La figura di Elon Musk è sempre più “ingombrante” a livello internazionale. L’eclettico imprenditore 53enne naturalizzato statunitense, figlio di un ingegnere sudafricano proprietario di una miniera di smeraldi in Zambia e di una modella canadese, oltre a legare il proprio nome ad aziende di successo (dalla multinazionale automobilistica Tesla al social X – ex Twitter – fino alla compagnia aerospaziale SpaceX) e ad essere la persona più ricca del mondo, con un patrimonio stimato di 464 miliardi di dollari, fa parlare di sé per dichiarazioni decisamente poco politically correct delle ultime settimane. Ad esempio, sostenendo l’estrema destra in Germania e Regno Unito, iniziativa letta come una leva per destabilizzare un’Europa da lui considerata troppo vecchia, burocratica e iperregolamentata. Anche con qualche ragione.
La visibilità sarà presto accentuata anche dal ruolo politico di primo piano che Musk avrà nella seconda stagione trumpiana negli Usa, un connubio di potere (e di business) decisamente esplosivo. E qui affiora più di qualche preoccupazione nel nostro continente.
L’Italia di Giorgia Meloni non sarà estranea a questo nuovo corso americano. La premier da anni ha un legame speciale con Musk (protagonista nel 2023 alla festa di Atreju) e proprio in questi giorni è emersa la possibilità che il governo italiano si affidi a SpaceX per la gestione delle proprie comunicazioni tramite Starlink, l’innovativa costellazione di satelliti muskiani per l’accesso al web dallo spazio. In fondo, una legittima opzione economica: la stessa Tim da anni è in mano straniera e le comunicazioni della nostra Difesa e delle ambasciate adottano già la tecnologia di Musk attraverso Telespazio, società controllata da Leonardo. Però l’ipotesi si scontra con le preoccupazioni espresse dalle opposizioni, più politiche ed ideologiche che non tecniche.
Ovviamente non è facile per nessuno inquadrare una figura così poliedrica e ricca di sfaccettature come quella dell’imprenditore sudafricano. E prevedere le sue mete future. Di certo, concentrandoci sul fronte imprenditoriale e dell’innovazione tecnologica, anche i più critici gli riconoscono doti straordinarie: SpaceX, con i suoi settemila satelliti che hanno rivoluzionato il mercato delle connessioni satellitari e grazie a soluzioni altamente innovative, è un assoluto gioiello tecnologico. Tanto da aver reso Musk un monopolista nel settore, con Bezos e l’Europa in netto ritardo. Starlink ha dimostrato le sue qualità già in diversi settori, a cominciare da quello delle comunicazioni militari in Ucraina, ma anche in quello civile, dai trasporti (aerei e navi) ai semplici smartphone. Si tratta di strumenti: il ruolo etico dipenderà dal loro uso.
SpaceX è anche una macchina da soldi e ciò avvalora ulteriormente le intuizioni dell’imprenditore. L’azienda di Musk è valutata 350 miliardi di dollari e secondo la società di consulenza Quilty Space, la sola divisione satellitare potrebbe fruttare quasi 12 miliardi di incassi nel 2025. Un risultato forte dei 4,6 milioni di abbonamenti mensili e delle crescenti forniture a governi ed eserciti.
Il mondo iperglobalizzato sta cambiando in fretta sull’onda irrefrenabile delle tecnologie. Musk – al di là dei risvolti politici – sta cavalcando abilmente un processo ineludibile. L’Europa, purtroppo, continua a dimostrare di essere il “vecchio continente”. In tutti i sensi. Con la presunzione che possa vivere di rendita all’infinito.
(Domenico Mamone)