In par condicio “bipolare”: in Molise voterei a sinistra e a Roma a destra

Ci sono due episodi di questa prima fase della campagna elettorale che mi hanno colpito.

Il primo è l’uso del Molise come una sorta di colonia elettorale, da parte di settori del centrodestra, paracadutando tra Campobasso e Isernia candidati che dichiarano apertamente di non conoscere il territorio. Davvero una regione – già di per sé canzonata non poco – può farsi rappresentare da chi afferma candidamente di non conoscerla affatto? È come se mi chiedessero di farmi eleggere al Parlamento europeo per rappresentare l’Estonia. A questo punto penso che i molisani di buon senso e con la schiena dritta, persino quelli di centrodestra, dovrebbero evitare di votare partiti che presentano candidati estranei al territorio. E tra questi partiti, se non erro, c’è proprio quello del presidente regionale. Il solito Molise dei grandi paradossi. Paradossi fino ad un certo punto perché la candidatura di Lotito in Molise è frutto sicuramente di accordi.

Insomma, in Molise voterei per qualche valido candidato locale, giovane ma già con ottimo curriculum politico e professionale. Ad esempio, tra i tanti, l’agnonese 31enne Caterina Cerroni, segretaria dei Giovani Dem: pur non conoscendola personalmente, me ne parlano bene.

Se in Molise tenderei a queste scelte, a Roma – in una apparentemente insensata par condicio bipolare – eviterei quel centrosinistra che ha già dato prove non esaltanti in passato, ai tempi dell’allontanamento del sindaco Marino. E vengo al secondo episodio, quello che ha coinvolto l’ex braccio destro del sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, quindi non proprio un personaggio di serie B. Può una personalità del suo rango, ex capo di gabinetto di Gualtieri e stesso ruolo in Regione con Nicola Zingaretti, esprimersi in quel modo durante una cena a Frosinone? Certo, un singolo episodio non può macchiare un’intera area politica. Ma il Pd, specie quello romano, farebbe bene a rompere preventivamente con alcuni personaggi che ne condizionano l’attività da troppi anni, già dal periodo dei vari Buzzi e Odevaine.

Insomma, le solite elezioni con le mollette al naso, per ricordare un celebre editoriale di Indro Montanelli.

(PdV)

Articoli correlati