La storia di Tommaso

Se n’è occupato ieri Massimo Gramellini sul Corriere della sera e nell’edizione di oggi del quotidiano di via Solferino c’è l’intervista di Fabrizio Caccia alla mamma del protagonista di questa assurda vicenda.

I fatti. Tommaso, 24 anni, è un disabile cognitivo e non vedente. Ha la sindrome di Norrie, malattia che comporta cecità e, nel caso di questo ragazzo di Nettuno, anche ritardo mentale. Anni di calvario e di enormi costi da affrontare per farlo seguire dal professor Tatzuo Hirose a Boston, dove è stato portato per dodici volte in quattro anni, tra visite e interventi. Per i genitori continui salti mortali con il lavoro e con gli altri due figli.

Oggi è seguito dall’istituto romano Sant’Alessio per i ciechi e sta facendo progressi: nuota in piscina, adora la musicoterapia e soprattutto è in grado di farsi camminate anche di 30 chilometri in montagna, mentre da piccolo non camminava.

Proprio la passione per le camminate ha spinto il padre Remo, ingegnere, e la mamma Cecilia, farmacista in pensione, a portare il figlio a San Martino di Castrozza per una vacanza. Se non che, mentre loro si stavano già avviando sui sentieri con Tommaso, la titolare dell’albergo a quattro stelle l’ha richiamata indietro per dirle, secondo quanto riporta il quotidiano: “Sono in imbarazzo, signora, ma alcune persone hanno detto di essere un po’ infastidite dalla presenza di suo figlio”. Così ha suggerito loro di spostarsi per le colazioni e le cene dei giorni a seguire in una saletta riservata, lontano dagli occhi degli altri clienti.

La mamma parla di “segregazione” ed è pronta a denunciare l’albergo chiedendo un euro di risarcimento simbolico per vincere una battaglia civile.

È una storia che va raccontata perché è inconcepibile che in una società che definiamo civile possano ancora accadere cose del genere. Il dramma che una famiglia vive quotidianamente viene accentuato proprio da questi comportamenti di discriminazione, tanto più da strutture che dovrebbero incarnare l’accoglienza e rappresentare spensierate parentesi di un tempo sereno. Invece la diversità, secondo le menti retrograde, va nascosta, quasi fosse una colpa, l’ennesimo stigma che marchia tante categorie del nostro vivere quotidiano.

La titolare della struttura turistica ha diffuso un comunicato in cui si dice “estremamente rammaricata per quanto accaduto”, ma di fatto conferma gli avvenimenti: alcuni clienti “si sono rivolti ai gestori per chiedere una maggiore tranquillità, a causa delle urla nella sala da pranzo” e dato che “come struttura che opera nel settore alberghiero da oltre 40 anni, ha la priorità di garantire il benessere di tutti i suoi ospiti”, la proprietaria ha proposto a Cecilia e Remo di spostarsi.

Sarebbe opportuno che i vertici del Trentino-Alto Adige, regione che ha nel turismo uno dei comparti-base della propria economia, dicessero qualcosa sull’accaduto nel loro territorio.

Infatti la notizia è finita sulle principali testate giornalistiche e l’indignazione dei genitori di Tommaso è stata condivisa da tanta gente. La ministra per le Disabilità, Alessandra Locatelli, ha detto che vuole conoscere Tommaso e lo aspetta martedì al ministero.

La mamma di Tommaso, nell’intervista al Corriere della sera, ha raccontato un episodio significativo. “Ricorderò per sempre un signore di mezza età, tracagnotto e calvo dentro l’ascensore del nostro hotel di Boston. Tommaso aveva appena subìto l’intervento, aveva gli occhietti coperti da scudini traforati di alluminio che lo facevano assomigliare a una formica aliena. E piangeva, strillando a tutto spiano. In ascensore eravamo una ventina di persone: a un certo punto il signore tracagnotto guarda gli altri, fa un gesto e tutti in coro iniziano a cantare una ninna nanna per Tommaso. E lui incredibilmente si calma. Così, secondo me, dovrebbe andare sempre quando le persone normali si trovano a contatto con la disabilità”.

(Domenico Mamone)

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