
Il valore del bilinguismo, una convivenza tra due mondi. Su questo tema l’associazione “Praga” di Roma, che riunisce le persone di origine ceca, ha presentato un’interessante pubblicazione che raccoglie le testimonianze di giovani per lo più con padre italiano e mamma originaria della Repubblica Ceca.
Il libro s’intitola “Entrare in due mondi”, edito da GSE edizioni (16 euro) e curato da Katerina Di Paola Zoufalova, presidente dell’associazione “Praga”. L’evento si è svolto presso la sede dell’associazione, in via Concordia a Roma, in zona San Giovanni.
I giovani Ariele, Daniele, Eva, Francesco, Giorgio, Giovanni, Katerina, Kristina, Ludovica, Maria, Nikolas, Riccardo, Sarah Elsa, Silvia, Tommaso, Vanessa, Veronica e Vittoria raccontano nel volume, in italiano e in ceco, le proprie esperienze multiculturali tra due mondi così lontani e per questo riccamente integrabili. E ne convogliano anche le tradizioni, apprese particolarmente durante i soggiorni per lo più estivi nella Repubblica ceca, in compagnia dei nonni.
Emergono storie, abbastanza simili tra loro, di lingue apprese contemporaneamente parlando ceco con la mamma e italiano con il papà (“ruolo familiare”). “Non mi accorgo di essere bilingue, è una cosa naturale” racconta un ragazzo.

La conoscenza dell’idioma è stata solitamente rafforzata con l’ascolto di ninne nanne, la visione di cartoni animati, la lettura di fiabe, l’apprendimento di filastrocche in entrambe le lingue. Ha costituito un ruolo “sociale”, di relazione tra pari, l’ascolto della musica, la pratica dei videogiochi, il collezionare figurine.
Tutti i giovani sottolineano l’importanza del bilinguismo, che quasi sempre diventa un fenomeno naturale, sia per ampliare il ventaglio delle conoscenze e delle amicizie, praticamente su due fronti, sia per assimilare con minore difficoltà altre lingue, non solo l’inglese ma soprattutto tedesco e latino, grazie ai casi e alle declinazioni comuni con il ceco.
Non mancano aspetti divertenti, come l’uso di parole inventate quali miscuglio di più lingue, specie tra italo-cechi, ma anche parlare ceco in Italia, con nessuno che riesce a capire.
C’è, inoltre, un migliore adattamento a nuove realtà ambientali, grazie al contemporaneo “vivere” a distanze così rilevanti, e sentire proprio un bagaglio culturale più amplio, frutto di affascinanti sovrapposizioni. “Oltre alla lingua senti tua la cultura” conferma una ragazza. Ma anche libri letti solo in altra lingua perché non tradotti in italiano.
Così a Natale, in Italia, le famiglie con sangue ceco rinnovano la tradizione dei gusci di noce con candeline immersi in una ciotola piena d’acqua. Mentre quando i ragazzi sono in Repubblica ceca per le vacanze, svolgono attività impensabili nella gran parte del nostro Paese come fare la legna in un bosco con l’ascia o assistere a partite di hockey. Nel contempo, in Italia, a differenza della Cechia, si apprezzano tantissimo i tour alla scoperta dell’impareggiabile patrimonio artistico.
Alcuni dei giovani autori del libro conoscono più di due lingue. Se la padronanza dell’inglese è ormai un passaggio obbligato, succede che grazie a nonni nati in altre nazioni il panorama s’arricchisce. Una ragazza, ad esempio, racconta di aver affrontato un esame con l’uso di cinque vocabolari per prevenire possibili errori.
Il rovescio della medaglia del bilinguismo è rappresentato da qualche confusione e, per qualcuno, dall’immancabile presa in giro in classe. C’è poi il problema dei dialetti parlati dai nonni. Tuttavia emerge anche il valore aggiunto: “Quando dico alle ragazze che parlo ceco mi trovano più interessante” confessa un ragazzo.
Intrigante la scoperta della comunità ceca a Roma, particolarmente organizzata grazie all’associazione di riferimento, ma anche alla Scuola ceca a San Giovanni. Tra coloro che frequentano i corsi di lingua ceca, non soltanto i giovani, ma anche genitori che vogliono imparare o perfezionare la lingua del partner, nonché qualche intrepido che lo fa per “ragioni di cuore”.
(G.C.)