La Notte del liceo classico

Domani in 436 licei classici di tutta Italia avrà luogo la “Notte del liceo classico”, una serie di eventi tra spettacoli teatrali, concerti, mostre, degustazioni per immergersi, seppur per appena sei ore (dalle 18 a mezzanotte), nel mondo antico. Meritoria iniziativa per valorizzare, una volta tanto, il ruolo di “scuola aperta”, che dovrebbe contraddistinguere abitualmente l’istruzione in tutti gli ordini del sapere anche nel nostro Paese.

La “notte del liceo classico” è l’occasione anche per interrogarsi sul ruolo della conoscenza, in particolare di quella “alta”, in un mondo contemporaneo che sembra sempre più interessato alla formazione finalizzata al “saper fare” piuttosto che al “saper ragionare” e quindi al “saper organizzare”.

Come Unsic, organizzazione d’impresa, ci siamo spesso interrogati su questo dualismo. Due anni fa abbiamo dedicato un intero numero della nostra rivista Infoimpresa proprio agli studi classici, sentendo ad esempio Gabriele Lavia, colonna del nostro teatro, il quale ha dedicato un libro alla difesa degli studi classici. Ed in effetti abbiamo verificato come la formazione classica, che in Italia riguarda circa il 7 per cento delle scelte, sia quella che poi caratterizza i posti apicali, dai vertici nelle pubbliche amministrazioni ai maggiori professionisti in molti campi. Un percorso indubbiamente più arduo e complesso, ma capace di “liberare le menti”.

Chi scrive è oggi un po’ di parte: pur avendo frequentato il liceo scientifico, oggi ha un figlio che frequenta il liceo classico. Ed il confronto con lui è quanto mai prolifico nel constatarne una maturazione non solo fisica, ma soprattutto “strutturale”.

La “notte del liceo classico” rappresenta, quindi, anche un’opportunità per interrogarsi sulla “cassetta degli attrezzi” più idonea per formare gli uomini del domani. Non a caso proprio oggi il Corriere della Sera dedica un bell’articolo a questa materia, a firma di Paolo Conti. Il noto editorialista del quotidiano di via Solferino, a proposito dell’annosa questione sull’attualità e sull’utilità di greco e latino ai giorni nostri, racconta che il “dinamico” primo ministro britannico Boris Johnson, da sindaco di Londra reintrodusse il latino nelle scuole pubbliche della Greater London e ora progetta di farlo in tutta la Gran Bretagna. Lo studio del latino, c’informa Conti, secondo il premier inglese è un inizio eccellente per comprendere la struttura della lingua, per questo – secondo lui – bisogna evitare “che la sua conoscenza sia limitata solo a chi ha avuto il privilegio di una educazione privata”, Il latino come strumento di conoscenza democratica, è il commento di Conti, che evidenzia come latino e greco offrano la migliore “ginnastica mentale”.

Nell’interessante pezzo viene citato anche Mario Draghi, l’uomo che ha guidato la Banca Centrale Europea dal 2011 al 2019 negli anni più difficili, il quale “ha alle spalle un solido liceo classico” che lo ha decisamente aiutato ad affrontare il vasto universo della complessità. Spiega ancora Conti: “Di economisti che maneggiano bene Erodoto e Cicerone sono pieni i vertici di grandi multinazionali e di solide banche internazionali”. E spiega: “il liceo classico, nella sua articolazione (latino, greco, italiano, filosofia accanto a fisica, storia, scienze naturali, storia dell’arte, inglese o francese) offre una possibilità straordinaria: quella di aprirsi a realtà culturali diverse tra loro individuando però un filo comune: diventare padroni di registri differenti, saper intuire per esempio subito il senso di una etimologia molto più frequente di quanto non si possa sospettare”.

Ecco, in una società sempre più complessa e avara di punti di riferimento, il liceo classico rappresenta una sorta di affidabile “resistenza”. Non è un caso se nelle università – ma anche nelle aziende – degli altri Paesi europei, gli italiani più corteggiati sono quelli che hanno fatto il liceo classico. Mentre sono proprio le facoltà classiche nei nostri atenei quelle che dominano le classifiche qualitative internazionali. “Dopo anni di traduzioni, di scoperta e di applicazione delle regole, molti itinerari anche professionali saranno più accessibili – spiega Conti. “I bicipiti mentali possono sollevare qualsiasi peso pratico. Chiedetelo a Boris Johnson o a Mario Draghi – conclude.

(Domenico Mamone)

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