Molise, dal “Marchio Città dell’Olio” alle Comunità dell’Olio 

Foto Associazione Città dell’olio

Nei prossimi mesi nelle Città dell’Olio che hanno aderito alla Carta degli impegni per la sostenibilità e benessere, il Marchio sarà a disposizione degli operatori economici locali che daranno vita a reti territoriali per rilanciare l’olivicoltura

Il progetto “Marchio Città dell’Olio” prende forma e diventa realtà. Nel corso dell’assemblea nazionale delle Città dell’Olio della Rete, lo staff del prof. Luca Toschi Direttore del Center for Generative Communication (CfGC) del Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell’Università di Firenze, ha illustrato le fasi attuative del percorso che nei prossimi mesi, porterà le amministrazioni socie dell’Associazione nazionale a sottoscrivere la Carta degli impegni per la sostenibilità e benessere per ottenere la certificazione Marchio Città dell’Olio.

Non l’ennesimo bollino di qualità da esibire, ma uno strumento di marketing territoriale in grado  di ridefinire il valore dell’olio e che, in base a disciplinari specifici, potrà essere concesso agli operatori economici locali quali, aziende olivicole, frantoi, ristoranti, musei, oleoteche, agenzie di viaggio e tour operator che daranno vita a vere e proprie Comunità dell’olio attive sui territori ed impegnate a realizzare azioni concrete volte alla valorizzazione della cultura olivicola in un’ottica di sostenibilità. 

“Questo progetto ha l’ambizione di trasformare il prodotto olio EVO nell’indicatore di qualità certificata di uno stile di vita e costruire comunità di cittadini attive sui territori che trovino in ANCO e nel processo di ridefinizione dei valori dell’olio un’identità, una bandiera, un interlocutore per avviare/partecipare – nell’ottica di un rinnovato impegno in termini etici, sociali, culturali, imprenditoriali – a progetti che riconoscono l’olio e l’olivicoltura come settore strategico, in grado di generare valore (non solo economico) per i territori di riferimento” – ha dichiarato Michele Sonnessa, presidente delle Città dell’Olio.

La creazione del Marchio Città dell’Olio ha alcune importanti finalità: aumentare il livello qualitativo dell’offerta produttiva e turistica olivicola degli operatori economici aderenti nei vari territori, in un’ottica sostenibile di salvaguardia del valore bio-culturale dell’olivicoltura; sostenere lo sviluppo di una imprenditoria locale impegnata a produrre beni e servizi legati alla cultura e civiltà olivicola, in armonia con le risorse del territorio salvaguardando gli specifici, unici, valori espressi dalla storia e dalle identità storiche locali; valorizzare le identità locali e le produzionitipiche locali legate alla produzione dell’olio extra-vergine di oliva, e la relativa offerta culturale, produttiva e turistica; contribuire alla valorizzazione della qualità del prodotto olivicolo italiano e delle cultivar locali con particolare riferimento alle produzioni a marchio D.O.P. e I.G.P., quali espressioni del territorio e delle sue comunità e promuovere lo sviluppo di un’offerta integrata tra olio evo, cultura e turismo. Tra gli output del progetto è prevista anche la realizzazione di un atlante del Tour dell’Olio, un progetto editoriale dal titolo “il nuovo EVO dell’olivicoltura: olio e ulivete come matrici di sviluppo sociale” e la realizzazione di un evento nazionale sull’olivicoltura.

Aderiscono all’Associazione nazionale Città dell’Olio:

BONEFRO, provincia di Campobasso, (mt. 631 s.l.m.), dalla caratteristica forma urbana a “terrazza”, è incuneato tra i colli Verzelli e Totaro. La posizione geografica isola Bonefro e lo racchiude al centro di un territorio, aspro e montuoso, geloso custode di bellezze paesaggistiche: terreni coltivati all’antica maniera, boschi ancora intatti e numerose sorgenti rurali, fortunatamente scampate al riassetto agrario dell’ultimo ventennio. Il paese è dominato dalla imponente struttura del Convento di Santa Maria delle Grazie, la cui fondazione sembra sia posteriore al 1586 (il complesso venne chiuso nel 1809 e concesso al comune). Si segnala il castello medievale , risalente al 1531 ma sicuramente di origine anteriore, come dimostrano le tre torri laterali, tipiche del periodo normanno per la caratteristica foggia a cilindro che poggia su un tronco di cono. L’edificio di culto più importante è Santa Maria delle Rose, l’attuale Chiesa Madre. Se ne parla la prima volta in un documento del 1614 ma fu edificata nel periodo romanico, probabilmente nel XIII secolo. Più volte ristrutturata, a pianta quadrata, con una navata centrale lunga 22 metri, l’interno dalle forme settecentesche conserva alcuni capolavori locali, come la statua della Madonna delle Grazie (1745) del campobassano Paolo di Zinno e l’organo maggiore, in stile barocco, copstruito in legno dal beneventano Michele Bucci. Da segnalare, infine, le Fontane del paese, tra le quali primeggiano la Fonte della Terra , costruita con il contributo dell’intera popolazione nel 1771, e la Fonte della Contrada dei Ciechi, del 1816, con tre bocche di bronzo che ricevono l’acqua dalla sorgente del canneto degli ex-conventuali

CAMPOMARINO, provincia di Campobasso, località marina. La leggenda di fondazione di questo comune è tanto poetica quanto struggente.Si narra che l’origine di Campomarino sia legata all’eroe omerico Diomede, che di ritorno dalla guerra di Troia, sposò Ecana, figlia del re Dauno, e diventò proprietario di un vasto territorio che comprendeva anche Campomarino. Dopo la sua morte l’eroe fu sepolto nelle bellissime e vicinissime isole Tremiti, chiamate da allora anche Diomede.Il borgo di antiche origini sorge di fronte al mare ed è circondato da campi coltivati. Da questi fertili pendii carezzati dal sole e dalla brezza marina si producono ottimi vini, che accompagnano piacevolmente i tipici piatti locali e consenteno a questo centro di far parte dell’Associazione Nazionale Città dell’Olio e dell’Associazione Nazionale Città del Vino. Le acque limpide, calme e poco profonde, la spiaggia sabbiosa e i numerosi stabilimenti balneari consentono alle famiglie di trascorrere una vacanza ideale e ai bambini di giocare liberi e in totale tranquillità. A riprova della bellezza del mare il riconoscimento della Bandiera Blu attribuito nel 2007.

CASTELBOTTACCIO, provincia di Campobasso, sulla riva sinistra del fiume Biferno, il comune di Castelbottaccio si adagia sui pendii di una collina, ad una altitudine di 618 mt slm. Gode di una posizione geografica ottimale per la salubrità e la mitezza del clima e suggestiva per le ampie vedute panoramiche che, dal suo punto più alto (Colle Iannone, 717 mt slm), spaziano sulle zone limitrofe del Matese e del Biferno ed arrivano fino al mare e alle isole Tremiti (per le quali esistono collegamenti diretti da Termoli).Saltano subito agli occhi la ricchezza e la varietà del paesaggio, sia che si provenga da Lucito (ovest) incontrando suggestivi boschi di querce, sia che si arrivi da Lupara (est) attraverso un percorso di campi coltivati a foraggio. Gli alberi da frutta in fiore in primavera offrono un incantevole spettacolo di colori morbidi e variopinti, mentre l’alternanza di dolci declivi, boschi, pascoli di verde intenso, piccole colline, calanchi, spaccature, antichi sentieri e mulattiere rappresentano un patrimonio ancora intatto e tutto da scoprire.

COLLETORTO, provincia di Campobasso. Situato nella parte sud-est del Medio Molise a 508 m. sul livello del mare, tra il territorio di San Giuliano di Puglia e quello di Sant’Elia a Pianisi, a ridosso della vallata del Fortore che lo separa in gran parte dalla Regione Puglia. Il toponimo latino a cui si fa risalire il nome originario è Collis Tortus, nonostante compaia nei testi storici un Colle Forte che rimanderebbe alla posizione strategica occupata. Nelle chiese, nel monastero e nella sala consiliare sono esposte opere di sicuro valore artistico dei pittori Paolo Gamba, Paolo Brunetti, Plaudo Flascis e delgi scultori Giacomo Colombo e Paolo Saverio di Zinno. Di particolare interesse, pur se di autore ignoto, un dipinto su legno raffigurante la Madonna della Purità recentemente restaurato dalla Soprintendenza ai Beni Culturali ed ambientali del Molise. Degna di nota (accanto) la “Sacra Famiglia” di Paolo Gamba (1751).

FERRAZZANO, provincia di Campobasso. Comune di 3.282 abitanti (1.612m; 1.670f) a quattro chilometri dal capoluogo molisano. Sorge su un’altura, circondato da una pineta, dalla quale si gode un panorama che spazia dalla catena del Matese a quella delle Mainarde, ai confini con il Lazio, fino alla Maiella.  Per la sua ambia veduta,dalle Mainarde al Matese, comunemente viene chiamato anche sentinella del Molise. Dal testo di Francesco De Sanctis il comune di Ferrazzano in epoca Sannita era il Ferentinum espugnato dai Romani nel 296 a.C. Durante il periodo feudale il paese fu dominato da diverse famiglie, tra cui i Caldora, i Carafa, la famiglia Almirande, i Di Sangro e tante altre famiglie. Di Ferrazzano conosciamo una importante figura cinematografica nata dalla famiglia paterna di Giovanni Di Niro, l’attore è il famosissimo Roberto De Niro. Per mantenere saldi i valori che questo attore da a tutta la comunità , l’amministrazione ogni anno organizza una rassegna di film dedicata a lui. Per la sua posizione geografica ambientale e strutturale Ferrazzano nell’ultimo secolo è cresciuto di circa 900 abitanti, infatti è passato dai 2.405 abitanti del 1911 a 3.287 abitanti nel 2011.

FORLI DEL SANNIO, provincia di Isernia. Sorge in un fondovalle coronato da monti da sud ovest a nord est, lungo la strada tortuosa ma a tratti incantevole che ci conduce in Abruzzo. L’altra via d’accesso s’inerpica sul fianco di una collina, tra boschi di querce e faggi, offrendo una vista panoramica sulle montagne circostanti e un colpo d’occhio sul suggestivo costone sul quale sorge il Comune di Roccasicura.La continuità delle aree boschive e le notevoli variazioni altimetriche creano un’atmosfera vagamente selvaggia, addolcita dal torrente Vandrella che attraversa la piccola valle richiamando un’immagine tipica dell’iconografia campestre. Lo stemma raffigura cinque monti azzurri su sfondo oro, sormontati da una corona dcale anch’essa azzurra e da tre croci nere che spezzano in due il nome del paese. Il nome “Forli” deriva da Forum, luogo di parlamento pubblico o di mercato, poi trasformato in “Forulum Julii” (i fori dell’età cesariana), “Foruli” e “Forali”, fino all’attuale nome risalente al 1863, quando il Comune fu autorizzato a chiamarsi Forlì del Sannio per distinguerlo da Forlì capoluogo emiliano.

FORNELLI, provincia di Isernia, da cui dista 15 chilometri. Si trova a 527 m.s.l. arroccato su una ridente collina che si innalza dalla valle del Volturno. Il territorio ha una superficie di 23,08 Kmq ed ospita una popolazione di circa 2500 abitanti. Il paese presenta tre profili urbanistici armoniosamente collegati. I primi due – di più antica edificazione – comprendono la Chiesa Madre, il Palazzo, le sette torri, le mura difensive che attorniano il primo assetto urbano cui si accede tramite una imponente porta principale, un tempo munita di ponte levatoio e di fossato. Il terzo – la parte più attuale – si estende fino a valle con varie costruzioni immerse nel verde degli ulivi. Fornelli, che dal 1997 fa parte dell’Associazione Nazionale “Città dell Olio”, produce un olio dalle eccellenti qualità che lo rendono fra i più apprezzati del Molise. Il Paese è gemellato con West Warwick (Rhode Island) USA. Il territorio fornellese è ricchissimo di evidenze archeologiche soprattutto di età medievale e resti di numerosi castra diruti sono stati individuati su molte delle colline che dominano quella zona. Degno di nota è il Seggio, un alto promontorio a circa 5 Km a est di Fornelli dominante il torrente Vandra. Ai piedi del Seggio correva la Via Antiqua che da qui proseguiva fino alla località Colle del Finocchio dove, su un alto picco roccioso, ancora oggi è visibile un castello.
Alle sue pendici sono state individuate un’area funeraria ed una cappella “extra castrum”.

GUARDIALFIERA, provincia di Campobasso. Veglia da un lato i primi rilievi appenninici, mentre dall’altro si riflette nelle acque dell’omonimo bacino lacustre, piccolo gioiello del Molise. Il paesino, che ha dato i natali allo scrittore Francesco Jovine e per questo motivo rientra tra i Borghi della Lettura, svetta in mezzo al verde, tra boschi selvaggi e campi coltivati a frumento, oliveti e vigneti. Di origini antichissime, il suo centro storico vanta splendide perle architettoniche quali la chiesa di Santa Maria Assunta, risalente probabilmente all’XI secolo. L’edificio, in realtà, incorpora alcune testimonianze ben più antiche, appartenenti in origine ad un tempio pagano costruito secoli prima. È il suo campanile ad attirare l’attenzione, non appena si giunge a pochi chilometri da Guardialfiera. Ma l’attrazione principale del paesino è senza dubbio il suggestivo lago di Guardialfiera, un invaso artificiale creato tra gli anni ’60 e ’70 grazie alla costruzione di una diga sul fiume Biferno. Il bacino aveva lo scopo di fornire acqua potabile in una regione dove l’agricoltura ha sempre avuto un ruolo fondamentale. Ma da questa imponente opera dell’uomo è nato qualcosa di meraviglioso, un capolavoro di rara bellezza. Si tratta del lago più grande del Molise – se non si prende in considerazione il lago di Occhito, che sorge lungo il confine con la Puglia. È attraversato da un lungo viadotto su cui scorre una delle principali arterie della regione, che collega Termoli a Campobasso: è quindi impossibile non imbattercisi, e ogni volta è una visione mozzafiato. Oggi il bacino attira molti turisti, che si innamorano perdutamente del paesaggio incantevole e della tranquillità che vi regna. Passeggiare tra i boschi che, di tanto in tanto, lasciano intravedere uno spiraglio di azzurro e poi discendere sin lungo le sponde del lago, per godersi un po’ di relax a contatto con la natura, è un’esperienza da non perdere. Ma c’è ancora una sorpresa che vi attende, se sarete fortunati. Le acque del bacino nascondono infatti un antico segreto: con la creazione della diga, alcuni terreni attorno il borgo di Guardialfiera sono stati allagati. Proprio qui sorgeva un antichissimo ponte, conosciuto sia con il nome di Ponte di Sant’Antonio che con quello, più suggestivo, di Ponte di Annibale. Si narra infatti che il famoso condottiero cartaginese vi marciò per dirigersi verso la Puglia, durante la seconda guerra punica. I resti di questa splendida testimonianza del passato sono completamente coperti dall’acqua, ma di tanto in tanto tornano a riemergere, regalando uno spettacolo affascinante. Ciò accade per pochi giorni l’anno, e neanche sempre. Solitamente succede durante il periodo estivo, quando lunghi periodi in assenza di precipitazioni e un grande consumo dell’acqua del bacino portano alla formazione di secche. L’ultima volta è accaduto nell’autunno del 2017, quando il punto più alto del ponte ha fatto capolino dalle acque per qualche settimana. (da Si Viaggia)

GUGLIONESI, provincia di Campobasso. Centro agricolo collinare di origine medievale. I guglionesani, caratterizzati da un indice di vecchiaia nella media, sono concentrati nel capoluogo comunale che sorge nella parte meridionale del territorio, su un vasto altopiano che ne costituisce la maggiore sommità e dal quale si gode un panorama aperto che si prolunga fino all’Adriatico. Il territorio appartiene al periodo pliocenico, precisamente al quarto stadio, per la maggior parte è un vasto altopiano circondato da colline che non superano i 300 metri di altitudine. Il centro storico è caratterizzato da case vecchie per tipologia costruttiva ma in buono stato di manutenzione mentre nella zona di nuova espansione, che degrada verso la pianura ricca di vigneti, si trovano abitazioni più moderne e talvolta condominiali. Il clima è caratteristico delle zone collinari, con estati fresche ed inverni miti. Lo stemma raffigura tre colline; su quella centrale spiccano tre sale (piante di carex acuta, particolarmente diffuse nel circondario).

JELSI, provincia di Campobasso. Paese della valle del Fortore posizionato su un panoramico colle. Il centro storico, posto su un leggero rilievo, ha conservato le caratteristiche del borgo medievale con mura di cinta.  La fondazione dovrebbe essere avvenuta grazie ad alcune colonie di zingari, con il nome originario che era “Terra Gyptie” o “Gittia”, come scritto nei registri angioini. Le prime notizie certe, comunque, risalgono al 1269 quando il nome comparve de Libro delle Donazioni di Carlo I d’Angiò. Il centro storico nacque da un impianto urbanistico di epoca romana: si vede bene il decumano, mentre il cardo, con il tempo, quasi completamente sostituito dall’impianto medievale. Cosa vedere a Jelsi: la Chiesa Madre di S. Andrea Apostolo e la Cripta della SS. Annunziata con affreschi del XIV secolo, degno di nota anche il Palazzo Ducale dei Carafa più altri palazzotti presenti in paese, il borgo e da qualche anno, data la grande tradizione, è stato aperto il Museo del Grano ricavato nel Convento dei Frati Francescani annesso al Santuario Santa Maria delle Grazie poco fuori il paese.

LARINO, provincia di Campobasso. Cittadina di 8500 abitanti, è situata a 400 m. sul livello del mare, a circa 20 km dall’Adriatico. Domina la fertile vallata del fiume Biferno, circondata da magnifici oliveti. La città di Larino è di origine etrusca. Fondata presumibilmente dodici secoli prima di Cristo, fu importante Municipio romano: ne sono testimonianza i numerosi resti dell’Anfiteatro, che aveva una capienza di circa 20 mila spettatori, e i ruderi di ville patrizie, terme, ecc.. Larinum era dotata altresì di una zecca monetaria propria. L’attuale Centro storico è di epoca medievale e vi si conservano diversi palazzi signorili. Allo stesso periodo risale la costruzione del Duomo, inaugurato il 31 luglio del 1319 e considerato uno dei maggiori monumenti dell’Italia centro-meridionale.

LUCITO, provincia di Campobasso. Piccolo paese accogliente. D’inverno Lucito conta circa 900 abitanti mentre nel periodo estivo, grazie ai turisti e ai lucitesi che vivono fuori e che tornano a godersi la tranquillità, l’aria pura e il verde del luogo diventano più del doppio. Il suo territorio di 32,70 Km2è posto in una valle ricoperta di uliveti che va dalle sponde del fiume Biferno alle colline fino al monte S. Angelo che si trova a 900 m s.l.m.Il paese dista da Campobasso, capoluogo di provincia, 27 Km, dal litorale di Termoli, 50 Km e dalla località sciistica di Campitello Matese, Km 50.Lucito si trova a circa 460 m sul livello del mare e ha un clima temperato e costante. Il terreno è di natura parte argilloso e parte tufaceo con filoni di pietra calcarea.

MACCHIA VAL FORTORE, provincia di Campobasso. Situata su una collina coronata da oliveti e frutteti a 477 metri di altitudine sul livello del mare. Fa parte della Comunità Montana del Fortore Molisano. L’agro di Macchia Valfortore è situato sulle rive del Lago di Occhito, uno dei bacini artificiali più grandi d’Europa. È totalmente immerso nelle incontaminate colline molisane e segna il confine geografico tra il Molise e la Puglia. Macchia ha origine antichissima di cui non si è però trovata documentazione perché distrutta sicuramente dai barbari che invasero l’Italia. E’ un paese trimillenario. Esisteva all’epoca dei Sanniti con il nome di “Maccla” da cui si intuisce che il paese fu fondato in mezzo ad una boscaglia. Da Vedere: Palazzo Marchesale Gambacorta, le croci stazionarie, fontana di Piazza S. Nicola,  Porta di S. Nicola, area pic-nic (Bosco Valgennaro), Lago di Occhit, cappella della Madonna dell’Incoronata, cappella di S. Maria degli Angeli, cappella di S. Maria dell.Assunta.

MONTECILFONE, provincia di Campobasso. Situato su di una collina nelle vicinanze della costa e del fiume Biferno, Montecilfone è uno dei quattro centri in provincia di Campobasso di minoranza albanese. Nel corso del XV secolo, infatti, molti albanesi si riversarono sulle coste molisane per sfuggire alla persecuzione dei Turchi e qui, a distanza di secoli, si conservano ancora lingua e tradizioni albanesi. Le prime notizie di Montecilfone risalgono all’anno 1102 con il nome di Mons Gilliani e solo nel 1608 divenne Montecilfone. Numerosi sono i reperti di epoca romana rinvenuti sul suo territorio: monete di Caligola (imperatore romano dal 37 al 41 dopo Cristo), una lapide romana pentagonale, statuette di bronzo e e argento, numerose tombe e vasi di terracotta. Nel Medioevo il borgo è citato nell’epoca angioina per l’esistenza di una grangia nel bosco Corundoli (1276), a difesa dei possessi dell’ordine cavalleresco di Malta. Il fortino andò distrutto, nel 1442 l’avvento degli aragonesi portò il possedimento nelle mani dei feudatari di Alfonso I, la cui stirpe iniziò con Giacomo da Montagano. Nel 1764 il feudo andò in mano al marchese d’Avalos di Vasto don Carlo Cesare, e passò al figlio Francesco d’Avalos, ancora in vita quando nel 1806 fu abolito il feudalesimo. In quell’anno Montecilfone divenne comune, incluso nel distretto di Larino nella provincia di Campobasso. Di interesse artistico nel centro abitato è l’unica chiesa del paese: la Chiesa di San Giorgio, realizzata nel 1861 su riedificazione di una precedente, oltre al Castello con la torre ed al Palazzo Ducale. La chiesa ha in impianto rettangolare con una semplice facciata a capanna intonacata di bianco, provvista di un portale e di un finestrone ad oculo soprastante, mentre il timpano della cornice è triangolare. Il campanile a torre è l’unico elemento originale della chiesa, provvisto di un arco stretto alla base, per l’accesso al borgo vecchio, e di una cella campanaria. La sommità è decorata da merlature. La chiesa all’interno è a navata unica, decorata da un finestrone istoriato sulla parete dell’altare, dove si nota l’effigie della Madonna Grande “Shermja Madhe”, la Vergine Assunta dell’ex santuario di Ramitelli ora parrocchia della frazione di Nuova Cliternia (Campomarino), a cui sono devoti gli arbëreshë molisani.

MONTEFALCONE NEL SANNIO, provincia di Campobasso. Comune di 1.684 abitanti. Il suo centro storico conserva ancora oggi l’originario impianto medievale, con case in sasso e strette vie acciottolate. Qui, lontano da grosse vie di comunicazione, tra la ricca vegetazione e le numerose risorse naturali della zona, a regnare è la tranquilla. Poco distante dal centro abitato scorre il fiume Trigno, anticamente chiamato Trinus. Da sempre importante bacino idrico molisano e linea di confine con l’Abruzzo. A caratterizzare lo splendido paesaggio naturale anche il Lago Grande. Ricco di anguille e tinche rappresenta non solo una risorsa naturale di grande valore ma anche un luogo di svago ideale per i pescatori o per organizzare pic-nic e sagre nell’area attrezzata. I montefalconesi vantano antiche origini contadine tanto che ancora oggi l’agricoltura rappresenta la principale risorsa economica: cereali, ortaggi, vite e olivo sono le coltivazioni più diffuse. Numerose anche le botteghe artigiane che mantengono vivi gli antichi mestieri come lavorazione del marmo, del legno e del ferro.

MONTERODUNI, provincia di Isernia. Comune di 2183 abitanti. Situato su un colle, a 460 metri sul livello del mare, spicca per il suo Castello Pignatelli. Nel corso degli ultimi decenni il paese si è sviluppato nella valle sottostante. È situato a metà strada tra Isernia e Venafro e a pochi chilometri dal nucleo industriale di Pozzilli-Venafro. Le origini di Monteroduni sono antichissime e certamente molto anteriori all’epoca romana. La scoperta di tombe del periodo neolitico in contrada “Socce”, nel 1881, ne fornisce la prova. Le origini di Monteroduni, inteso quale il paese nella sua attuale collocazione geografica, risalgono invece ad un’epoca successiva al declino dell’impero romano, allorquando le prime scorribande dei barbari coinvolsero anche questa zona. Nel IX secolo, con molta probabilità, si ebbe un flusso migratorio che dalla valle spostò l’insediamento abitativo sulla collina ove adesso sorge il paese. Ed è in questo periodo che, allo scopo di potersi meglio difendere, sorse il primo nucleo di quello che è attualmente il Castello Pignatelli, attorno al quale si arroccarono le abitazioni, lontano dalle vie di comunicazione e dai pericoli delle incursioni straniere che periodicamente devastavano il territorio circostante. Così, nel secolo XII, come riferiscono numerose fonti storiche, Monteroduni «era una fortezza tenuta in gran conto per essere come la chiave di entrata nel Contado di Molise». A forte vocazione agricola, il paese è circondato di vasti terreni con oliveti.

MONTORIO NEI FRENTANI, provincia di Campobasso. Situato a m. 656 s.l.m.. Partendo dal capoluogo di provincia, in direzione Termoli, dopo circa 10 Km s’incontra il bivio per Montorio; la strada da percorrere per giungere al paese si inerpica su di un colle posto tra il Cigno e il Tona e da cui si raggiunge con lo sguardo la Maiella, il Gargano ed il Mar Adriatico, sino a giungere alla sua sommità dove si adagia il centro abitato, che originariamente racchiuso intorno al castello e circondato da mura, conserva varie opere di un certo valore storico e monumentale. Sotto l’aspetto urbanistico- monumentale, l’abitato è costituito dalla Terra Vecchia e dal Borgo Murato, entrambi muniti di torri e porte d’accesso, ancora visibili: Porta Falsa, Porta san Pietro o Magliano, Porta Larino o San Sebastiano. Il Palazzo Magliano, oggi casa privata, è stato costruito nel 1736 quale tipico esempio di casa signorile dell’epoca; della sua struttura originaria non rimangono che poche tracce (l’antica meridiana), avendo subito nel tempo varie trasformazioni.

PETACCIATO, provincia di Campobasso. Amabile centro del litorale adriatico, si erge su di una verde collina a 225m. sul livello del mare. Dalla sua posizione dominante offre una panoramica unica e suggestiva che si estende dai monti della Maiella al promontorio del Gargano, attraversando l’arcipelago delle Isole Tremiti.Il suo territorio si sviluppa su di una superficie di 2968 ettari. Conta una popolazione di 3488 abitanti. Sono luoghi d’interesse il Castello normanno, la Chiesa di Santa Maria di Petacciato e la Torre di Petacciato.Alle spalle della spiaggia si sviluppano un sistema di dune tra i più pregevoli della costa adriatica e una vasta pineta sottoposta a tutela ambientale. Il 15 maggio 2012 Petacciato riceve per la prima volta la “Bandiera Blu”, premio che viene dato in concessione alle migliori spiagge europee per qualità dell’acqua, servizi, e tutela dell’ecosistema.

PIETRACATELLA, provincia di Campobasso. Piccolo centro del basso Molise situato ai confini con la provincia di Foggia. Il paese è arroccato su di uno sperone roccioso di natura tufacea, a circa 725 metri s.l.m., che dagli abitanti del luogo, i Pietracatellesi, viene denominato “Morgia”. Da qui è possibile ammirare un vasto panorama: l’abitato domina la valle del Tappino. Guardando ad est è visibile il lago di Occhito e i primi centri delle Puglie, mentre ad ovest è possibile scorgere Campobasso. Secondo la tradizione più comune, il paese sarebbe sorto nel XV secolo dall’unione di due casali, quello di “Petra”, corrispondente all’attuale sito, e quello di “Catella”, distante pochi chilometri dal primo. Gli abitanti di “Catella” emigrarono, forse in seguito al terremoto del 1456, a “Pietra”, dando origine all’università ingrandita di “Predicatiello” (da “Petra” et “Catella”). Un tempo il paese era sovrastato da un imponente castello, di cui ora non restano che poche tracce, mentre il complesso architettonico più importante e prossimo ad esso, è la Chiesa di San Giacomo Apostolo il Maggiore, con annessa cripta dedicata a Santa Margherita risalente all’XI secolo. (da Wikipedia)

POGGIO SANNITA, provincia di Isernia, 753 abitanti denominati poggesi (o anche caccavonesi). Il territorio consta di una superficie di 21,76 kmq a 705 metri s.l.m., dominante la valle del fiume Verrino a sud-ovest; il comune risulta confinante all’Abruzzo nella zona a nord-est, confine naturale segnato dal fiume Sente.Situato nel cuore della Comunità Montana “Alto Molise”, Poggio Sannita dista 40 km da Isernia, 55 km da Campobasso, 60 km da San Salvo (CH); come da conformazione geografica, le maggiori risorse sono legate alle attività agricole, naturalistiche e ambientali. Il territorio oltre al centro urbano comprende diverse contrade: Sente, Valle del Porco, San Cataldo (sede della festa omonima), Rimanci, Quarto II°, Castel di Croce, Carapellese, Scalzavacca e Quarto I°. Il paese evidenzia oggi un forte calo demografico dovuto allo spopolamento legato all’assenza di occupazione. Il “Tratturello” caratterizza in maniera sostanziale il territorio, che, da sempre è stato sfruttato in modo compatibile e sostenibile con forme di agricoltura rispettose dell’ambiente e pronte ad essere incluse in un processo di produzione agro-alimentare e zootecnia, opportunamente certificata in termini di qualità. Così emerge una straordinaria rete di percorsi legati allo spostamento stagionale delle greggi (e dunque legati alla principale attività economica costituita dall’allevamento ovino, soprattutto, ma anche caprino, bovino ed equino) ma anche alla gran mole delle attività indotte e collaterali, oltre alle più generali esigenze di spostamento e controllo dell’intera fascia centro meridionale dell’Appennino in generale e del Molise in particolare.

ROCCAVIVARA, provincia di Campobasso, si erge in cima ad un colle sulla sponda destra del fiue Trigno a 652 metri sul livello del mare. Posizione geografica strategica, superba sentinella della Valle del Trigno e posizione spettacolare dal punto di vista paesaggistico. Il centro abitato si trova su un colle, sulla riva destra del fiume Trigno. Il suo territorio è caratterizzato da una buona ricchezza di valori ambientali e di bellezze paesaggistiche, ma è anche molto interessante sotto il profilo storico in quanto offre all’ammirazione del turista testimonianze storiche di diverse epoche di straordinario valore, delle quali il paese va giustamente fiero. Non si hanno notizie certe sulle origini Roccavivara, ma i primi insediamenti risalgono all’età precristiana, come da testimonianza di alcuni reperti archeologici rinvenuti. Anche per ciò che concerne il nome non si dispone di fonti attendibili, anche se in merito vengono avanzate varie ipotesi. Nel 1268 fu feudatario Gualtiero di Vollero, al quale subentrò Bertrando Cantelmo; successivamente si alternarono varie famiglie nel controllo del feudo sino all’eversione della feudalità.

ROTELLO, provincia di Campobasso. Tra le dolci colline poste tra Fortore e basso Molise, paese noto per il suo olio, ma non solo. L’olivo è l’elemento più rappresentativo del paese, in quanto in tutto il territorio ne vengono coltivate diverse varietà, dalla cui lavorazione si ottiene un Olio Extravergine di grande qualità, conosciuto ed apprezzato sia in regione che fuori per le sue caratteristiche organolettiche. Fondato dai Normanni, si chiamò dapprima Lauritello, ossia terra di alloro, poi Lorotello e, infine, Rotello. La contea normanna di Loritello, che  si estendeva dal Tronto al Fortore sulle coste dell’Abruzzo, del Molise e della Puglia, fu soppressa definitivamente nel 1220 da Federico II di Svevia e suddivisa in vari feudi. Ai Normanni successero gli Angioini fino ai Caracciolo, ultimi feudatari nel 1792. Rotello venne compreso nella Capitanata e quindi, nel 1811, fu aggregato al Molise. Il patrimonio storico artistico di Rotello racchiude il centro storico, il quale conserva case medievali, disposte in file e separate da vicoli stretti convergenti tutti verso la piazza. Qui sorgeva la chiesa madre, di cui oggi non restano tracce. Per accedere al centro storico vi erano quattro porte di cui oggi solamente tre sono ancora visibili. Sui muri e sugli archi del borgo si conservano scritte in latino. Sulla facciata di una casa resta un rilievo con una lupa e una figura femminile (chissà, Cappuccetto Rosso, magari): secondo la tradizione vi avrebbe avuto sede la “ruota” dove venivano abbandonati i neonati indesiderati. (fonte: Turismo in Molise).

SAN GIULIANO DI PUGLIA, provincia di Campobasso. Situato ad un altezza di circa 452 m sul livello del mare, è un piccolo paese che si estende su di una superficie di 41,99 Kmq confina con Colletorto, Bonefro e Santa Croce di Magliano. Il vecchio centro abitato che sorgeva ad un’altezza di 452 metri sul livello del mare è andato in gran parte distrutto per il terremoto; ciò ha rappresentato una vera sciagura sia, soprattutto, per la perdita di vite umane, ma anche per i gravissimi danni riportati dagli edifici anche di pregio. L’opera di ricostruzione operata dagli operatori pubblici e privati, ma soprattutto la fierezza e la voglia di rinascita della sua gente stanno contribuendo a portare il paese all’antico splendore. Le importanti scoperte archeologiche realizzate nella zona, a seguito dei lavori eseguiti dopo il noto sisma del 2002, hanno ancora una volta avvalorato l’idea che il paese avesse origini antichissime. Nel periodo longobardo il feudo fece parte del Ducato di Benevento e poi nel periodo normanno fu sotto il controllo di Trasmondo di Montalto, che con ogni probabilità fu suffeudatario del Conte di Loritello. Si presume che in età sveva fu parte della Contea del Molise; successivamente il feudo vide l’avvicendarsi di diverse famiglie al potere sino all’abolizione della feudalità. San Giuliano, per distinguersi da San Giuliano di Sepino (ora del Sannio), assunse nel passato la dizione di Puglia perchè appartenente alla Capitanata. La dizione stessa attualmente è impropria dal momento che fa parte del Molise.

SAN MARTINO IN PENSILIS, provincia di Campobasso. E’ adagiato sopra un colle, in parte a strapiombo e ripidissimo verso il lati Sud ed Ovest, continuando poi ad estendersi oltre il centro storico lungo il lato Nord-Ovest, meno scosceso; l’abitato prosegue inoltre verso Est lungo il lato ripido posto a Mezzogiorno per alcune centinaia di metri per poi direzionarsi decisamente verso Sud, oltre che verso Est. Il territorio sammartinese si stende poi gradualmente verso le zone pianeggianti dei suoi tre corsi d’acqua più importanti. Altri corsi d’acqua minori sono il Vallone Reale e il Vallone Sassano (affluenti di sinistra del Saccione). Del terreno boschivo restano attualmente solo alcune macchie, avanzi di quel che secoli addietro era una lussureggiante vegetazione, il cosiddetto Bosco di Ramitelli, che si estendeva lungo tutto il corso del Saccione dal mare fino a Rotello. Dalla vetta della collina si ha la possibilità di vedere gli Appennini abruzzesi, con le cime della Maiella e del Gran Sasso che svettano, il monte Gargano con la sottostante pianura del Tavoliere delle Puglie e il mare Adriatico.

SANT’ELIA A PIANISI, provincia di Campobasso. Paese di origine medievale, l’attuale centro conserva il caratteristico ambiente planimetrico originario. La parte storica del paese comprende vecchie case, addossate alla Chiesa Madre. In una zona di falsopiano, a 666 metri s.l.m., sulle propaggini orientali dell’Appennino, sorge Sant’Elia a Pianisi. Il toponimo riflette il nome del patrono del luogo, Sant’Elia, mentre la specificazione “a Pianisi” riprende il nome di un antico Castello di Pianisi, raso al suolo nel 1528. Di origine medievale, l’atuale centro conserva il caratteristico ambiente planimetrico originario. La parte storica del paese comprende vecchie case, addossate alla Chiesa Madre. Il territorio di Sant’Elia è costituito da un’estesa zona pianeggiante più o meno continua, a tratti incisa da vallate gradatamente più profonde. La Chiesa parrocchiale, intitolata a Sant’Elia Profeta, è posta al centro del paese; poco si sa della sua origine: sul portale vi è la data 1589, ma con molta probabilità a quell’epoca fu restaurata su un precedente edificio. Il Convento dei Padri Cappuccini, situato a est del paese un tempo extra moenia ora si trova in una zona quasi centrale; annessa al convento vi è la Chiesa consacrata a San Francesco nel 1604 e lo stesso anno, il 4 ottobre, fu piantata una croce e oggi quella croce è stata risistemata in quello stesso luogo e una lapide posta alla base ne ricorda i due eventi. Una visita al Convento di Sant’Elia non può non prevedere una sosta in quella che per quattro anni, 1904-1907, fu la cella di Padre Pio da Pietrelcina, una sosta doverosa meritano anche la casa natale e la cella dove pregò, visse e morì Padre Raffaele da Sant’Elia a Pianisi – il Monaco Santo – punto di riferimento per lo stesso San Pio.  Ricordi dell’epoca romanica sono evidenti nella Chiesetta di San Pietro, XI secolo, posta a 6 Km. dal centro urbano, ed in particolare nella facciata che è divisa da lesene collegate da archetti, che pur semplice nello stile ben si addice nella situazione paesaggistica. Detta Chiesa un tempo faceva parte di un complesso monastero- romitorio dell’Ordine Benedettino. Oggi nei pressi della Chiesetta vi è un area attrezzata per un turismo autenticamente amante della natura.  All’interno dell’abitato si lascia ammirare un lastrone con lunetta che sovrasta l’ingresso della Chiesa di San Rocco: vi appare un cavaliere, forse un vescovo, che si dirige verso una margherita ad otto petali, inseguito da un mostro alato, ascrivibile al XIII XIV secolo. La Chiesa fu costruita nel XVI secolo e adiacente al Palazzo baronale: ora è inserita nel palazzo municipale che è stato edificato su una parte di quello.  Interessante è la croce viaria, datata 1392, che posta nei pressi del Convento, ne indicava la via; ora è conservata nell’atrio del Municipio per proteggerla dalle intemperie.

TERMOLI, provincia di Campobasso. La città di Termoli si estende oggi sulla costa e verso l’interno, ma il suo centro propulsore è il promontorio sul mare Adriatico, sede del caratteristico Borgo Antico, topograficamente diviso dal resto della città dalle mura di contenimento e dal castello. Termoli è un comune italiano di 33532 abitanti della provincia di Campobasso, in Molise.Per popolazione è il secondo della provincia e della regione dopo Campobasso. Si caratterizza per la presenza di un promontorio sul quale sorge l’antico borgo marinaro, delimitato da un muraglione che cade a picco sul mare. La città si estende oggi sulla costa e verso l’interno, ma il suo centro propulsore è il promontorio sul mare Adriatico, sede del caratteristico Borgo Antico, topograficamente diviso dal resto della città dalle mura di contenimento e dal castello.La città oggi si presenta suddivisa in due zone ben distinte per caratteri architettonici: il Borgo Vecchio, che, edificato su un promontorio, si protende sul mare come la prua di una nave e la Città Nuova, che si eleva dal livello del mare poco meno di 30 metri.Il Borgo, lambito dalle acque dell’Adriatico, divide le due spiagge della città: S. Pietro (Rio vivo) ad oriente e S. Antonio ad occidente, denominazione motivata dalla passata esistenza di due chiese, una dedicata al primo Papa e l’altra al popolare Santo francescano.

VENAFRO, provincia di Isernia. “Il passeggiero che giunge a Venafro non può evitare una tempesta di pensieri nella sua mente, e forti emozioni nel suo cuore. Egli calca una terra monumentale”. Così scrive Vincenzo Lomonaco in “Poliorama Pittoresco” (1837-1838) ed in effetti è questa la sensazione che da la città molisana.  E’ la porta del Molise per chi viene da ovest e una delle città più importanti, ricca di bellezze storico-artistiche. L’abitato è circondato da campi di ulivo, con piante secolari da cui è prodotto un olio di qualità, citato anche dai grandi scrittori latini: Varrone, Plinio il Vecchio, Strabone, Orazio, Marziale e Giovenale. E ancora oggi la qualità della produzione è unanimemente riconosciuta.

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