Le carresi del Molise: tradizione millenaria dal futuro incerto



Nell’Italia delle mille realtà locali, innumerevoli sono le tradizioni che veicolano il senso dell’identità di una comunità e lo trasmettono nel tempo. Nella bassa Frentania, situata tra la costa molisana e la Puglia a nord del Fortore, a svolgere questo ruolo sono le tradizionali ‘carresi’, corse di carri trainati da buoi, che hanno luogo tradizionalmente tra fine aprile e giugno nei comuni di Chieuti, in provincia di Foggia e di San Martino in Pensilis, Ururi e Portocannone in provincia di Campobasso. 

Di origine antichissima, collegate inizialmente con tutta probabilità ai culti precristiani per l’avvento della primavera e solo successivamente cristianizzate, ci sono giunte oggi nella forma di competizioni tra due o più carri condotti a tutta velocità lungo percorsi stabiliti.
Ritualità religiosa, agonismo sportivo ed entusiasmo collettivo confluiscono in un evento che cementa l’identità della comunità in cui si svolge, e che diventa un richiamo per turisti provenienti da ogni parte d’Italia. Nel corso degli anni non sono mancate ombre sulla competizione, che ha visto sempre più accentuarsi l’aspetto della competizione sportiva: nel 2015 si è arrivati alla sospensione delle corse, per uno scandalo legato al doping sugli animali usati per le corse, così come ricorrenti sono state le proteste degli animalisti. La principale minaccia alla sopravvivenza delle carresi viene però dall’aspetto della sicurezza: a seguito della tragica morte lo scorso 22 aprile durante la corsa di Chieuti di uno spettatore, travolto da un cavallo rimasto senza fantino e successivamente calpestato da un carro, sono state emanate dall’autorità prefettizia di Campobasso ordinanze di divieto delle corse, nonostante le migliorie sul piano della sicurezza approntate negli ultimi anni.
Particolare scalpore ha suscitato lo stop della corsa di San Martino in Pensilis, avvenuto poco prima del suo avvio. Decisione questa che ha suscitato la protesta di carristi e pubblico, già giunti sul luogo per la competizione, con conseguenti disordini, sia pure di lieve entità. Con l’annullamento della corsa di Ururi, prevista per il 3 maggio, emerge con tutta la sua urgenza la necessità di individuare un percorso per garantire la continuità dell’evento. Da un lato, emergono sicuramente concrete criticità sul piano dell’organizzazione. Dall’altro, la miopia istituzionale che ritiene di poter risolvere il tutto con un divieto rischia di causare la perdita di un patrimonio culturale indissolubilmente legato all’identità del luogo, sopravvissuto lungo i millenni per poi perire stritolato nella tenaglia della grigia burocrazia e delle pressioni esercitate da chi vorrebbe annullare in nome della tutela degli animali qualsiasi competizione che ne preveda la partecipazione.
(Antonio Lallo – da Il Primato nazionale)

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