La parola al vescovo di Termoli: “Cristo, nostra Pasqua, è stato immolato”
Sono questi i giorni in cui celebriamo la Pasqua, che ha il suo culmine nel Santo Triduo e si distende lungo i cinquanta giorni del Tempo Pasquale, e con la Solennità della Pentecoste, coinvolge tutta la nostra vita. L’intera esistenza del cristiano, infatti, è l’unico tempo e il vero luogo a nostra disposizione per vivere come popolo di Dio e umanità nuova scaturita dalla Morte e Resurrezione del Signore Gesù.
Sono preziose e opportune le parole che l’apostolo Paolo scrive alla comunità di Corinto e
che riascolteremo nella Liturgia della Parola del giorno comunica in Gesù, il Crocifisso-Risorto. Non è scontato che questa verità così evidente – che celebriamo in ogni Pasqua e in ogni domenica, Pasqua della settimana – sia di fatto il vero centro della nostra fede con la sua radice vitale e vivificante. Infatti Dio, così come noi siamo soliti pensarlo e immaginarlo, è piuttosto il datore della Legge, il giudice che premia e punisce, il padrone della nostra vita a cui dobbiamo obbedienza e ossequio. Ebbene, non è forse questa una caricatura di Dio che ha insinuato in noi il Nemico? Infatti, essa ci induce a temere Dio e a percepirlo più come concorrente che come alleato, più come limitatore che come garante della nostra libertà. La Pasqua torna puntuale a ricordarci che Gesù, il Crocifisso-Risorto, è l’unica vera rivelazione di Dio: in lui c’è la manifestazione reale di un Dio che ama fino a dare tutto se stesso, totalmente e senza condizioni. La Pasqua di Gesù ha fatto verità su Dio, smascherando una volta per tutte che l’idea di Dio che è in noi viene dal diavolo, e nulla ha a che fare con il Dio rivelato da Gesù Cristo come Amore e Misericordia.
E come si è manifestato l’amore di Dio per noi? A questa domanda risponde Giovanni: «In questo si è manifestato l’amore di Dio in noi: Dio ha mandato nel mondo il suo Figlio
unigenito, perché noi avessimo la vita per mezzo di lui. In questo sta l’amore: non siamo
stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati» (1Gv 4,9-10).
In questo sta l’amore: Lui si sacrifica per noi, non siamo noi a doverci sacrificare per Lui.
Lui è il Padre, garante e custode della nostra libertà, e noi siamo suoi figli e non più suoi
servi. Per questo ci dice continuamente: “Io non voglio il sacrificio della tua vita, voglio
che tu viva e viva in pienezza”.
Non sapete che un po’ di lievito fa fermentare tutta la pasta? Togliete via il lievito vecchio, per essere pasta nuova, poiché siete azzimi. E infatti Cristo, nostra Pasqua, è stato immolato! (1Cor 5,6).
Dall’idea di Dio che abbiamo consegue anche il rapporto che viviamo e coltiviamo con Lui, cioè il nostro modo di vivere la fede. Quell’immagine di Dio sbagliata, insinuataci dal
Nemico, porta ad avere un rapporto con Dio tale da ritenere che solo chi fa quello che deve fare, osservando tutte le leggi, i doveri e gli obblighi prescritti, avrà in premio la vita. Così la nostra relazione con Dio diventa quella che il servo ha con il suo padrone ed è vissuta continuamente sotto il segno della paura e sotto lo scacco dei propri limiti e fragilità.
Mentre, invece, nella contemplazione del Crocifisso ti viene detto innanzitutto che tu sei
amato, così come sei, gratuitamente e senza condizioni, perché sei figlio del Padre che è
Amore. Tu sei libero dentro! Sei amato! Non puoi buttarti via, non devi bloccarti! Il Suo
amore ti dà consistenza, non devi andare altrove a trovare il tuo valore: tu vali la morte di Gesù Cristo! Il Suo amore ti riconcilia con te stesso: sei amato, puoi amarti. Ti mette nella vera relazione con gli altri: sei amato, puoi amare. Nella comunione con Lui hai già tutto, potresti solo perderlo. Per non perderlo, hai la possibilità di custodirlo e attualizzarlo sempre meglio, attraverso la preghiera, l’ascolto della Parola, l’incontro con Gesù nei sacramenti dell’Eucaristia e della Riconciliazione. In questo modo la vita del cristiano, la tua vita, è una vita in compagnia: con Dio che è Padre, con Gesù, nostro Fratello, che è il Dio-con-noi, e con gli altri che riconosci e accogli come fratelli.
Non sapete che un po’ di lievito fa fermentare tutta la pasta? Togliete via il lievito vecchio, per essere pasta nuova, poiché siete azzimi. E infatti Cristo, nostra Pasqua, è stato immolato! (1Cor 5,6).
Lo sguardo sul mondo, su quanto avviene intorno a noi e sugli altri, così come le nostre scelte e le nostre prese di posizione, sono conseguenti alla nostra idea di Dio e alla qualità del rapporto che viviamo con Lui. Se a ispirare e motivare la nostra azione e il nostro giudizio è il Dio datore della Legge, giudice e Signore del cielo e della terra, in noi
prevarranno sicuramente il giudizio di condanna, la contrapposizione tra buoni e cattivi, tra fedeli e infedeli, tra osservanti e indifferenti, e la conseguente percezione di chi pensa diversamente da me come nemico e ostile. Emergono così la contrapposizione, la concorrenza e la cultura del sospetto.
Se invece sai di essere figlio di un Padre, che ama gratuitamente te come ogni altro essere umano, impari a guardare gli altri con gli occhi Suoi, a riconoscerli figli come te e perciò tuoi fratelli e ad amarli con lo stesso amore che il Padre ha per te. Diventi promotore della cultura dell’incontro, dove la diversità non fa paura perché ciò che ognuno è, è superiore a quello che pensa e che fa. Sei spinto a non arrenderti dinanzi al rifiuto o alla chiusura, a rispondere al male con il bene, all’ostilità con l’accoglienza, all’indifferenza con l’interesse e la prossimità. A muoverti, allora, sarà la stessa compassione che ha provato Gesù: Egli, dinanzi alla fame d’amore che ha ravvisato nel cuore dell’uomo, ha dato la sua vita, si è fatto Pane. Anche tu avvertirai forte la spinta a fare, nel tuo piccolo, lo stesso.
È Pasqua, allora, quando capisci che la prima cosa che puoi fare è quella di annunciare e far conoscere Dio che è Amore. E se non lo fai tu, che anche quest’anno hai celebrato la
Pasqua, non lo può fare nessuno al posto tuo!
Non sapete che un po’ di lievito fa fermentare tutta la pasta? Togliete via il lievito vecchio, per essere pasta nuova, poiché siete azzimi. E infatti Cristo, nostra Pasqua, è stato immolato! (1Cor 5,6).
Gianfranco De Luca
Vescovo della Diocesi di Termoli – Larino
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