Incontro con Lucio Presta, agente e produttore di spettacolo più potente d’Italia

Su twitter si è definito “mercante di stelle”. A Praia a Mare nel 2017 gli hanno conferito la cittadinanza onoraria. È riuscito a farsi dare in affido dalla Polizia di Stato uno dei loro migliori pastori tedeschi “in ferma”. Lucio Presta, carisma e perseveranza, da anni viene indicato come l’agente e produttore di spettacolo più potente d’Italia.

L’elenco degli “assistiti” di Lucio Presta, quelli di ieri e di oggi, è particolarmente lungo e significativo: da Paolo Bonolis ad Antonella Clerici, da Amadeus a Belén Rodríguez, da Roberto Benigni a Paola Perego, da Lorella Cuccarini a Gianni Morandi, da Simona Ventura a Mara Venier, da Caterina Balivo a Francesco Facchinetti, da Rita Dalla Chiesa a Melissa Satta, da Elisabetta Gregoraci a Elena Santarelli, da Stefano Bettarini a Federica Panicucci, da Paola Saluzzi a Elisa Isoardi, da Maria Giovanna Maglie a Michele Santoro.

L’abbiamo incontrato presso l’università Ecampus, dove ha presentato il suo libro “Nato con la camicia” (Mondadori). Battuta pronta, intemperante, definito da chi lo conosce bene “permaloso ma leale” (da buon calabrese di Cosenza), ha avuto una vita particolarmente avventurosa che lo ha portato da lutti ad amori da dolce stil novo, dalla povertà ad incassi stratosferici.

Quando sono nato, mia madre è morta di parto a 27 anni“, racconta Lucio Presta. “Credo che non ci sia cosa peggiore che perdere la madre in questo modo. Una disgrazia che continua a segnare profondamente la mia vita. Me ne accorgo nel rapporto con le donne o con l’esigenza di avere un contatto fisico, praticamente continuo, con i miei affetti. Anche perché non l’ho avuto nemmeno con mio padre. Ma quella disgrazia ha lasciato segni inaspettati che mi porto dietro: quando sono nato, era il 14 febbraio 1960, quella sera c’era Sanremo, Tony Dallara vincitore con ‘Romantica’. Un brano che continuo a cantare spesso, forse perché l’ho sentito in quel momento. O per esorcizzare”.

Il lutto ha contrassegnato soprattutto l’adolescenza.

Mio padre Michelino mi ha fatto sentire a lungo responsabile della morte di mia madre. Dopo le elementari in Calabria, a causa anche del mio carattere ribelle, mi ha costretto a fare le medie in un collegio di salesiani a La Spezia. È stato però un periodo particolarmente formativo. Se andavo male ad un’interrogazione per non aver studiato, il pomeriggio dovevo stare da solo in una stanza, libri alla mano, a studiare di nuovo. Ma c’era una finestra e vedevo i miei compagni giocare in cortile. Quello era un efficace metodo educativo. Potevi non studiare per altri due giorni, ma dopo imparavi il testo a memoria pur di non sottoporti più a quella proficua punizione e ad andare a giocare con gli altri”.

È un’anomalia conservare ricordi positivi di un collegio…

Lì ho avuto un padre, don Bruno. Lì ho imparato a rispettare le regole, una lezione che m’è servita. Ma ho appreso anche il valore della disubbidienza, perché è il vero atto rivoluzionario per inseguire i propri ideali. Oggi il primo problema dei giovani, secondo me, è proprio la mancanza di sogni da rincorrere. Se mancano i sogni non si può buttare il cuore oltre l’ostacolo”.

Però tanta voglia d’indipendenza.

Pur di non lavorare nell’azienda di famiglia, quando sono tornato a Cosenza, ho preferito a soli quattordici anni rendermi indipendente. Ho cominciato a fare il barman in vari alberghi in tutta Italia. Anche questa è stata un’esperienza formativa perché, per strani meccanismi economici di allora, calibravi i liquori in modo da far guadagnare di più l’attività. Ho conosciuto tanti personaggi, dallo Scià di Persia al duca Denari, il re dello spumante, che era solito prendere il baby whisky e lasciare mance più ricche dello stipendio mensile”.

Come è nata la passione per la danza?

Avevo 16 anni quando a Roma, con mio zio grande appassionato di danza, ho assistito ad uno spettacolo davvero originale: Floria Torrigiani e John Lei che ballavano su canti gregoriani. Due anni dopo, nel ristorante “I quattro mori” di Milano, incontro la Torrigiani e vengo a sapere che ha una scuola di ballo in via del Carmine. La mattina successiva ero già lì”.

Da ballerino lei ha debuttato in tv con “Sceneggiato italiano”, cui fanno seguito cinque edizioni di “Fantastico”. Poi il salto a manager di successo.

Come ballerino ho vissuto la stagione della grande tv, quella di Enzo Trapani, per capirci, dove non si schiacciavano bottoni, ma si faceva gli artigiani. Si provava anche fino alle tre di notte e bisognava incolonnare bene i costumi per i cambi. Oggi è tutto diverso, di fatto non si prova più e i ballerini sono affittati e non scritturati. Noi godevamo di grande reputazione perché rappresentavamo l’innovazione. Ricordo una vittoria contrattuale incredibile per i giorni d’oggi: riuscimmo ad ottenere il raddoppio della diaria da seimila a 12mila lire al giorno. Per quanto riguarda il passaggio a manager, debbo tutto a Vincenzo Ratti, uno dei più importanti agenti di quel periodo. Aveva nella sua scuderia Heather Parisi, che ballava con me. Con lui ci mettemmo in società: mise la testa e gli uffici, io tutto il resto. Dopo Heather, per lei ho organizzato una tournée con Franco Miseria, scritturai Rita Dalla Chiesa, che è rimasta una delle mie migliori amiche”.

Quindi la scoperta di Paolo Bonolis, portato dai programmi per bambini al gradino più alto del piccolo schermo. Lucio Presta lancia praticamente tutti i nomi più importanti dello star system italiano. Infatti, poi tocca anche ad Amadeus, Mara Venier, Paola Perego, e Roberto Benigni con il quinto canto dell’Inferno, una diretta di due ore e un quarto senza interruzioni pubblicitarie, caso quasi unico nella storia della tv.

Oggi la sua agenzia di spettacolo “Arcobaleno Tre” fattura milioni.

Sono fortunato. Mi pagano profumatamente per un lavoro che pagherei per farlo“.

Il romanzo di una vita che ha anche un ricco capitolo dedicato alle donne.

La prima che ho amato è stata la mia insegnante di inglese a scuola, Loredana. Aveva oltre dieci anni più di me e siamo stati insieme per quattro anni e mezzo. Il paradosso è che ha fatto il membro interno alla mia maturità, per cui mi ha interrogato lei. Sapevo due cose e mi ha chiesto quelle…”.

Poi il primo dei tre matrimoni.

Conosco Simonetta, ‘Titta’, chiedo il consenso ai genitori, un po’ all’antica e la sposo quaranta giorni dopo. Lei mette subito le cose in chiaro: ‘Amore, tu puoi fare quello che vuoi ma se ti becco, ti lascio’. Undici mesi dopo ho un’altra donna. Come consiglia chi se ne intende, bisogna negare sempre. Ma il finale è il cambio di serratura e il tribunale. Ora però siamo amici”.

Il secondo matrimonio, Emanuela, da cui ha avuto due figli.

La conosco in Calabria, a Scalea, dove ero in vacanza con Franco Miseria. La vedo al tennis e faccio subito 6-0 6-0. Lei era con il fidanzato, si doveva sposare a breve. La sera al ristorante le dico: ‘Domani alle sei vado a Roma, se ti fai trovare ci andiamo insieme e faremo dei figli’. La mattina è lì, la carico con la mia Citroen Pallas in comodato d’uso, non avevo una lira, e durante tutto il viaggio non abbiamo detto una parola. Con lei ho fatto Beatrice e Niccolò, figli da cui traggo una forza enorme”.

Emanuela è scomparsa a causa di una malattia. Nonostante il matrimonio fosse finito, il legame tra Emanuela e Lucio Presta è rimasto forte fino alla fine. Lei ha confessato di averlo visto come il classico principe azzurro con il cavallo bianco.

Oggi Lucio Presta è sposato con l’attrice Paola Perego. 

Per l’intero servizio, realizzato da Giampiero Castellotti e pubblicato sugli Immoderati, cliccare QUI.

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