La “lezione” di Ece Temelkuran

Il suo libro più famoso è Come sfasciare un paese in sette mosse del 2021. Un’invocazione al mondo per fermare concretamente le derive populiste e nazionaliste. Invitando a tenere la guardia alta verso chi agisce per disgregare la logica, spargere il terrore nella comunicazione, abolire la vergogna, smantellare i meccanismi giudiziari e politici, “progettare” i propri cittadini ideali, lasciare che si rida dell’orrore.

Ece Temelkuran, 52 anni, turca di Smirne, giornalista, scrittrice e attivista, è una delle voci politiche più influenti del momento. Vive in esilio dopo aver visto il suo Paese sgretolarsi sotto l’onda d’urto del regime sanguinario di Erdoğan. Forte di questa sua traumatica esperienza, avverte che bisogna essere estremamente vigili per prevenire il rischio di nuove dittature anche in Europa. “Il populismo e il nazionalismo non marciano trionfalmente verso il governo, ci strisciano dentro di nascosto – spiega la giornalista.

Nei giorni scorsi è stata ospite della meritoria iniziativa “Idee per il futuro nel cuore di Roma” promossa dalla Camera di commercio di Roma in collaborazione con l’associazione “Futuro delle idee”. Intervistata da Angelo Pittro, direttore di Lonely Planet Italia.

Temelkuran spiega che un populismo in ascesa attacca da decenni l’Europa. “Si tratta di una sorta di nuovo fascismo che si presenta anche simpatico e divertente e sfrutta il crollo della speranza. Su questo pericolo per la democrazia occorre allertare le persone – sottolinea l’intellettuale turca, che punta il dito soprattutto verso il cinismo dilagante, che annullando gli ideali “uccide l’umanità, la solidarietà, l’amicizia, la bellezza, i valori morali”.

La conseguenza di ciò è che la democrazia “sta diventando sempre più una rappresentazione teatrale – continua l’autrice di Come sfasciare un paese in sette mosse. “Molti non credono più nella democrazia perché ha perso la sua autenticità, cioè è preda di un capitalismo a briglia sciolta, di un neoliberismo che la sta privando sempre più di valori essenziali quali l’uguaglianza, la giustizia, la dignità. Occorre tornare a credere innanzitutto in noi stessi, nella nostra capacità di mobilitazione, avere fede nel prossimo per superare la disperazione. Il Covid ci ha offerto l’occasione di dimostrare che con la solidarietà sopravviviamo”.

La scrittrice turca evidenzia un altro preoccupante fenomeno: la demonizzazione della cultura.

“I nuovi fascismi stanno instillando rancore verso le persone colte, verso gli intellettuali, verso ciò che con spregio definiscono le elites. È un processo lento. Quando gli intellettuali, sin dagli anni Cinquanta, hanno cominciato a parlare di come migliorare la società secondo le proprie idee, i sistemi hanno iniziato a screditarli. Oggi il processo s’è accentuato a causa dei social e peggiorerà con l’intelligenza artificiale, che alcuni utilizzano persino come terapeuta, per cui le macchine stanno diventando psicologhe dell’umanità, apprendendo le cose più orribili delle esperienze umane. Noi diciamo di essere migliori delle macchine, ma se non recuperiamo l’umanità, l’amicizia, la passione per la politica, ci attende l’apocalisse”.

Temelkuran vede però con ottimismo alcune situazioni. A cominciare da quelle che stanno evolvendo nel proprio Paese.

“In Turchia ogni previsione è impossibile da fare, il presidente è diventato certamente più importante a livello internazionale grazie al ruolo di mediatore tra Ucraina e Russia e sul fronte interno ha tutti gli strumenti per esercitare le forme di controllo. Tuttavia sono ormai milioni le persone pronte a manifestare contro il governo, con una novità di rilievo: gli oppositori della politica tradizionale, quelli più inseriti nelle istituzioni, si stanno saldando con le nuove generazioni insofferenti verso un regime che priva delle libertà fondamentali. E c’è un partito, i socialdemocratici, che è il contenitore istituzionale di tali istanze. Se succederà qualcosa di rilevante in termini di opposizione al regime, come ad Istanbul, sarà un esempio importante per tutto il mondo”.

L’attivista turca, con il suo punto di vista acuto, denuncia che questa crescente schiera di leader populisti ha quale unico scopo quello di conservare il potere e lo fa principalmente tramite l’economia e il denaro distribuito agli “amici”. Per interrompere la spirale occorre combattere l’avidità istituzionalizzata e seguire i fatti, la verità e la morale.

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