L’inadeguatezza della politica

Con le comunicazioni di Draghi al Senato e alla Camera si è chiusa nel peggiore dei modi una legislatura che credo sia stata tra le più problematiche avute in Italia dalla nascita della Repubblica.

Chi legge le mie riflessioni sa quanto io sia stato critico nei confronti dei due governi presieduti da Conte e di quello affidato a Draghi.

Per essere chiaro nella schematicità espressiva aggiungerò che non ho visto in essi una reale volontà di rifondare una democrazia in pericolo ad esempio mettendo mano ad una seria legge elettorale, di porre rimedi adeguati all’indebitamento dello Stato, di smettere con la svendita di tante aziende ai falchi della finanza mondiale, di trovare la volontà di eliminare privilegi e scandali nelle retribuzioni riducendo una spesa pubblica scandalosa, di cercare rimedi adeguati per superare le crescenti diseguaglianze sociali accentuatesi anche nel corso della pandemia e di lavorare per raggiungere l’obiettivo più importante di una classe dirigente degna di questo nome che è quello della giustizia sociale.

Precisato ciò, devo dire che seguendo il dibattito al senato ho dovuto resistere più volte alla tentazione di spegnere il televisore.

Mi sono chiesto in ogni caso se mi trovavo innanzi ad un teatro dell’assurdo, ad una maionese impazzita, ad una farsa mal recitata, a una crisi inventata, a comizi elettorali di bassissimo livello, a dichiarazioni fuori da ogni realtà e concretezza o addirittura ad uno scenario orwelliano.

Una cosa è certa come avevo già scritto il 14 luglio.

Per usare una metafora sembra di essere stati per lungo tempo davanti a soggetti convinti di navigare in internet pur non avendo alcuna connessione.

Il confronto cui abbiamo assistito sulla crisi del governo Draghi dimostra tutta l’inadeguatezza di una politica che è ormai ad una distanza siderale dai veri problemi del nostro Paese sempre più vicino al rischio serio di un default per la semplice ragione che le forze politiche pongono l’interesse elettorale al di sopra delle esigenze dei cittadini.

Questa operazione, posta in essere dal Movimento 5 Stelle e rincorsa poi da tutto il populismo del Centrodestra in un momento difficilissimo per l’Italia a soli otto mesi dalla fine naturale della legislatura, fotografa con una chiarezza cristallina come i senatori e i deputati che siedono in Parlamento grazie alle indicazioni delle segreterie dei partiti e non certo ad una scelta pienamente libera dei cittadini abbiano sicuramente gli strumenti per raggiungere il potere dovuti all’attuale legge elettorale, ma non certo le capacità per gestirlo a beneficio della collettività.

Una politica per tanti aspetti assolutamente incompetente, come dimostra la superficialità anche di tanti provvedimenti assunti dagli ultimi governi, e lo stesso Parlamento, incapace perfino di rivendicare il suo ruolo e le proprie funzioni e sempre più succube dei voti di fiducia e dei Decreti Legge, ci dicono che abbiamo la necessità di riflettere e agire su più livelli per ridare alle istituzioni una capacità gestionale dei problemi che sembra davvero venuta meno.

Le responsabilità di chi ha voluto questa crisi e che appartengono in maniera prevalente al populismo inconsistente del Movimento 5 Stelle, alla demagogia del Centrodestra ma anche alla carente capacità di mediazione di Draghi ci hanno portato ad una situazione che lascia il governo in carica per gli affari correnti mentre dentro il guado di una stagflazione che assomma decrescita e inflazione pesantissime avremmo avuto l’urgente necessità di approvare una legge elettorale decente per ridare spazio e strumenti a una democrazia purtroppo azzoppata, di definire una riforma del fisco per combattere l’evasione e l’elusione, di disegnare la riorganizzazione del salario e l’eliminazione degli scandalosi privilegi retributivi di tantissime categorie, di approvare una riforma del catasto.

Si frena in tal modo certamente su riforme e fondi del Pnrr ed è probabilmente ciò che hanno voluto i soggetti alla ricerca di questa crisi assurda che ora ci porta alle elezioni già il 25 settembre.

La paradossalità di quanto avvenuto è che il governo, per l’astensione di talune forze politiche, si è trovato con la fiducia in aula ma senza maggioranza reale.

La crisi di governo sicuramente è destinata a cambiare il quadro politico, i sistemi di alleanze dei partiti e probabilmente lo stesso modo di porsi di tanti elettori.

Di sicuro tutto quanto è avvenuto tra mercoledì 20 luglio e giovedì 21 luglio 2022 costituisce un regalo alla Destra che, nonostante le defezioni da Forza Italia di taluni suoi iscritti e attuali parlamentari, ha sicuramente più probabilità di accordi tecnici e politici in grado di portarla senza grandi difficoltà a vincere le elezioni.

Dall’altra parte le scissioni e le divisioni nel Movimento 5 Stelle, l’assenza di un progetto politico davvero indirizzato all’equità e ad una democrazia compiuta da parte del Partito democratico, l’autoreferenzialità dei tanti gruppi politici che gravitano al centro e l’incapacità della sinistra di creare sinergie, metodi ed obiettivi operativi per una necessaria alternativa politica verso l’uguaglianza ci dicono che per giungere ad un blocco capace di sconfiggere le forze populiste e sicuramente pseudodemocratiche in questo momento vi sono difficoltà davvero insormontabili.

Non è allora questa una crisi la quale pone in seria difficoltà le istituzioni democratiche e l’economia di un Paese che quasi sicuramente metteremo in mano al demagogismo di Meloni, Salvini e Berlusconi i quali già trovano il sistema per decidere chi tra loro dovrà sedere a Palazzo Chigi come presidente del Consiglio?

Lasciare in piedi il governo Draghi per i restanti otto mesi certamente avrebbe consentito tempi più adeguati alla costruzione di un quadro politico diverso da quello ingarbugliato e decisamente conflittuale in tutta l’area del Centrosinistra e non solo.

Giovedì 21 luglio la Banca Centrale Europea ha alzato i tassi d’interesse di mezzo punto e ciò non avveniva dal luglio 2011; ha anche approvato all’unanimità il Tpi (Transmission Protection Instrument), un dispositivo che dovrebbe essere una sorta di scudo anti spread per mantenere la stabilità dei prezzi nei Paesi europei e contrastare le assurde dinamiche di mercato che rischiano di penalizzare i Titoli di Stato.

Vedremo se questo strumento che sostituisce il Quantitative Easing di Mario Draghi avrà l’efficacia sperata, ma i valori dello spread permangono alti e non sembra esserci fin qui il ritorno sperato degli investitori internazionali sulla borsa valori di Milano.

Chi in ogni caso ha a cuore il futuro dell’Italia dovrà impegnarsi anzitutto perché la sovranità ritorni realmente al popolo attraverso una legge elettorale che dia possibilità concrete di scelta dei rappresentanti in Parlamento.

Anche la pratica dell’amministrazione statale fuori da logiche elitarie deve tornare ad essere un bene della collettività con la promozione anzitutto di scuole di formazione politica capaci di aiutare la preparazione per ruoli di carattere burocratico o di governo.

Credo necessiti anche definire in Costituzione l’assoluta impossibilità per gli eletti di passare dal partito in cui si è stati eletti ad altri o a gruppi misti evitando l’indecente attuale mercato delle vacche.

È sempre più indispensabile ancora trovare forme di controllo sulla reale presenza e operatività degli eletti nelle istituzioni come anche prevedere per gli abitanti un sistema di revoca del mandato elettorale quando ricorrano serie condizioni d’inefficienza e di tradimento della volontà popolare.

Non si può non condividere quanto scrive il settimanale Famiglia Cristiana e cioè che i populismi sono come burrasche che s’infrangono su tutto ciò che è governo e istituzioni senza costruire percorsi efficaci di governabilità.

Spero allora francamente che i molti elettori che da un po’ si sono fatti ammaliare dagli specchietti per le allodole di promesse, finalità improbabili e banalità dei populismi e sovranismi di forze politiche rivelatesi una vera nullità tornino a riflettere su quali debbano essere i criteri migliori per costruire alternative politiche razionali e credibili non continuando col voto a cavalcare personalismi e trasformismi di soggetti poco affidabili, ma lavorando invece per affermare finalmente i principi costituzionali e scegliendo persone capaci di rendere sempre più giusta questa società.

In altre parole, più che pensare a tatticismi e ad alleanze in pura funzione elettorale, come pare stia già avvenendo, occorre disegnare una chiara proposta politica capace di farci uscire da un neoliberismo ormai senza etica e al servizio del dio denaro per attuare davvero una giustizia sociale che elimini esclusioni e discriminazioni di cui questa società è piena.

Ora dal collasso di quello che da molti è stato definito il governo dei migliori abbiamo tutti il dovere d’impegnarci per contrastare in ogni modo una vittoria della Destra che rischierebbe di riportare il Paese alla crisi che generò il governo Monti e d’impedire che il nostro debito pubblico davvero troppo elevato possa trascinarci ad un default di cui porteremmo la responsabilità davanti alle nuove generazioni.

Cinque sostanzialmente le rotte da tenere: la costruzione di una società non violenta, la ripresa economica funzionale non al consumismo sfrenato ma ad una vita sobria nelle scelte, una redistribuzione equa di lavoro e ricchezza, una rivoluzione sul piano energetico ed ecologico e una chiara definizione della collocazione dell’Italia nelle relazioni internazionali che vanno riorganizzate per superare i tanti nazionalismi e imperialismi che generano militarismi e guerre.

(Umberto Berardo)

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