Molise, ci mancavano anche gli incendi

Numerosi incendi hanno devastato il territorio molisano in questi giorni. I roghi di domenica scorsa hanno distrutto vaste aree verdi e agricole nel Basso Molise. Ma altri incendi si sono sviluppati sia nel Molise centrale, in particolare tra Frosolone, Macchiagodena e Sant’Elena Sannita e nell’Alto Molise. L’amara realtà del fuoco estivo si ripete annualmente ed è legata, purtroppo, quasi esclusivamente al dolo.

La federazione molisana di Coldiretti punta il dito sulle richieste di autorizzazioni per la creazione di impianti fotovoltaici a terra che, in caso di parere positivo, causano l’abbandono e dunque il mancato presidio di vaste aree di territorio agricolo. “Anche in Molise – si spiega in una nota – è partita la ‘corsa’ alla produzione di energia da fonti rinnovabili che, tuttavia, spesso sacrifica terreni agricoli vocati a produzioni di eccellenza non ‘replicabili’ in altre aree del territorio”.

La proposta più sensata, in linea con le organizzazioni agricole, è quella di identificare nei terreni abbandonati, nelle zone industriali obsolete e nei tetti delle strutture produttive anche agricole le aree idonee all’installazione del fotovoltaico.

Legambiente non è d’accordo sulla causa “fotovoltaica” degli incendi, dal momento che la legge 353 del 2000 stabilisce che “le zone boscate ed i pascoli i cui soprassuoli siano stati percorsi dal fuoco non possono avere una destinazione diversa da quella preesistente all’incendio per almeno quindici anni” e che “è vietata per dieci anni, sui predetti soprassuoli, la realizzazione di edifici nonché di strutture e infrastrutture finalizzate a insediamenti civili e attività produttive, fatti salvi i casi in cui per detta realizzazione sia stata già rilasciata, in data precedente l’incendio e sulla base degli strumenti urbanistici vigenti a tale data, la relativa autorizzazione o concessione”.

Sul banco degli imputati, allora, anche gli interessi nel rimboschimento o la stabilizzazione di personale stagionale. Ma esistono anche problematiche incidentali, come la minore manutenzione dei boschi. E la vecchia pratica contadina di dar fuoco ai residui vegetali.

Una cosa è certa: la mano dell’uomo è responsabile della maggior parte degli incendi. Come riporta Open, soltanto il 2 per cento dei roghi ha una causa naturale, mentre il 57 per cento degli incendi sono provocati dall’uomo, citando l’episodio di pochi giorni fa, quando i carabinieri di Agnone (Isernia) hanno arrestato un cinquantenne con le mani annerite e le tasche piene di accendini.

Antonella Cifelli

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