Il Mezzogiorno e l’agricoltura, convegno a Roma

Dopo decenni di abbandono delle campagne e di declassamento – fino alla vera e propria ghettizzazione – per il settore primario, l’agricoltura sembra essere tornata a polarizzare interessi anche professionali, principalmente da parte dei giovani. Una ritrovata attenzione per la qualità della vita, l’accresciuta sensibilità per le tematiche ambientali, ma anche l’esperienza della pandemia stanno concorrendo a recuperare quel rapporto tra uomo e natura che sembrava compromesso.

Oggi, specie con la prospettiva del Pnrr, l’agricoltura potrebbe tornare ad incarnare un ruolo altamente strategico, specie per la ripartenza del nostro Mezzogiorno. Il settore agricolo 4.0, caratterizzato dalla sfida dell’innovazione e della competitività globale, costituisce la nuova frontiera di un’imprenditorialità orientata ad un domani più armonico, equilibrato, sostenibile, capace di sposare le ineluttabili logiche del profitto con la difesa dell’ambiente e la promozione del benessere salutare.

Su queste tematiche si sono confrontati i relatori del convegno “Ripartiamo insieme, per un nuovo Patto di rilancio dell’agricoltura del Mezzogiorno”, promosso dalla Confsal, la Confederazione generale dei sindacati autonomi dei lavoratori, che riunisce oltre due milioni di iscritti nel settore pubblico e privato ed è rappresentativa di oltre il 20 per cento nel settore primario.

Aprendo i lavori, il segretario della Confsal, Angelo Raffaele Margiotta, ha ricordato i ritardi atavici del nostro Mezzogiorno, che ha un Pil complessivo di 400 miliardi di euro, con una differenza superiore al 70 per cento rispetto al Nord. “L’agricoltura potrebbe rappresentare una speranza per colmare i deficit ormai strutturali – ha detto Margiotta – ma occorre accompagnare i fondi del Pnrr con una serie di interventi radicali, ad iniziare dal fronte della professionalizzazione, ad esempio con il rilancio degli istituti tecnici”.

Nutrita la presenza dei rappresentanti istituzionali. La ministra per il Sud, Mara Carfagna, ha portato il suo saluto ricordando la nuova centralità dell’agricoltura grazie alla svolta green, confortata anche dal boom della formazione agraria negli istituti superiori e nelle università, nonché dalla crescente quota di ragazzi che vede il proprio futuro nel settore primario. Ha fatto seguito il viceministro allo Sviluppo economico, Gilberto Pichetto Fratin, che ha richiamato gli stretti collegamenti tra agricoltura, industria alimentare e “made in Italy”, mentre il presidente della commissione Agricoltura alla Camera, Filippo Gallinella, ha sottolineato l’importanza del “made in Italy sostenibile”, ricordando che questa è la strada per vendere di più e per vincere nei mercati internazionali.

È quindi intervenuto Francesco Battistoni, sottosegretario al Mipaaf, che si è soffermato in particolare su biologico e biodinamico, di cui l’Italia è stata pioniera grazie proprio al Mezzogiorno. “Non dobbiamo dimenticare che le aziende biologiche e biodinamiche offrono già tutte le condizioni che ci richiede l’Europa, dalla qualità dei cibi alla salvaguardia dei terreni”. Battistoni ha inoltre evidenziato come il 40 per cento dei fondi del Pnrr vada al Sud, un’opportunità da cogliere appieno promuovendo l’agricoltura 4.0, l’aggiornamento delle infrastrutture e dei mezzi, le opere idriche.

Cosimo Nesci, responsabile dipartimento Confsal Agricoltura e segretario generale Fna, ha richiamato l’importanza dell’inserimento dei giovani in agricoltura anche come risposta al dramma della disoccupazione, una crescente vocazione che va sostenuta favorendo l’accesso al credito e abbattendo i tempi biblici della burocrazia.

L’esigenza di un Piano straordinario per l’agricoltura è stato il tema dell’intervento di Leonardo De Marco, dirigente nazionale Federagri.

Carmelo Satta, presidente nazionale Fenapi, ha posto l’attenzione sulla figura del piccolo agricoltore, vero custode della tradizione, della qualità e dell’eccellenza dei nostri prodotti. “Consigliamo di incentivare una rete di ‘contadini custodi’, utilizzando ad esempio i 135 milioni del fondo Green Communities – è l’indicazione del presidente Fenapi.

Particolarmente apprezzata la proposta del presidente dell’Unsic, Domenico Mamone, sintetizzata con l’acronimo FSO: formazione, sensibilizzazione e occupazione. “Riteniamo fondamentale investire sulla formazione dei giovani imprenditori, sperimentare e condividere le nuove tecnologie ed il loro impiego in agricoltura. Ma anche sensibilizzare le nuove generazioni sui temi dell’agricoltura e dell’ambiente, creare occupazione con interventi che incentivino il ricambio generazionale, promuovere le assunzioni di giovani e la creazione di start-up, aiutare le imprese in difficoltà – ha elencato Mamone.

Antonino Sgrò, presidente dell’Ordine dei dottori agronomi e forestali della provincia di Reggio Calabria, ha focalizzato il suo intervento sul territorio calabrese, dissanguato da un’emigrazione ormai cronica che nel solo 2019 ha strappato 17.911 individui dalla propria terra a causa, tra l’altro, di un’agricoltura polverizzata dalle superfici frammezzate (l’80 per cento delle aziende agricole ha una superficie agricola utilizzata inferiorie ai cinque ettari). Sgrò indica nel miglioramento dei bandi un possibile strumento di riscatto.

L’analisi degli effetti della pandemia sull’agricoltura sono stati al centro del contributo di Alessandro Del Fiesco, presidente nazionale Asnali, mentre Maria Mamone, responsabile dipartimento Confsal Per il Sud e segretario generale Snalv, ha focalizzato il suo intervento sul Pnrr.

Hanno concluso i lavori, il parlamentare europeo, vice presidente della commissione Agricoltura, Paolo De Castro, che ha illustrato le novità della Pac che entrerà in vigore il primo gennaio 2023 e Angelo Frascarelli, presidente di Ismea, l’Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare, che ha sottolineato la centralità del lavoro e del fatto che le imprese non possono fare a meno dei lavoratori. “È basilare la sintonia tra imprese e lavoratori e non mancano esempi positivi in tal senso – ha detto Frascarelli. “Sostenere le imprese è quindi strategico proprio perché generano, oltre al fatturato, lavoro”. Il presidente di Ismea ha inoltre sottolineato, a proposito delle attività dell’istituto da lui presieduto, che nel 2022 si riapre l’acquisto di terra, “ma con logiche nuove di efficientamento per evitare gli insuccessi”, che è a disposizione lo strumento ‘Ismea Investe’, partecipazione al capitale sociale di grandi imprese che vanno bene e possono andare meglio e infine il ruolo importante delle garanzie per il credito per gli investimenti.

In chiusura, Frascarelli ha ribadito che entro il 31 dicembre andrà presentato il Piano strategico nazionale per la Politica agricola comune dove, per la prima volta, si parla della condizionalità sociale, si rafforza il ruolo del capping (gli Stati membri possono scegliere di fissare un tetto all’importo del pagamento di base che ogni agricoltore riceve, ndr) e del sostegno alle imprese che investono.

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