” è stato volutamente differito. Finalmente oggi può essere pubblicato dopo l’avvenuta decantazione di entusiasmi derivanti dalla annunciata nomina a Cardinale, di un Vescovo di Guardialfiera (Campobasso). Si sa che fenomeni di eccitazioni e di enfasi possono generare effetti collaterali. Persino lo stupore, suscitato da una notizia bella – se non dominata da corretta distillazione – provocherebbe sbalzi
pericolosi di umori fino a sprofondarci, poi, in una insidiosa aridità. Potrebbe generare fanatismo.
Ebbene. Al termine dell’”Angelus” di domenica 6 ottobre, Papa Francesco diffonde tre comunicazioni rilevanti: la richiesta di una tregua su tutti i fronti di guerra; la liberazione di ostaggi trattenuti da “Hamas” (il movimento militare islamico); e il decimo Concistoro del suo Pontificato. Ed ecco “la nostra notizia bella”! Quella che genera gioia. Il Santo Padre proclamerà l’8 dicembre, 21 nuovi Cardinali di cui quattro italiani: Roberto Repore, Baldassarre Reina, Fabio Baggio e Angelo Acerbi. Gli altri 17, per la loro differenziata provenienza, esprimeranno l’universalità della Chiesa. E Papa Bergoglio, dalla finestra del Palazzo Apostolico, va giù con l’appello. Giunto al 7° dei prescelti, pronuncia il nome di Pablo Virgilio David, filippino in adozione molisana, proprio lui! Il nostro David eletto da Benedetto XVI il 27
maggio 2006 quale Vescovo titolare di Guardialfiera, di questo minuscolo scrigno del mondo, “costruito
sulla roccia”.

Ed esplode qui la felicità, c’è il discreto tripudio! Una gioia lirica; un’onda che avvolge, penetra, circola nelle vene di tutti, in uno stato di grazia e di luce. L’antica Diocesi di Guardialfiera, dal tempo di Petrus (il primo Pastore nell’Anno Domini 1071) e fino al 1818, ha enumerato ben cinquantanove Vescovi” residenziali. In seguito, dal 1969 a tutt’oggi, ne ha conteggiati altri 8 titolari. Ma nessuno che abbia mai annusato profumi di porpora. Invece, eccoci qua. Lo Spirito del Padre che non si lascia recintare né sequestrare, irrompe d’improvviso, anche in periferia, come vento che sparge pollini di primavera e va ad aleggiare sul capo di Pablo Virgilio David, ora Vescovo di Kolookan, biblista, teologo, Presidente della Conferenza Episcopale filippina. E lo candida “Principe della Chiesa Universale”. Diverrà così il Cardinale che – per la prima volta nella storia – proviene dalla residenzialità o dalla titolarità episcopale di Guardialfiera.

Che meraviglia!

E quanto bello e amabile è inoltre ricordare e raccontare giorni di cielo vissuti il 26, 27 e 28 settembre 2006. Quelli, cioè, dell’arrivo e dell’insediamento di Pablo Virgilio nella sua Cattedrale, risorta proprio in quei giorni dai caprici crudeli di madre datura, scatenati col terremoto de 31 ottobre 2002. Tre giorni pensati e impostati alla “bellezza” più o meno a quella sognata e vissuta dal genio russo Fedor Dostievskij. “La bellezza che salva in mondo” e lo redime da ogni bruttura.

Alla bellezza, dunque, è ispirato il cerimoniale d’accoglienza del Pablo Virgilio in piazza con le parole del Sindaco, del Prefetto Mario D’Ambrosi del Questore Francesco Senatore; della partecipazione di Michele Iorio Presidente della Giunta Regionale e di Nicola D’Ascanio Capo della Provincia di Campobasso e di tutte le altre cariche civili e militari. Alla magnificenza è modulato il Pontificale concelebrato da tre Vescovi, dal clero della nostra antica Diocesi e dai Sacerdoti originari di Guardia. Alla bellezza si modella anche l’indirizzo di saluto scandito dall’Ordinario Diocesano mons. Gianfranco De Luca, ancora olezzante pure lui di Sacro Crisma, essendo stato consacrato appena tre mesi prima: il 23 giugno 2006.

Soave è inoltre – fra le intenzioni di preghiere – l’accostamento e l’esortazione dell’Apostolo a Timoteo, suo discepolo prediletto (che è di casa nel Molise: abita in Cripta nella Cattedrale di Termoli) “affinché Pablo Virgilio, con tutti i Vescovi, sia maestro di sana dottrina e uomo di pietà: benevolo, irreprensibile, prudente, dignitoso, ospitale” (1Tim. 3-2).

Alla bellezza si ispira l’omelia del “nostro” Presule. <E… siam davvero alla bellezza di oltre 10mila km. dalle Filippine – egli esclama – ma oggi in questa Cattedrale, “non ci sentiamo più stranieri, né ospiti nel segno profetico di unità e di pace. Di là e di qua c’è un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo, un solo Dio Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, che agisce per mezzo di tutti ed è presente in tutti“ (Ef. 2- 14,17). In questo momento, qui, incarniamo ed incrociamo il fondamento celeste alle realtà terrene. E
conclude abbandonandosi alla “bellezza” del meritato trionfo dei nostri “Azzurri”, adescatori il 9 luglio,
nello Stadio Olimpico di Berlino, del titolo di Campioni Mondiali del Calcio. E giù un eccitato scroscìo di
battimani. “Evviva!”.

Mons. Pablo Virgilio riparte l’indomani assieme al confratello Vescovo filippino e approfitta, per far
ritorno a Guardia, quand’è a Roma o “in Visita ad Limina” o per altri doveri pastorali. Fra breve ri-farà
l’ingresso “in Città” e nella sua originaria Sede, avvolto dalla porpora e con la berretta cardinalizia.
Il 26 settembre 2006 – in preparazione del suo primo arrivo e dentro la leggiadra Sala intestata a
Juan Gerardi Conedera, Vescovo guardiense assassinato in Guatemala – divampa un crepitare di bellezze.
Don Angelo Spina (ora arcivescovo in Ancona e allora Vicario Episcopale al Santuario di Castelpetroso) è al centro dell’emiciclo a guidare i lavori e a sprigionarci atmosfere di luce. C’è un aggraziato simposio spumeggiato da riflessioni “tra l’anima e il mondo”. C’è in prima fila S.E. mons. Gianfranco De Luca, tanti Sacerdoti, anche un pretino venuto da Colletorto, don Antonio D’Angelo ora Arcivescovo dell’Aquila. E molta gente.

Don Elio, parroco menestrello di Palata, acclama con la chitarra e con la voce “una bellezza nuova” e lo fa con un suo “Cammino semplice” travolgente e implorante ispirato a Madre Teresa di Calcutta.

E Intanto, fra entusiastici clamori, sale sul proscenio “la limpida bellezza” di Claudia Koll – attrice cosmica romana, di origine ungherese – protagonista di “Così fan tutte” e “Cuore di ultrà” e della celebre fiction con Nino Manfredi, “Linda e il brigadiere”. Frena i convenevoli di don Angelo e loda il cielo d’essere a Guardialfiera, luogo della Prima “Porta del Perdono”. “La mia conversione è avvenuta nel 2000 varcando proprio la Porta Santa di San Pietro a Roma. Oh che grazia stare qui, in questo angolo di grazia a sperimentare lo stesso batticuore”. Donna inquieta e infelice intrappolata nel cliché licenzioso, sexy, erotico del cinema; dopo i grandi successi artistici e la conduzione del Festival di San Remo nel 1995 con Pippo Baudo, piomba nella depressione profonda. “Da allora ho voluto scoprire la verità”, la vita autentica, e togliermi di dosso tutte le maschere che indossavo per il mio lavoro, e ho trovato il senso della fede e dell’amore e nelle amare. Il Signore ha sgretolato tutti i miei piani e le mie ambizioni”.

Vorrei elevarmi e mormorare con lo stesso slancio di Sant’Agostino: O bellezza tanto antica e tanto nuova. Tardi ti ho amato. Eri con me ed io ero ed io ero fuori di te. Hai urlato, mi hai folgorato, ed hai guarito la mia cecità. Hai alitato su di me. Mi hai toccato, e brucio adesso dal desiderio di conseguire la tua pace”.

“Dialogo stasera con gli assetati di bellezza” afferma poi l’erudito mons. Pasquale Maria Mainolfi venuta da Benevento. “Siamo mossi e agitati dal suo magnetismo Claudia. Le cose più graziose vengono e vanno: il successo, il piacere, il bello. Ma tutto nella vita è fragile, perché le bellezze della terra non saziano il cuore”. E, tornando a Dostoevskij conclude: “l’uomo può fare a meno dei russi, dei tedeschi, degli americani; può vivere senza scienza, senza potere, senza successo, senza pane; ma non regge un minuto senza la bellezza di Dio”.

Vincenzo Di Sabato

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