Il festival di Sanremo e il caffè: il primo ad omaggiare la bevanda è stato Fred Bongusto

Il primo a portare il caffè sul palco di Sanremo? Fred Bongusto. Nel senso che è stato il primo a portare una canzone che parlasse di una delle bevande più amate dagli italiani.

In contemporanea alla 70esima edizione del Festival della canzone italiana, il Consorzio di Tutela del Caffè Espresso Italiano Tradizionale ha voluto ricordare questo “primato” omaggiando il cantante molisano per eccellenza. Il Consorzio sta infatti promuovendo la candidatura dell’espresso a Patrimonio Immateriale dell’Unesco e per l’occasione ha deciso di mettere in fila alcuni dei brani più belli e famosi nei quali compare la bevanda nazionale per eccellenza.

Se si escludono il cuore e l’amore, sul palco dell’Ariston c’è un protagonista assoluto: il caffè. Da Fred Bongusto, appunto, a Lucio Battisti, da Vasco Rossi a Fiorella Mannoia. La lista di grandi nomi della musica italiana che hanno scelto di rendere omaggio alla bevanda più amata nel Belpaese, sfruttando le luci di Sanremo, è ben nutrita. E non poteva essere altrimenti, visto che l’espresso, essendo parte integrante della società italiana, è uno straordinario espediente narrativo per chi vuole mettere in musica le umane vicende che si sviluppano lungo lo stivale.

Il primo a portare il caffè a Sanremo è stato proprio Fred Bongusto nel 1967, Spaghetti a Detroit: “Spaghetti, pollo, insalatina e una tazzina di caffè, a malapena riesco a mandar giù”, cristallizzata nel lato B di un 45 giri, su di un gradevole ritmo swing.

Da quel momento in poi, il testimone passa ai cantanti di musica “leggera” come Riccardo del Turco che nel 1969 si domanda Cosa hai messo nel caffè: “… Ma cosa hai messo nel caffè che ho bevuto su da te? C’è qualche cosa di diverso adesso in me”.

Un’edizione, quella del 1969, ad alto tasso di caffeina, visto che anche Lucio Battisti in Anna si lascia coccolare appena alzato: “…la mattina c’è chi mi prepara il caffè”. 

Chi invece ammazza il tempo “bevendo caffè nero bollente” è Fiorella Mannoia che nel 1981 scrive un testo estremamente audace per l’epoca: un vero e proprio inno al separatismo femminile. Tre anni più tardi è la volta di Alberto Camerini, che tenta di conquistare il pubblico dell’Ariston con la sua Bottega di caffè: “Di primo mattino scaldiamo il motore beviamo insieme il caffè”.

Nella seconda metà degli anni 80, il caffè fa il suo debutto rock e lo fa con il re indiscusso del genere. È il 1985 e Vasco porta a Sanremo Tofeemusa ispiratrice che sa come conquistare un uomo: Hai già preparato il caffè…saresti proprio una brava moglie…eh”. 
Nel 1988 si invertono i ruoli e il caffè diventa la ciliegina sulla torta per una Gianna Nannini che, in Un ragazzo come te, dimostra di aver ben chiare le proprie priorità: “Un ragazzo che mi svegli la mattina con due baci caldi più del caffè”.

Passano gli anni, ma la passione per l’espresso non accenna a scomparire né dalla società italiana né dai testi delle canzoni. Fino al 2003 quando Alex Britti decide di esagerare e si concede non uno, ma 7000 caffè per restare sveglio alla guida.

“L’odore del caffè” torna a farsi prepotentemente sentire anche dalle parti dell’Ariston nel 2019. Merito di Francesco Renga che, se al Festival decide di cantare Aspetto che torni, appena finita la kermesse lancia il secondo singolo del nuovo album di inediti: “vorrei trovarti ogni notte / mentre il mondo qui dorme / quando mi manca una parte di te / e la mattina quando mi alzo / e c’è solo l’odore del caffè”.

E quest’anno? Le aspettative non verranno tradite e ancora una volta sarà grazie a Gianna Nannini, ospite d’onore della serata di venerdì 7 febbraio, che porterà sul palco un medley del suo ultimo album La Differenza, a cominciare dal primo singolo pubblicato, Motivo: “E mi cerchi, mi cerchi ancora / Mi inviti a prendere un caffè / Mi manca un po’ il respiro / Ci sarà un motivo”.

Il fatto che il caffè espresso sia protagonista di così tante canzoni famose è ancora una volta testimonianza del valore “sociale” di una bevanda che è assoluta protagonista della vita quotidiana degli italiani – sottolinea Giorgio Caballini di Sassoferrato, Presidente del Consorzio di Tutela del Caffè Espresso Italiano Tradizionale – È proprio grazie a questa consapevolezza del grande valore aggiunto socio-culturale del caffè espresso italiano che abbiamo deciso di intraprendere il lungo cammino per ottenere il riconoscimento di patrimonio immateriale dell’umanità da parte dell’Unesco”.    

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