Le elezioni di Isernia, decisive per il futuro molisano

Tra poche ore si svolgerà in Germania un rilevante e attesissimo evento elettorale. Un altro, meno rilevante ma non meno atteso, avverrà il 3 e 4 ottobre in Italia dove andranno al voto 1.342 Comuni (31 in Molise).

Ovviamente da noi la preponderante rilevanza politica è attribuita ai capoluoghi di regione (Roma, Milano, Napoli, Torino, Bologna), ma in sede di valutazione generale, un peso specifico lo avranno anche i risultati di 14 capoluoghi di provincia.

Quello che uscirà dalle urne la sera del 4 ottobre assumerà, un significato davvero speciale per il Molise e per Isernia, dove infatti stanno sfilando i pesi massimi della politica.

Il Capoluogo molisano è collocato al quart’ultimo posto nella graduatoria nazionale in materia di capacità amministrativa, segno piuttosto sconfortante per i suoi sindaci. L’ultimo dei quali, il generale D’Apollonio (Fratelli d’Italia) non è riuscito a iniettare le dosi di felicità che in campagna elettorale prometteva con lo slogan “Il futuro è una città in cui essere felici”.

La pandemia ha cambiato molte cose anche in termini di preparazione per i sindaci. Essi, ad esempio, sono diventati bracci operativi del Recovery plan (Pnrr) e della transizione ecologica. Dunque devono essere dotati di competenze adeguate per l’attuazione dei progetti mirati a far ripartire l’Italia e le sue Regioni.

A Isernia i candidati in corsa sono circa 500 distribuiti in 17 liste, ma a contendersi la carica di primo cittadino sono in tre: Gabriele Melogli, già due volte sindaco, sostenuto da Forza Italia, Lega, e altre 5 liste; Cosmo Tedeschi, immobiliarista, ex consigliere regionale, provinciale e comunale, appoggiato da Fratelli d’Italia e da altre quattro liste; Piero Castrataro, ingegnere nucleare, sostenuto da Pd, Movimento 5 Stelle, Isernia Verde e Solidale e dal debuttante partito progressista e paneuropeo Volt.

Insomma tre personaggi diversi: un ex sindaco che si riconosce nel blocco di destra al potere; un imprenditore che in tv si professa “né di destra, né di sinistra” (!!) e infine un candidato piuttosto inedito, come inedita è l’alleanza Pd-M5S che lo sostiene.

Siamo dunque di fronte allo scontro tra una coalizione progressista che fa da terzo incomodo a un antiquariato politico di due destre parenti-serpenti, la prima delle quali, quella di Melogli, conta sulla potenza di fuoco finanziaria e mediatica della “corazzata Patriciello”.

La straordinarietà di questa elezione è che si basa su almeno due fattori. Uno è l’indubbio significato politico dell’accordo tra Dem e M5S, un flirt già in atto in Consiglio regionale che diventa “fidanzamento” ufficiale e dunque preludio strategico di una coalizione mirata a costruire un’alternativa a una destra la cui unica visione è ormai solo quella di rimanere al potere.

La seconda lampante novità consiste nella esplicita sfida generazionale tra vecchio e nuovo, tra presente e passato, tra un usato non più sicuro e nuove leve più razionali e meno ideologiche.

Dunque l’esito di Isernia potrebbe risultare addirittura rivoluzionario per il futuro del Molise. Ma a una condizione: che gli elettori sgancino un bel siluro alla corazzata di fantozziana memoria.

(Giuseppe Tabasso)

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