Addio a Pietro Corsi, intellettuale molisano



La cultura perde una parte della sua storia. E’ scomparso ad 80 anni a Los Angeles, Pietro Corsi, amico mio fin dall’infanzia, affettuoso, generoso. Scrittore molisano di Casacalenda, un giramondo, il mercante del sole. Egli infatti lo segue nel Messico assolato nel periodo invernale, in California tra la primavera e l’autunno, e qui, nel suo Molise, in estate quando il sole picchia a perpendicolo. Volto indimenticabile, straordinario protagonista di eventi letterari, di stile unico e raffinato. Ha donato, con il suo scrivere e il suo vivere, un molteplicità di contributi alla civiltà ed alla letteratura. Ha saputo conquistarsi la simpatia del mondo, ed ora, anche del cielo. E, stranamente, lo rivedo proprio così, come dipinto da Cicerone per un personaggio come lui (“Lo Stato, 6,13)). “Per chiunque abbia prestato aiuto all’uomo, per chiunque abbia assunto un forte impegno su sé stesso e l’abbia riempito di significati, per chiunque abbia contribuito ad elevare la dignità della sua patria, per costui, è assicurato un luogo prelibato in cielo”.
Proprio così è Pietro, statura umile, animo grande, cosmopolita per povertà e per onore, solenne nel parlare, onorabile nel comportamento. Quasi fanciullo sfonda col coraggio una vita spinosa, sofferta. Il notar Lalli lo prende con sé. Diventa il dattilografo di rogazioni, di divisioni giudiziali di testamenti. Poi parte per Roma, giovanissimo. Di notte studia lingue, per commissioni e per l’industria cinematografica. Conosce per sbaglio Michele Galdieri, l’autore di “Munasterio ‘e Santa Chiara”. Collabora con lui nella strutturazione di famosi programmi radiofonici: “L’usignolo d’argento”, voci di oggi e canzoni di sempre, presentato da Rosalba Oletta nel 1952, ogni domenica sul Secondo Programma Rai, e per “Sorella Radio”, trasmissione per gli infermi del sabato pomeriggio. E scrive. Collabora con “Il Tempo, “Paese Sera”, “Il Messaggero”. Nel 1959 arriva in Canada. Entra nella redazione del “Cittadino Canadese.. E già, nel 1982, “La Giobba”, il primo romanzo, il primo importante documento storico sul fenomeno migratorio, è edito dalle Edizioni Enne.
Nel 1996 entra nel corpo dirigenziale della Princess Cruises, quella cioè delle navi dell’amore. E torna scrittore. Pubblica quattro romanzi di seguito “Ritorno a Palanche”, “Lo sposo messicano”, “Amori tropicali di un naufrago”, “Il morbo dell’ozio”. Sperimentando più tardi un diverso modello letterario ed ideologico e recuperando la bellezza della memoria e dell’identità della sua terra, pubblica, con Nocera, “Omicidio in un paese di cacciatori”. Alla 2^ Edizione del Premio Letterario Internazione “Il Mondo nel Molise ed il Molise nel Mondo”, conquista ex aequo a Guardialfiera il 2° Premio per la sezione <romanzi èditi nell’ultimo triennio>. E scrive ancora, compie anche un’attenta esplorazione del movimento salesiano nei diversi continenti, presentando una biografia di don Raffaele M. Piperni, missionario molisano morto a San Francisco nel 1930. Ma non c’è nulla ora che possa rimpiazzare l’assenza d’una persona cosi amabile, genuina come Pietro. Né vogliamo farlo. Davanti a questo tener duro però è possibile ricavare da oggi anche una grande consolazione, perché quanto più belli e densi sono e saranno i ricordi, tanto piùl a separazione diventa feconda.
La gratitudine per Pietro, trasforma il suo ricordo in una gioia silenziosa. Perché portiamo in noi la bellezza del passato, non solo come spinta, ma come dono prezioso che si rimira nei nostri futuri momenti di vita.

(Vincenzo Di Sabato)

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