Le cifre del Pil e quelle dei morti

I media si stanno schiarendo la voce per l’imminente peana. Si allenano per l’immancabile canto della vittoria. I commentatori del mainstream stanno accennando, con toni trionfali, all’ottimismo sulla ripresa economica. Addirittura viene dato grande risalto alla previsione più favorevole che l’Ocse assegna al nostro Paese per il 2022, con un più 4 per cento di Pil. Un numeretto spinto, in realtà, dai fondi (per lo più a debito) del Recovery.

Per quest’anno non mancano altre previsioni favorevoli che ci vedrebbero addirittura sopra alla Germania per percentuale di ripresa. In realtà si tratta di un recupero dopo che lo scorso anno abbiamo registrato meno 8.9 per cento di Pil rispetto al meno 5,3 teutonico. In queste prime settimane dell’anno i tedeschi hanno deciso di chiudere tutto, scuole comprese, per ripartire per primi insieme agli inglesi: noi stiamo aspettando la terza ondata – e non sarà certo una passeggiata – attraverso vertici continui dove si decide poco o nulla. Basta leggersi qualche passaggio dell’ultima riunione del Cts, dove si dice che bisogna vaccinare più in fretta. È chiaro che dopo il lockdown dello scorso anno dalle nefaste conseguenze, la logica è quella di inseguire il virus anziché anticiparlo. Forse più che festeggiare per numeri economici tutti da verificare (si tratta di previsioni) sarebbe il caso di interrogarsi perché siamo secondi in Europa per numero di morti, con seri rischi di finire in primavera al primo posto dopo aver superato il Regno Unito prossimo ad una vaccinazione realmente di massa.

Stiamone certi, però, che dopo l’auto-elegia del “modello italiano” per come è stata affrontata la pandemia (in attesa del fiume di cause da parte dei comitati delle vittime), basterà più di qualche soldo di concessione europea in circolazione e il Pil fisiologicamente in crescita perché i morti a sei cifre saranno collocati nel capitolo “celebrazioni per anniversari”.

(G.C.)

Articoli correlati