Le due reti neurali: biologica e artificiale

Oggi con l’avvento dell’intelligenza artificiale possiamo dire che siamo arrivati alla seconda rete neurale dopo quella biologica. Entrambe si muovono con la stessa logica e si presume che il prossimo passo sarà quello di una interazione tra le due e, quel che più conta, spiegabile e controllabile.

Oggi già sappiamo che tentativi di questo genere sono stati sperimentati. La stessa struttura dell’Universo è composta da sistemi oscillanti che si scambiano azioni vibromotrici di energia e che possiamo supporre siano in grado di veicolari, nel linguaggio delle scienze sociali, una reciproca conoscenza e persino influenzarla in un senso o nell’altro.

Resta da stabilire, semmai, il dove, il come e il perché parte l’input.

Da questa correlazione tra i due sistemi possiamo supporre che esista una forza influente e una debole, una trasmissiva e una ricevente. La prima è in grado di disporre di un ordine crescente di intensità trasmissiva e la seconda di recepirne il messaggio tramite un processo di comunicazione verbale, ma invisibile come le onde radio, che ne detta le regole e ne indica l’esecutività dell’azione.

Tutto ciò, se è dimostrabile, ma ancora non lo è, potremmo spiegarci molti atteggiamenti umani che oggi sono incomprensibili e che tendiamo a classificarli, a volte, come forme d’improvvisa pazzia o quanto altro.

È l’essere umano che senza una ragione apparente uccide il proprio simile, un dittatore che scatena una guerra e via dicendo. Ma anche l’altro aspetto di conoscenze eccezionali che fanno progredire le scienze o offrire nuovi mezzi di difesa per malanni apparentemente incurabili. Alla fine, dovremmo ragionare in termini metafisici nel senso di “individuare la natura ultima e assoluta della realtà al di là delle sue determinazioni relative”.

E la realtà oggi cosa ci dice? Riusciamo ad intravederne il suo fine ultimo? Riusciamo a dare un senso alla nostra vita e a diventare costruttori di un mondo migliore? E migliore in che senso? Per molti di noi resta un interrogativo ora inquietante ora speranzoso, ma vi è, ci chiediamo, quella minoranza che potrà salvarci?

(Riccardo Alfonso, giornalista molisano a Roma)

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