Pasta al forno, risotto e tortellini in brodo. Ma anche cappone, pesce e crostacei. In una società in continua trasformazione c’è qualcosa che ci tiene ancorati alla tradizione: sono gli ingredienti principali del menu di Natale che continuano a farla da padrone sulle tavole degli italiani. Sia di quelli, e sono la maggioranza, che passeranno il 25 dicembre nella propria abitazione o a casa di un familiare, e sia di chi deciderà di pranzare fuori dalle mura domestiche.
Secondo un’indagine condotta da Fipe, Federazione italiana pubblici esercizi, sono 4,9 milioni gli italiani pronti a trascorrere il Natale davanti a una tavola imbandita e farsi coccolare in uno degli 85mila ristoranti aperti per l’occasione.
Rispetto allo scorso anno si tratta di oltre 200mila persone in più pronte a trascorrere il pranzo del 25 dicembre fuori casa e sostenere una spesa media di 56 euro a persona, per un volume d’affari complessivo di 270 milioni di euro, 30 milioni in più rispetto al 2018.
“I migliori ristoranti sono quelli in cui il cliente trova confermati due valori fondamentali – cordiale ospitalità e qualità del cibo – dichiara Lino Enrico Stoppani, presidente Fipe. “Il fatto poi che sempre più famiglie decidano di passare la più importante festa dell’anno al ristorante è la dimostrazione che quella italiana è un’offerta ristorativa eccellente. Tra l’altro, il mondo della ristorazione rappresenta un osservatorio privilegiato sulle trasformazioni della società, che interessano modelli di consumo e stili di vita, nonostante la crisi continui a mordere. Quest’anno un’azienda su quattro ha deciso di risparmiare su pranzi e cene aziendali per il tradizionale scambio degli auguri. Inoltre, i clienti si dimostrano sempre più sensibili al tema degli sprechi alimentari, favoriti dal fatto che circa il 92 per cento dei locali aperti a Natale è attrezzato per garantire l’asporto dei cibi ordinati e non consumati, in modo da assicurare anche un’altra tradizione natalizia, la cena degli avanzi di Santo Stefano”.
DAI PIATTI TRADIZIONALI, ALLA CUCINA VEGANA
Per far fronte a questa domanda crescente, il 71,8 per cento dei ristoranti italiani rimarrà aperto, mettendo a disposizione dei clienti sia menu tradizionali che portate studiate per chi ha specifiche esigenze alimentari.
Nel 76,4 per cento dei casi si potrà prenotare un menu a prezzo fisso – nel 58,2 per cento dei locali con bevande incluse – che si comporrà mediamente di sei portate a base, come detto, di ingredienti della tradizione. Alla pasta al forno, al risotto e ai tortellini in brodo, seguiranno pesce, crostacei e cappone, accompagnati da zucca, castagne e tartufo. Per concludere, torrone, panettone e frutta, prevalentemente esotica. Non mancherà, però, chi proporrà portate innovative.
Il 97,6 per cento dei ristoranti offrirà un menu vegetariano o vegano, mentre il 50 per cento garantirà piatti adatti a chi soffre di intolleranza al glutine. Nel 42,9 per cento dei ristoranti le famiglie potranno contare su uno specifico menu per bambini ad un prezzo pari a circa la metà di quello per gli adulti.
OFFERTE PER TUTTE LE TASCHE
Per il pranzo di Natale, la spesa media sarà di circa 56 euro a persona, ma ovviamente ciascun ristorante adatterà il conto alla propria offerta: nel 7,7 per cento dei locali sarà possibile trascorrere il 25 dicembre con meno di 40 euro a persona, nel 56,4 per cento dei casi la spesa sarà compresa tra 40 e 60 euro a commensale, mentre nel 35,9 per cento dei ristoranti si pagherà più di 60 euro a testa.
LO SPRECO ALIMENTARE
Il mondo della ristorazione non è tra i maggiori responsabili dello spreco alimentare, nemmeno a Natale. Secondo il 63,5% dei ristoratori, complici anche i menu fissi e il fatto che il tempo in cui si sta a tavola è dilatato rispetto al solito, gli sprechi durate il pranzo del 25 dicembre sono contenuti. Tuttavia il 91,8 per cento dei locali è attrezzato per consentire l’asporto del cibo e delle bevande ordinate e non consumate.