Lo “spettacolo” delle primarie

Ma davvero le primarie del Partito democratico rappresentano un appassionante spaccato di partecipazione democratica? Non è chiaro cosa ci sia di appassionante in una competizione dall’esito scontato: Roberto Gualtieri, ex ministro del Tesoro, che raccoglie il prevedibilissimo 60 per cento rispetto ad una serie di comparse a cui è garantita un po’ di visibilità. Qualcuno si ricorda i contendenti delle precedenti prove?

La “sfida”, insomma, nonostante i roboanti annunci, finisce per essere una chiamata alla fedeltà di molti canuti attivisti legati anche per ragioni professionali (e di riconoscenza) al partito, insieme ai tanti appartenenti alle filiere che confermano la propria fidelizzazione (candidato della Regione con candidato del Comune con candidato dei Municipi). Il vero successo è nell’operazione di marketing, sebbene sbiadita da una formula logoratasi nel tempo: qualche volantino ha animato le cassette della posta.

Il finale, poi, è sempre “all’italiana”. I perdenti che lanciano accuse (vedi Caudo), a cui s’è aggiunto l’ex sindaco Marino, che ha ben ragione di togliersi qualche sassolino dalle scarpe per come è stato trattato dal Pd romano. Poi il rituale focus sulle comunità di migranti che votano con “il santino” in mano (ieri i cinesi, ora i bengalesi).

Ma ormai siamo davvero “vaccinati” a tutto e questo spettacolo lascia i più indifferenti. E’ la politica dei nostri tempi, signori…

(Antonella Cifelli)

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