Nell’anniversario della morte di Matteotti, in una sala, quella del Consiglio comunale del Palazzo di Città, gremita di persone attente e solidali, si è celebrata la Costituzione italiana ponendo in parallelo tre grandi della storia e della letteratura Italiana : Giacomo Matteotti, Primo Levi, Francesco Jovine. Tre interpreti, ognuno in modo diverso, ma sinergici nella lotta a favore della , tanto decantata, motivazione atta alla libertà e della consapevole lotta contro condizioni inumane dei meno abbienti.
Libertà e partecipazione che spesso viene associata a tempi passati, ma che ci vede ristretti di esse, anche nel nostro tempo. Guerre, diplomazie inesistenti o personalistiche sino all’inverosimile, politica distante da ogni condizione di populismo positivo, distacco e troni per sentir i lagni di gente che soffre nel vedersi infondere malerbe per condurre ogni cosa all’inaridimento delle altre, e farle decisamente soccombere con la morte.
Un incontro definito in un percorso più ampio, che mira alla consapevole forza dei territori e ricondurre tutto sul piano strettamente connesso alla conoscenza, al ricordo, alla costruzione di nuovi percorsi generatori di nuove energie e consapevolezze, distanti da ogni ipotesi di politica atta al solo concorrere per una poltrona.
“Noi non siamo la malerba che inaridisce le altre e fa morir. Vogliamo solo ripercorrere passati temporali che ci hanno condotto a vivere, sino ad un certo momento, in piena libertà. Oggi, per dirla alla Machiavelli, tornano i tempi bui e decisamente dobbiamo ricondurre ogni cosa al dialogo, alla consapevolezza delle occasioni perse e ancora possibili, all’umana voglia di essere protagonisti di cambiamenti dettati da riflessioni, e non solo da ambizioni. Matteotti ci aveva provato, il suo pensiero è ancora forte. Anche Levi e Jovine, ne scrivevano, essendo molto simili nel condividere epoche e lotte alle lobby delle terre, prima fonte di colonialismo, e non solo strutturale. La loro battaglia sia la nostra e nell’attuare la Costituzione, fermamente e non con regole riscritte e logiche che minano la sua reale funzione, si torni alle Agorà, quelle vere, non quelle che dalle sale del Parlamento Europeo, settorialmente e ristrette a poche persone, tra l’altro collegate via zoom, che ci possano ricondurre ad un vero confronto scevro da campagne elettorali o da incontri, che ormai non trovano voci diverse o partecipazione attiva atta alla costruzione di un percorso che torni ad essere semplicemente indicante la via per tornare a sperare che la politica possa riappropriarsi del proprio compito, e che i partiti tornino ad essere tali e non diano spazio a movimenti o comitati, che determinano, sempre e comunque, la soccombenza di un modo collettivo e partecipativo di programmare per la gente. Essi non siano, poi, solo atti al ritorno in campo dal sapore della doppia sconfitta o del meno peggio“, le parole del consesso che ha visto relatori Vincenzo Calò, della segreteria nazionale dell’Anpi, Lino Rufo, vice presidente del Parco letterario e del Paesaggio “ F.Jovine “, Giorgio Gagliardi in rappresentanze del circolo Arci della cittadina di Guglionesi. Moderati da Maurizio Varriano, presidente del Parco letterario e del Paesaggio “F. Jovine“, prima del loro contributo, l’intervento del sindaco Mario Bellotti, che nel dimostrare sempre attenzione verso le associazioni culturali, ha rimarcato proprio il significato di aggregazione e di come il confronto sano, scevro da condizionamenti, porti alla crescita personale e di tutti ciò che ne fanno una costante.
La presenza dell’On.le Laura Venitelli in rappresentanza della “Casa dei diritti“, nonché del parco Letterario e del Paesaggio “F. Jovine“ essendone parte costituente, ha determinato una sorta di dibattito che ha acceso i riflettori sui più deboli e sulle condizioni di subalternità ad un sistema che genera solo mostri e mai principi atti alla condivisione di una via, sicura e mai percorribile solo da alcuni. La presenza di Loreto Tizzani, ha conciliato la nascita del circolo Anpi di Guglionesi con l’inaugurazione della mostra dal tema “L’Italia della Costituzione”. Interessantissima e passionale la relazione/intervento di Vincenzo Calò. Nello spaziare dalla ricorrenza del 10 giugno, data anniversario della morte di Giacomo Matteotti, ha accentato l’esempio dell’antifascista italiano, della resistenza dei partigiani , alla contestazione da parlamentare che lo condanno a morte. “Tempesta” come lo definirono i suoi compagni per il suo carattere battagliero, dopo aver pubblicamente denunciato l’uso sistematico della violenza a scopo intimidatorio da parte dei fascisti per vincere le elezioni disse ai suoi colleghi “ Io, il mio discorso l’ho fatto. Ora voi preparate il discorso funebre per me “.
Da qui, Calò si fa carico di dare senso alla connessione attuale dell’Anpi anche in virtù della critiche che molti fanno per la scomparsa di tutti i partigiani. “ I partigiani attuali siamo tutti noi. Ancora oggi combattiamo contro le differenze e le condizioni diverse messe in campo dalla politica e da chi si serve di essa per far fronte ai propri interessi sempre più forti per favorire i poter lobbysti e contro i cittadini, che sono, come fu per la donna Partigiano Marisa OMBRA, fieri di essere Italiani, fieri di far parte di un Consesso democratico che non può dettare privilegi a discapito di persone coinvolte nella vita di uno Stato che ha visto morti e sangue per trovare il suo status di “ Stato Libero e Democratico “. Ombra dovette lottare prima contro suo Padre che non capiva cosa potesse farci una sola donna sulle montagne a combattere al fianco di centinaia di uomini, e poi contro chi ne scandiva la diversità. Vi riuscì ed il suo ricordo vivido nello stesso e nelle sue parole – Per noi donne andare in guerra ed imparare allo stesso tempo la politica è stata una sconvolgente scoperta. La scoperta che la vita era, poteva essere qualcosa di sconvolgente su orizzonti molto più vasti rispetto a quelli fino allora conosciuti. Che esisteva un’altra dimensione del mondo. E’ stato quindi un evento che ha modificato la nostra stessa idea di vita, è stato “prendere a pensare in grande “- c’è tutta la modernità della ragione per cui oggi siamo qui anche ricordando le 21 donne che scrissero la Carta Costituzionale. Una svolta epocale che dobbiamo riaffermare e condizionare al momento in cui viviamo per favorire nel ricordo un ulteriore speranza, un nuovo rinascimento.
Lino RUFO nell’interpretare sublimemente prima “Bella Ciao“ e poi “Auschwitz“ di Guccini ha escusso sull’importanza della bellezza per poter pensare di poter cambiare radicale modo di essere cittadini. “Non leggere la Costituzione ma attuarla. Partiamo con il cambiare noi stessi atteggiamento per poter sperare che gli altri facciano tesoro dell’esempio. Non possiamo sperare di aspettare altri e restare li alla finestra. Gesù per essere profeta dimostrò la sua forza di cambiamento e ne fu maestro. Partiamo da ciò e torniamo a guardarci dentro più spesso. La musica ci aiuta a farlo, cantiamo più spesso e poniamoci al Mondo con la giusta condizione visionaria ma mai eccentrica “.
La chiusura della serata è spettata a Giorgio Gagliardi che ha ripercorso la strada intrapresa per porre l’attenzione sui temi discussi e sulla necessità di una mostra a cielo aperto che determini un vero luogo della memoria molisano. Questo l’obiettivo del primo pannello posto su di un muraglione della villa comunale. “Un Muraglione da riqualificare con le frasi e le immagini più significative del passato, del presente, di artisti, scrittori, poeti, musicisti. “ Iniziamo dalla Costituzione, da Matteotti, dopo la mostra su Primo Levi, nella certezza che a breve si possa continuare con la posa di pannelli/mostra dedicati a Jovine e non solo. Con l’apporto di tutti e con la determinazione ,che convintamente poniamo in campo, sicuri di un nuovo modo di far cultura, più vicino alle nuove generazioni, ci siamo prodigati con l’aiuto di molti amici per la condivisione di un Circolo Cittadino dell’Anpi. Oggi siamo contenti e ancor più motivati. Vinceremo sull’indifferenza e sul distacco dal mondo del dialogo”. La scopritura del pannello/ mostra e la gioia per il nascente spazio Anpi cittadino, hanno chiuso la serata con le note di un ispiratissimo Lino Rufo che ha proposto un sottofondo per la lettura di un passo tratto da “ Tutti i miei peccati “ di Francesco Jovine :- Con le prime luci notturne Siro incominciò a ritrovare l’equilibrio dei sogni. Fino al mattino seguente la giornata era esente da compiti. Poteva andare a giocare a baccarà a casa del barone di Pietralata che si alzava con le prime ombre della sera, poteva andare a casa per studiare, oppure nel frantoio e mettersi a fumare accanto al fuoco innumerevoli sigarette fra veglia e sonno. Ma quel giorno decise di rinunziare alle sue ordinaria occupazioni; andò a chiudersi in camera per meditare se era opportuno uccidersi subito o rimandare l’esecuzione del progetto alla prossima primavera. L’idea del sacrificio estremo, dell’annullamento volontario del suo corpo, era una pigra risoluzione di riserva valida a risolvere i suoi problemi presenti, soprattutto quelli futuri, e dava sicurezza e audacia a molte delle sue azioni. – Noi non vogliamo suicidarci per sopperire alle condizioni di smarrimento, vogliamo porci in sella a quel giorno in cui rinunzieremo alle ordinarie occupazioni per far di esse straordinarie opportunità di crescita e di conversione alla parola e non all’uso di sms per dire al mondo che è bello tornare a vivere invece di pensare solo e sempre alla morte.