Molise, una “tre giorni” dedicata all’economia civile

Stefano Zamagni

Tre giorni, dal 10 al 12 novembre, dedicati all’economia civile. Con appuntamenti a Termoli e Guglionesi, in Molise.

Grazie alle dottrine di Antonio Genovesi a Stefano Zamagni, Termoli e Guglionesi diventano dunque le capitali molisane dell’economia civile. La recente adesione di Guglionesi al distretto dell’economia civile, intitolato proprio ad Antonio Genovesi e le successive iniziative in tal senso, hanno suscitato grande interesse per una dottrina, e non solo, che da secoli punta ad interpretare le vere esigenze economiche di un mondo sempre più globalizzato e quindi, sempre meno libero da poteri forti, da posizioni egemoniche, sempre meno equitativo.

L’aumento della povertà e il diffuso sentimento di sfiducia, che con l’incertezza alimenta, soprattutto nei ceti popolari, rabbia, tristezza, disgusto, paura, e l’Italia non è certamente indenne, genera un sentimento di sfiducia generalizzato verso “tutti” (banche, imprese, imprenditori), che si unisce a una forte preoccupazione per il “lavoro”. I rapporti Censis, rafforzano tale situazione che non è da addebitarsi solo alla contingente pandemia o alla guerra in atto. La mancanza di una progettualità capace di affrontare le criticità sociali, economiche e ambientali, capace di dare fiducia e speranza nel futuro, la vera motivazione.

Nei primi mesi di diffusione della pandemia si avvertiva forte l’esigenza di “riprogettare” il nostro Paese per renderlo più giusto e inclusivo (come sottolineato dal presidente Mattarella).

Il programma “Next generation EU” rappresentava lo strumento adatto allo scopo.

Poi, però, questa esigenza (volontà) si è progressivamente affievolita ed ha lasciato spazio al “far ripartire la crescita”. Una risposta chiaramente insufficiente rispetto ai problemi e alla forte domanda di cambiamento, avanzata da una significativa parte della società, che chiedeva (e chiede tutt’ora), una nuova visione di sviluppo capace di: ricostruire una società più giusta; coniugare il rilancio dell’economia con il lavoro, con la sostenibilità ambientale e sociale e con l’inclusione sociale; ricreare coesione sociale e senso di comunità che rappresentano il lievito naturale di ogni processo di sviluppo locale. Una domanda di cambiamento espressa con forza da Papa Francesco che, attraverso una lettera, invitò nel maggio 2019, i giovani economisti e gli imprenditori a costruire una economia civile incentrata sull’uomo, sul bene comune, sulla sostenibilità e sull’inclusione sociale.

Centoottanta amministratori delegati delle più grandi società americane (associazione Business Roundtable), in un documento, anteponevano il benessere dei lavoratori, l’equità, la cura della comunità e il rispetto dell’ambiente allo stesso business. Una visione questa che, nell’intercettare la nuova sensibilità dei consumatori, e della stessa società, sul tema, coniugava la ricerca del profitto con l’impegno civile.

Nel nostro Paese un variegato mondo legato alle diverse esperienze di economia civile, che ha nel prof. Stefano Zamagni un importante riferimento, si è attivato per costruire, giorno dopo giorno, esperienze ad essa ispirate. La costituzione del “distretto di economia civile” dedicato alla figura di Antonio Genovesi (filosofo-economista padre dell’economia civile), avviata con la Delibera dell’amministrazione comunale di Guglionesi, si inserisce in questo percorso con l’obiettivo di sviluppare iniziative sul tema e di sperimentare modelli di interventi incentrati sulla valorizzazione delle risorse del territorio (cultura, ambiente, competenze ecc.) e così intercettare il momento giusto, per cambiare lo sguardo sulla realtà.

L’economia civile nasce, storicamente, prima dell’economia politica e precisamente a Napoli nel 1753 quando, presso l’Università di Napoli fu istituita la prima “cattedra” al mondo di Economia che si chiamava, appunto, “Cattedra di economia civile”. Proprio Antonio Genovesi ne fu il primo cattedratico. Il fine dell’economia civile è la “naturale e civile felicità” pubblica e, per questo motivo, si fonda sulla virtù, sulla socialità e, appunto, sulla felicità. A differenza dell’economia politica, che si concentra sulla crescita economica (espressa comunemente con il PIL), l’economia civile si concentra sullo sviluppo dell’uomo nelle sue tre dimensioni: materiale (economica), socio-relazionale e spirituale. L’aumento delle disuguaglianze, il “calo” della felicità, motivi, questi, correlati tra loro sono i principali motivi che vengono richiamati per spiegare questo “ritorno sulla scena”. La partecipazione ad attività sociali e di volontariato migliora la qualità della vita, facilita la ricerca di un lavoro e riduce il rischio di povertà. Tanti sono gli spunti ma due riteniamo sia meritevoli di particolare attenzione. Il primo è rappresentato dalla sottolineata importanza della dimensione sociale dello sviluppo che dà “senso” all’agire umano e soddisfa il suo bisogno di “beni relazionali” (tema chiave nell’economia civile) che contribuiscono alla felicità pubblica.

Ricordiamo, a riguardo, che ciò che concorre alla “felicità pubblica” non è tanto la disponibilità di reddito e di ricchezze materiali, quanto la disponibilità di “beni relazionali”.

Come scriveva Aristotele “nessuno sceglierebbe di vivere senza amici, anche se provvisto in abbondanza di tutti gli altri beni”.

Il secondo spunto, riguarda la critica circa “l’inadeguatezza di una visione economica” fondata su due pilastri: lo Stato, inteso come l’insieme composto dalle pubbliche Istituzioni e il mercato concepito come luogo occupato esclusivamente da soggetti che perseguono fini “individualistici”.

Una visione, questa, che ha creato crescenti disuguaglianze, tassi di disoccupazione preoccupanti, distruzione di risorse naturali perché ritenute erroneamente illimitate e perdita della centralità dell’economia reale, progressivamente marginalizzata dall’economia finanziaria.

Una visione che marginalizza (esclude) il Terzo pilastro costituito dalla società civile (la comunità). Un “terzo” pilastro che può rappresentare, all’interno di una organica collaborazione con lo “Stato e il mercato” (la cosiddetta sussidiarietà circolare prevista dall’art.118 della Costituzione), il “cambio culturale organizzativo” capace di ri-generare la comunità e di valorizzare il ruolo emergente e propulsivo della società civile nella sua valenza economica (particolarmente importante per lo sviluppo di processi di sviluppo inclusivi) oltreché culturale e sociale.

Il lavoro occupa una posizione centrale nella Costituzione italiana. Il primo comma dell’art.4 stabilisce che “la Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto”, mentre il secondo comma stabilisce che “ogni cittadino ha il dovere di svolgere secondo le proprie possibilità e la propria scelta un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale e spirituale della società”.

Il lavoro, dunque, come diritto, il lavoro come dovere, il lavoro come bisogno insopprimibile che dà “senso” e significato alla persona. La rivoluzione tecnologica e digitale ha cambiato il modo di produrre, lavorare e consumare, ha creato nuovi profili professionali distruggendone altri con un saldo complessivo spesso negativo. Ripartire, pertanto dalla valorizzazione delle risorse del territorio e dal suo patrimonio ambientale, culturale e di competenze sedimentate.

Il territorio come elemento centrale per la costruzione di percorsi di sviluppo locale nei quali sperimentare “Politiche Attive del Lavoro” che abbiano l’obiettivo di incrementare e migliorare le opportunità e la massima partecipazione della popolazione attiva al mercato del lavoro.

In questo percorso la “comunità” riveste un ruolo di particolare importanza. Per tali importanti prerogative “L’economia civile” può garantire quella grande trasformazione sempre sperata e prerogativa nascosta da chi pesa costantemente il suo portafoglio. L’Amministrazione di Guglionesi, il Parco Letterario e del Paesaggio “ F.Jovine”, alla sezione ANPI “ P.Levi” di Guglionesi, all’ARCI “ F.Jovine “, unitariamente hanno voluto lanciare un sasso nello stagno per creare consapevolezza sul tema. Il sasso ha amplificato la sua onda e attenzionato Istituti Scolastici, cittadini e qualche politico.

Per tale condizione motivazionale Giovedì 10 novembre ore 10,30 presso la Sala Consiliare del Comune di Guglionesi, sarà conferitala cittadinanza onoraria al prof. Stefano Zamagni, presidente dell’Accademia Pontificia della Politiche Sociali. Il prof. Zamagni è stato tra i primi, in Italia, a riscoprire e far conoscere il valore e la modernità di quella che, nel 700 Antonio Genovesi battezzava con il nome di “Economia civile”. E’ prevista la partecipazione del Sindaco di Castiglione del Genovesi (SA), città natale di Genovesi, dott. Generoso Matteo Bottigliero.

Seguirà, Venerdì 11 novembre alle ore 9,30 presso l’istituto tecnico commerciale “Boccardo” di Termoli l’Incontro dal tema: Comunità intraprendenti e comunità trasformative, con il contributo essenziale del dottor Jacopo Sforzi. Verrà illustrata la ricerca, realizzata dall’Euricse, sulle “comunità intraprendenti” che si auto-organizzano per affrontare i problemi sociali, ambientali, economici e ambientali del territorio attraverso: le cooperative di comunità, le cooperative energetiche e tante altri modelli organizzativi. E’ stata richiesta la presenza del dott. Salvatore Esposito (Università della Pace) che relazionerà sulle “comunità trasformative” che creano nuova occupazione e socialità.

Sabato 12 novembre alle ore 16,00 il comune di Guglionesi, a chiusura della tre giorni, vedrà di scena il professor Stefano Zamagni, che onorerà la platea con la “Lectio Magistralis” sul tema “Economia civile – la grande trasformazione”.

Non occorre essere invitati per essere graditi. Insieme cerchiamo di evocare Francesco Jovine con i suoi splendidi scritti :” il Molise per me è un sogno. E’ un mito tramandatomi dai padri e rimasto nel mio sangue e nella mia fantasia”. Restiamo o torniamo per crescere e non per continuare a sperare di andare e non tornare.

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