I nonni, un sostegno della famiglia allargata

L’allungamento dell’età e la migliore qualità della vita fanno dei nonni delle persone sempre più attive e dinamiche che diventano una grande risorsa opportunamente introdotte nella famiglia allargata.

Nonostante l’indebolirsi della memoria e il rallentamento dei riflessi e dei movimenti essi possono avere un ruolo importantissimo inserendosi in modo adeguato nel rapporto con i propri consanguinei perché la saggezza, l’esperienza e la sensibilità maturate nel corso degli anni consentono loro di avere diverse funzioni sul piano affettivo, educativo e perfino economico.

Certo sono cambiati nel modo di abbigliarsi, nella varietà del sistema di vita tra relazioni di amicizia, palestra e viaggi e continua ricerca di nuovi interessi, ma è rimasta intatta la loro relazione di affetto profondo con i figli e i nipoti per il bene dei quali sono disposti ad ogni tipo di rinuncia.

Attualmente in Italia gli over 65 sono circa quattordici milioni e potrebbero aumentare di quattro milioni nel 2037.

Secondo una recente ricerca di Format Research i nonni che si occupano regolarmente di figli e nipoti sarebbero il 35,6% contro una media europea del 24%, quelli che lo fanno sporadicamente il 28% mentre solo il 19% dichiara di non farlo mai.

Intanto il loro buonsenso e il raziocinio danno sicurezza a tutti i membri della famiglia nelle decisioni da assumere e rappresentano un fondamento importante nella sfera etica e affettiva perfino a fronte della frattura di un divorzio tra i genitori in cui quasi sempre riescono a garantire un contesto relazionale tra i membri in crisi.

Nella relazione con i nipoti, di cui si occupano soprattutto quando entrambi i genitori lavorano, il ruolo psicologico dei nonni, ove non pretendono di sovrapporsi o di sostituirsi al papà e alla mamma nel compito educativo, può avere una rilevanza straordinaria perché le rassicurazioni e l’affetto certamente danno serenità e altruismo ai bambini rendendoli poi adulti resilienti e sicuri nelle decisioni.

La funzione degli anziani nel sostegno alla famiglia sta diventando sempre più centrale fino a costituire un perno di una sorta di welfare parallelo visto che quello dello Stato ormai vive un’involuzione preoccupante soprattutto per quanti non trovano un lavoro decente o ne restano privi.

I nonni aiutano figli e nipoti non solo con sostegni occasionali ma anche sempre più spesso con investimenti economici capaci di coprirne le esigenze del presente e del futuro.

Anche il riconoscimento di questo importante legame intergenerazionale ha probabilmente contribuito a generare la Giornata Internazionale delle persone Anziane celebrata il 1° ottobre e la festa dei nonni il 2 dello stesso mese.

Ovviamente spero non si tratti solo di formalità, ma servano entrambi a migliorare la riflessione sulla terza e quarta età di cui si discute poco e tra l’altro molto superficialmente.

Intanto vorremmo porre in rilievo una considerazione che a molti sfugge.

C’è una ristretta fascia di anziani economicamente indipendenti e un’altra assai più ampia di quelli che hanno risorse materiali del tutto insufficienti e che soprattutto in questo momento di crisi energetica vivono una condizione difficilissima.

Il sistema pensionistico ingiusto, discriminatorio e iniquo va assolutamente cambiato perché si possano eliminare le disuguaglianze nella qualità della vita di quanti hanno già difficoltà insormontabili a causa dei problemi che insorgono in vecchiaia.

Non possiamo lasciare alcuni con una pensione di appena cinquecento euro mentre arricchiamo taluni e ad altri regaliamo vitalizi scandalosi maturati in appena cinque anni trascorsi spesso inutilmente tra i banchi delle diverse istituzioni della Stato.

Queste come le disparità sulle retribuzioni sono distorsioni che nessuna formazione politica ha mai provato ad affrontare ed eliminare.

In particolare per i più indigenti manca poi una rete sociale di assistenza degna di tale nome.

Ne abbiamo un assoluto bisogno perché la struttura del sistema economico non consente più a tanti di poter curare i propri anziani nella famiglia di appartenenza.

Io non credo che la svolta in tal senso possa venire da un servizio più efficiente e umano da tenere nelle case di riposo perché con molta franchezza penso che tali strutture debbano essere solo un’estrema ratio nella direzione di un sostegno per chi vive la terza e quarta età.

Non mi piacciono questi luoghi dove, anche quando non è strettamente necessario come nell’assenza di figli, ricoveriamo chi non è più autosufficiente senza garantire una qualità della vita in cui siano ancora presenti relazioni, interessi e soprattutto affetti.

Anche l’utilizzo di badanti presenta problemi non indifferenti di tipo economico e psicologico oltre che di competenza nella prestazione del servizio di cura degli anziani.

Con tutta la stima e la riconoscenza per chi vi lavora con impegno e dedizione davvero in queste soluzioni mi pare non ci sia oggi molta umanità; dirò perfino allora che esse vanno superate perché resto convinto che si tratta di forme assistenziali che derivano da una mentalità neoliberista la quale, ponendo al primo posto un individualismo di tipo edonistico, sta dimenticando il valore dell’amore per i genitori soprattutto quando insorgono i problemi della vecchiaia.

Da anni ho cercato di inserirmi su tale questione con proposte molto dettagliate che guardano al coinvolgimento dello Stato, degli enti locali e ovviamente delle famiglie di appartenenza dei pensionati.

Dopo progetti dettagliati su forme di assistenza pubblica domiciliare o semiresidenziale gestite dai Comuni in forma singola o associata ho provato a suscitare la riflessione e il confronto sulle esperienze di senior co-housing, già molto diffuse in alcuni Paesi europei, nella speranza che possano come altre contribuire a mantenere negli anziani un’accettabile autonomia gestionale della propria vita.

Il sistema di coabitazione è sicuramente in grado di mantenere libertà e autonomia in quei soggetti che riescono a costruirlo per tempo e con razionalità.

In questa direzione l’impegno dello Stato e degli enti locali è davvero assai limitato sia nel sostegno economico alle famiglie che nell’organizzazione di servizi adeguati nei quali registriamo invece un impegno lodevole di tanta parte del mondo del volontariato.

Sicuramente ognuno dovrebbe attivarsi a preparare non dico dalla giovinezza ma almeno dall’età matura la propria vecchiaia.

In ogni caso un coinvolgimento di tutti nella riflessione e nelle proposte è davvero indispensabile se non vogliamo ridurre l’affetto e la riconoscenza per i nonni alle formalità degli auguri per compleanni e onomastici.

Volere il loro bene significa amarli fino alla fine della loro vita senza mai lasciali in una condizione di bisogno umano e di abbandono.

(Umberto Berardo)

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