Non è stato certo diplomatico nel linguaggio Papa Francesco, su un tema così cruciale per i destini di tanti uomini. “Io mi sono vergognato quando ho letto che un gruppo di Stati si sono compromessi a spendere il 2 per cento del Pil per l’acquisto di armi come risposta a questo che sta accadendo. Pazzi!”. Come noto, infatti, dopo la Germania anche l’Italia è orientata a portare la spesa per gli armamenti al 2 per cento del Pil, cioè da 24 a 37 miliardi di euro l’anno. Indubbiamente con una cifra così elevata si potrebbero fare cose più utili a sostegno della vita e non della morte. Ad esempio, risistemare la sanità procedendo anche a nuove assunzioni, specie nel Mezzogiorno, o risistemare gli edifici fatiscenti di molte scuole, o ancora rafforzare le misure per combattere la povertà, compresa l’ottimizzazione del Reddito di cittadinanza.
L’aspetto che più colpisce in materia è che l’accusa del Papa contro l’aumento delle spese militari, votato finora dalla sola Camera dei deputati, non ha sortito grandi effetti non soltanto nel dibattito politico, salvo le dichiarazioni del leader M5S Giuseppe Conte, che si dice pronto “allo strappo” nella prossima votazione al Senato (intervista al quotidiano La Stampa), ma soprattutto nei principali quotidiani (ad esclusione di Avvenire e del Fatto quotidiano), che hanno quasi ignorato lo sdegno del Pontefice, esaltando invece la “linea dura” del premier Mario Draghi a favore dei maggiori investimenti nella difesa.
Buon senso vorrebbe che la riduzione degli armamenti – e non il loro aumento – sia sinonimo di progresso e di rafforzamento della civiltà. Le drammatiche scene di guerra provenienti dal fronte ucraino – di cui siamo testimoni quotidianamente attraverso tv e social – hanno quale unico responsabile l’uso degli armamenti. Un intero popolo sta pagando un prezzo altissimo per la follia bellica del regime russo. Proprio nel pieno di una grave crisi economica e sociale con pochi precedenti a causa di Covid, guerre, aumento dell’inflazione, recessione e congiuntura internazionale, è assurdo pensare di sottrarre risorse ai “beni comuni” per destinarle all’industria bellica. Davvero una follia.
Il paradosso è che l’ordine del giorno per il sostanzioso aumento delle spese militari sia stato approvato alla Camera con ben 391 voti favorevoli e appena 19 contrari, mentre ora molti esponenti dei partiti, in particolare dei Cinque Stelle e della Lega (ma anche qualche esponente del Pd), iniziano ad esprimere dubbi, specie dopo la diffusione di sondaggi che indicano una netta maggioranza di italiani contrari a bruciare risorse nelle spese belliche.
Il governo dovrà muoversi con accortezza per “blindare” questa decisione, per quanto molto discutibile. Il rischio, ancora una volta, è la sua tenuta su un argomento che dovrebbe essere quanto mai divisivo. Papa Francesco, ancora una volta, rappresenta uno dei pochi punti di riferimento di buon senso e umanità.
(Domenico Mamone)