Lo sbarco sulla Luna ha 53 anni

Coloro che ricordano quel 20 luglio 1969, con tutto il mondo incollato davanti ad un televisore, sono sempre di meno. E tutti con i capelli bianchi. Per cui i giovani e i ragazzi non possono nemmeno immaginare le emozioni di un’esperienza davvero epocale.

Sono quindi trascorsi ben 53 anni dal primo sbarco dell’uomo sulla luna. Erano le 22,17. L’astronauta americano Neil Armstrong lasciò il modulo spaziale Eagle dell’Apollo 11 e compì il primo passo sull’unico satellite naturale del nostro pianeta. Restò lì oltre due ore. Il suo successivo commento, probabilmente studiato da tempo: “Questo è un piccolo passo per un uomo, ma un gigantesco balzo per l’umanità“. Armstrong, classe 1930, statunitense dell’Ohio, ufficiale della United States Navy, partecipante alla guerra di Corea e pilota con oltre 900 voli in carriera, è scomparso dieci anni fa.

Nella stessa missione, a toccare il suolo lunare è stato anche l’ingegnere Edwin Buzz Aldrin, statunitense del New Jersey, coetaneo di Armstrong, anche lui partecipante alla guerra di Corea come pilota di jet da combattimento, tuttora vivente.

Terzo astronauta fu Michael Collins, coetaneo degli altri due, scomparso l’anno scorso: era nato a Roma, al civico 16 di via Tevere, in quanto il padre aveva in quel momento un impiego militare all’ambasciata statunitense in Italia.

A seguire lo sbarco ci furono oltre 900 milioni di persone in tutto il mondo davanti alla tv. In Italia, la Rai mandò in onda lo “Speciale Luna” che durò oltre 28 ore, condotto dal giornalista Tito Stagno, coetaneo dei tre astronauti (tutti nati nel 1930), scomparso qualche mese fa, il cui nome è rimasto legato all’impresa. La lunga diretta fu resa possibile dalla prima grande antenna parabolica installata al Centro Spaziale del Fucino, vicino L’Aquila.

Il successo della missione ripagò gli Stati Uniti dei gravi insuccessi nella corsa alla spazio in epoca di “guerra fredda”, mentre i russi avevano incassato il successo più clamoroso con lo Sputnik e con Gagarin. Si parlò della richiesta del presidente Richard Nixon di accelerare i tempi della missione per distogliere l’attenzione del mondo dalla guerra nel Vietnam che si combatteva, ormai, da nove anni.

Non è mancata, in tutti questi anni, anche la teoria del “finto sbarco”, alimentata sia dai complottisti occidentali, in quell’epoca di contestazione giovanile era forte l’avversione agli States, sia da parte sovietica e comunista in genere.

In realtà sembra che Donald Rumsfeld, stretto collaboratore del presidente e futuro segretario alla Difesa di George W. Bush, propose, in caso di fallimento della missione, di “girare” con un set cinematografico un finto allunaggio, con tre astronauti protagonisti. E l’idea, a quanto pare, con l’intercessione della Cia, è stata realizzata dalla Metro Goldwin Meyer negli “studios” di Londra sotto la regia di Stanley Kubrick, il regista di “2001, Odissea nello spazio”. Ma di quel video non si è saputo più nulla.

La teoria del finto sbarco è stata più volte smentita ricordando che in quella storica impresa sono state impiegate direttamente 18 mila persone e, nel caso di una finzione, qualcuna di quelle avrebbe prima o poi parlato.

A distanza di 53 anni da quello sbarco, ci si domanda soprattutto perché sia rimasto unico. Le due risposte più frequenti riguardano sia la spesa per una missione del genere – quella del 1969 costò il 4 per cento del Pil Usa – sia il mutato scenario politico, con la “guerra fredda”, almeno com’era vissuta in quegli anni, scomparsa con la dissoluzione dell’Urss.

Va detto che la Luna resta importante soprattutto come miniera a cielo aperto, con abbondanza di acqua, ferro, titanio, metalli, Elio 3, isotopo fondamentale per la fusione nucleare. E non mancano progetti per lo sfruttamento del suolo lunare. Resta, casomai, un problema normativo per capire se il suolo lunare può essere considerato alla mercè di tutti.

Per quanto riguarda l’aspetto economico, gli investimenti nell’industria spaziale sono comunque in crescita. Soltanto in Italia il settore vale più di un miliardo e mezzo di euro l’anno ed impiega oltre 6mila persone (si pensi a Leonardo con le sue partecipate). Il mercato globale vale 350 miliardi di euro, in netta crescita.

Oltre agli scopi commerciali, militari e scientifici, non manca il turismo spaziale. Si spera soltanto che dopo aver rovinato il suo pianeta, l’uomo non estenda le sue malefatte anche all’unico satellite così decantato da poeti e cantanti.

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