Perlomeno c’è una coerenza di fondo nel Molise. Nel conquistarsi sempre l’ultima posizione. Eterna Cenerentola d’Italia. Un mix di tristezza e di tenerezza, visto da Roma. Il governatore della più piccola regione del Mezzogiorno, il commercialista Donato Toma, si piazza buon ultimo nella rituale classifica del gradimento tra i presidenti di regione pubblicata dal Sole 24 Ore. Coerente persino con Paolo Di Laura Frattura, anche lui solito bazzicare le ultime posizioni dell’elenco. Povero Molise…
E’ segno evidente che il Molise avrebbe bisogno di una classe dirigente d’importazione: perché non provare con l’outsourcing, casomai esternalizzando più di qualche servizio al di sopra della linea del Piave o acquisendo risorse umane di vertice dall’Alto Adige o direttamente dalla Germania o dalla Scandinavia, facilmente integrabili almeno climaticamente?
Toma, ennesima carta per rilanciare un territorio, non ha certo rappresentato quella discontinuità che tutti si aspettavano. Anzi, il Molise continua a precipitare come un suicida in un fiume con il classico masso legato al collo. Ogni anno spariscono seimila residenti nel saldo tra nati, morti ed emigrati. Numero indicativo per una regione che ormai si avvicina ad appena 280mila residenti, molti dei quali abitanti al di fuori dei confini regionali e fedeli alla residenza soltanto per ragioni fiscali. Insomma, “il Molise che non esiste” sembra sempre più una profezia. Amara profezia.
Il test di popolarità tra i governatori vede Donato Toma sprofondare al 35 per cento. Praticamente gli rimane fedele un molisano su due. Una percentuale da otto punti e mezzo in meno rispetto al 43,5 conquistato alle regionali del 2018. Altri quattro punti persi rispetto all’ultima rilevazione.
Il veneto Luca Zaia, che guida la graduatoria, lo ha addirittura doppiato con un ottimo 70 per cento. Massimiliano Fedriga, presidente del Friuli Venezia Giulia, vola al 68 per cento, seconda posizione. Stefano Bonaccini, presidente dell’Emilia Romagna, con il suo 65 per cento è terzo. Giovanni Toti, presidente della Liguria, si piazza al quarto posto con il 61 per cento.
Il molisano Toma è lontanissimo persino dai suoi colleghi meridionali. Roberto Occhiuto, presidente della Calabria, con il 58 per cento conquista la quinta posizione in comproprietà con Vincenzo De Luca, presidente della Campania. Il siciliano Nello Musumeci è appena dietro, con il 50 per cento, ottima percentuale considerando che sta a fine legislatura.
Possibile che una regione così piccola come il Molise, ricca di risorse naturali a cominciare dall’acqua, piena di beni culturali malamente valorizzati, caratterizzata da ottimi lavoratori volenterosi e temprati dai sacrifici, non riesca a diventare una sorta di “oasi felice”? Perché in politica deve essere rappresentata da amministratori capaci di conquistare gli ultimi posti nelle classifiche del gradimento? Chi è causa del suo mal è davvero costretto a piangere sé stesso o ci può essere finalmente una botta di orgoglio concreto e non retorico e di facciata?