Intervista con il medico Massimo Persia, autore di un’autobiografia di successo

“Attraverso la realizzazione di un libro ho avuto ulteriore conferma della mia versatilità, finora applicata – nel corso della mia professione – prevalentemente in campo scientifico. E’ un esercizio, quello letterario, che serve a mettere un po’ di ordine tra i ricordi prima che l’età renda sbiadita o nettamente opaca la memoria del proprio vissuto”.

Esordisce con la solita schiettezza e con l’abituale autenticità il professor Massimo Persia, noto medico tossicologo romano con origini molisane. E’ reduce da una nuova “fatica” letteraria, un libro autobiografico intitolato “Quando arriva lunedì” (PM edizioni), che oltre a raccogliere dati e considerazioni sul vissuto personale, si spinge in riflessioni di natura universale su tematiche di grande complessità, dal senso stesso della vita fino alla sofferenza o alla morte.

“Il mondo che ci circonda è davvero inquinato; l’amicizia, la solidarietà, l’amore non sono più genuini. Mi sono accorto che l’invidia e la cattiveria del genere umano hanno raggiunto uno zenith inesorabile, anche nelle migliori famiglie, e questa è la mia esperienza in questi ultimi anni – si legge a pagina 61 del libro. Ed ancora, a pagina 74: “Parlo delle nefandezze predominanti in quest’ultima epoca, come la corruzione, la dilagante criminalità, la distruzione dell’ambiente, la promiscuità della politica, la non trasparenza delle banche che tengono a guinzaglio i governi, l’immigrazione incontrollata, il terrorismo internazionale, la mancanza del lavoro, la disoccupazione giovanile, la famiglia e la scuola allo sbando, l’assenza di meritocrazia, pur con tutti i correttivi, ed ancora la forte crescita della diseguaglianza sociale, per non parlare dell’assoluto disprezzo per i nostri fratelli e sorelle con disagio psicofisico, ed i fenomeni preoccupanti del bullismo, del femminicidio, il non rispetto della persona umana, ed ancora tutti gli imbecilli mitomani. E potrei continuare”.

Sono passi estremamente emblematici, indicativi della forza etica del volume.

Incontriamo il dottor Persia a Roma, nella Sala delle bandiere del Centro studi Hermes.

– Dottor Persia, innanzitutto perché un’autobiografia?

Bagnoli del Trigno

“Il libro è scaturito innanzitutto da un lavoro su me stesso, che potrei sintetizzare con l’immagine del passaggio dalla pietra grezza a quella levigata. Un lavoro lento e approfondito. Passare in rassegna e, in un certo senso, rivivere le vicende positive e negative di un’intera esistenza costituisce una sorta di esercizio taumaturgico. Ad esempio, ho rievocato il passato nelle mie due terre di origine, l’Abruzzo Ulteriore ed il Molise Pentro, soffermandomi su quei teneri momenti trascorsi in particolare con i miei nonni di origine materna, tra Bagnoli del Trigno e Salcito. Lì ho acquisito la tenacia e tanti valori che mi hanno caratterizzato per tutta la vita, aiutandomi a superare i numerosi periodi di difficoltà”.

– Ma non è un libro solo autobiografico…

Il conseguimento della specializzazione in tossicologia medica presso l’Università di Firenze

“Certamente no. Per non annoiare chi mi sceglie nelle sue letture, per non fare esclusivamente racconto di vita personale e una cronaca di nomi, ho voluto inserire una miscellanea di argomenti come l’amicizia, la mia esperienza in politica, l’incontro con la cultura e con le istituzioni filantropiche. Altri temi mi hanno permesso di rendere più articolato il mio saggio, come la trasgressione e il passaporto per l’Oriente Eterno. Si tratta di temi che sono sicuramente oggetto di stimolo per la platea dei lettori, favoriscono l’affiorare di pensieri: ad esempio, il libro porta ad interrogarsi su come viviamo la nostra sessualità e come la vorremmo vivere per non avere rimorsi. Parlo anche di sofferenza, di dolore, di morte, di finitezza, dell’Aldilà e dell’Aldiquà, dei cosiddetti stati pre mortem e della sindrome da post resuscitazione (NDE-Near Death Experience), che in quest’ultimo periodo stanno avendo un ritorno d’interesse scientifico e non prettamente filosofico-teologico”.

– C’è anche un richiamo alla sua principale tematica professionale, la cura delle tossicodipendenze, forte dell’ultratrentennale esperienza “sul campo” come responsabile di una struttura sanitaria specifica.

“A questo tema ho dedicato uno specifico libro tecnico, ‘Tossicodipendenze 2.0’. Nell’ultimo libro, invece, mi soffermo in modo più sintetico. Fondamentalmente ribadisco un concetto: con la droga non ci può essere né presente, né futuro e nell’oblio sprofonda anche il passato del tossicomane. Ci sono poi altri aspetti non di poco conto, come la perdita dell’occupazione, dei propri affetti, la separazione di famiglie di tutti i ceti sociali, l’azzeramento dei risparmi di un’intera vita sia di proprietà personale sia dei genitori. E che dire della vendita di immobili, se non finiti sotto sequestro. E ancora, i problemi correlati, come i maltrattamenti in famiglia, i problemi legali e giudiziari con periodi alternati di libertà, semilibertà, ad altrettanti in regime carcerario, fino alle patologie infettive e ad altre complicanze”.

– Perché questo titolo un po’ ermetico, quasi anti-leopardiano, incentrato sulla giornata del lunedì?

Il dottor Massimo Persia in tv con Franca Valeri

“Per sfatare un atteggiamento molto diffuso in tutti noi, cioè che il lunedì sia un giorno negativo, visto come la difficile ripresa delle attività quotidiane. E’ noto, infatti, come la collettività non abbia clemenza verso questo giorno della settimana. Anche io ho avuto a lungo questo atteggiamento, ma da diversi anni ho rivisto la mia posizione e l’ho riscoperto come giorno di ripresa dei propri interessi. In sostanza, io preferisco il lunedì perché, anche se sono occupato dal lavoro e da altre questioni, è sempre una giornata colma di sorprese, anche piacevoli. Ecco, il lunedì mi fa sentire vivo, vitale, pieno di energie. Al contrario, il sabato e la domenica cado frequentemente nel panico perché il tempo è molto dilatato e spesso inoccupato. Per fortuna, ormai con le figlie grandi, riempio anche lo spazio del fine settimana dedicandomi alla lettura di libri di diverse discipline, nonché dando sfogo alla mia versatilità nello scrivere”.

– Anche il sottotitolo colpisce abbastanza il lettore. Da dove nasce questa scelta?

“Nasce dalle vicende tutte in salita nel corso della mia vita. Ma spesso proprio questo spirito mi ha salvato”.

– Prima di addentrarci nei contenuti specifici del volume, che spesso sorprendono per originalità e schiettezza, c’è un elemento che in un certo senso accompagna tutta l’opera: la consapevolezza del peso generazionale. Le vicende più tristi, legate all’età più matura, si contrappongono ai momenti lieti dell’infanzia, con la forte presenza dei nonni abruzzesi e molisani. Il cambiamento dei tempi emerge anche nelle trasformazioni delle generazioni?

Massimo Persia nella Sala delle Bandiere del Centro Studi Hermes

“Sì, indubbiamente. Ad esempio, quando ero un giovane medico, pur nutrendo ovviamente degli obiettivi e delle ambizioni, ero consapevole della gradualità delle cose e della crescita. Oggi, invece, per molteplici ragioni e giustificazioni, questa consapevolezza nei giovani è venuta meno. Sarà per l’influenza dei nuovi strumenti di comunicazione legati alle nuove tecnologie, ma di fatto le nuove generazioni hanno desiderio di vivere tutto in modo istantaneo. La gioventù non sa più attendere, anche perché la loro formazione è diventata quasi costante”.

– Lei, nel libro, indirizza una sorta di lettera specifica ai giovani…

Il dottor Massimo Persia

“Sì, attraverso la lettera alle mie due figlie ho voluto esprimere dei suggerimenti. Ma come ho sottolineato nel testo, il miglior consiglio è quello di non darlo, perchè si deve pensare con la propria testa, restare sovrani e nel contempo avere il coraggio delle proprie scelte e delle proprie azioni. Ad esempio è importante la prudenza nelle amicizie: quando un’amicizia è stata inquinata, non sarà mai più pura o autentica”.

– Al di là di questo filo rosso generazionale, ci sono altri elementi che collegano tra loro una mole così vasta e variegata di argomenti toccati dal volume?

Presentazione libraria in Abruzzo (foto Il Capoluogo)

“Sì, c’è un filo d’Arianna, un filo rosso tra gli argomenti. Nella nostra unica vita, sempre più spesso siamo stati di fronte ad un bivio, davanti al quale si pone il problema di quale direzione prendere, quale decisione adottare per risolvere questioni personali, di lavoro, familiari. Scelte correlate sia con il consenso sia senza consenso degli altri. Noi viviamo in un contesto socio-politico e quasi sempre dobbiamo schierarci perché non aderire a principi ed a indirizzi porterebbe inevitabilmente a condurre una battaglia in solitudine. Ecco, questo è un tema che si ripropone sempre nei tanti e variegati argomenti presenti nel testo autobiografico”.

– Oltre al capitolo, estremamente franco, sulla trasgressione sessuale, dove scrive che per lei significa “curiosità”, “vedere e fare cose fuori dalla consuetudine”, “una visione meno routinaria”, ritenendo che può concretizzarsi in un “trattamento benefico per la triade, mente, corpo, spirito”, molto originale è il capitolo dal titolo “Passaporto per l’Oriente Eterno”. Perché s’è soffermato su questi temi?

“Grazie, innanzitutto, per la definizione di ‘originale’. Ma l’argomento da me trattato è il quesito universale che l’uomo si pone da quando è nato il mondo. Cioè, in sostanza: da dove veniamo, chi siamo e dove andiamo? La ricerca è complessa ed incerta, l’unica certezza, relativa, è che abbiamo tutti noi una fine, la Morte, che ci spinge a seconda dei nostri orientamenti religiosi e/o agnostici e/o atei e/o laici a prendere in considerazione se davvero esista l’Aldilà e come ci si arriva partendo dall’Aldiqua. Pertanto ho ritenuto utile parlare della sindrome da resuscitazione, o stati pre mortem, cercando di spiegare prima a me stesso la distinzione qualora possibile tra guarigioni inspiegabili, spiegabili e miracoli”.

– Che reazioni ha riscontrato nella sua inedita veste di scrittore?

Il professor Pietro Biagio Carrieri

“Grazie per la definizione di ‘scrittore’, ma io preferisco quella di ‘apprendista scrittore’. Le reazioni sono state finora ampiamente positive per quanto concerne alcuni colleghi medici, insieme ai numerosi amici che si occupano di altri campi del sapere. A sostegno di quanto detto, si è reso disponibile il professor Pietro Biagio Carrieri, noto neurologo napoletano, per la stesura della prefazione del libro. Ovviamente saranno le lettrici e i lettori a premiare il mio lavoro”.

– Il suo libro “Tossicodipendenze 2.0”, di tre anni fa, è ormai un punto di riferimento per gli aspetti specialistici e l’aggiornamento nel settore. Ora questa autobiografia. Forte del suo eclettismo, cosa ha in cantiere per il futuro?

“Avendo scoperto questa mia attitudine, non escludo di trattare altri argomenti nei prossimi anni. Chissà, da ‘apprendista scrittore’, come amo definirmi, passerò ad ‘autore provetto’. Me lo auguro io stesso per primo”.

Il dottor Massimo Persia è uno dei più noti medici tossicologi italiani. Specializzatosi in tossicologia medica presso l’Università di Firenze, ha poi conseguito una seconda specializzazione in ginecologia ed ostetricia presso l’Università de L’Aquila.

Ama trascorrere il tempo libero immerso nelle letture di filosofi come Heidegger, Husserl e Derrida e nell’ascolto di musica classica o del suo cantautore preferito, Franco Battiato.

Il suo volume finisce per avere anche un risvolto terapeutico: ogni lettore, stimolato dalle profonde considerazioni del professor Persia, finisce per riesumare le emozioni più nascoste. Lo stesso autore non nasconde un auspicio: quello di spingere “i lettori in erba od onnivori” ad intraprendere iniziative personali in campo autobiografico “perché volere è potere” e che questo esempio letterario “sia da stimolo per tutti”.

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