CONTRIBUTI / No ai dilettanti



Il dibattito sempre più aspro sulle false riforme elettorali e costituzionali sta facendo uscire la diatriba fuori dal confronto politico e sfocia in accuse ed offese con uno spettacolo indecoroso della politica.
Diventa sempre più evidente che serve il ritorno alla serenità ed alla pacatezza in un contrasto che, pur importante, non deve uscire fuori dalla normale dialettica politica.
Ciò non significa che viene richiesta una diversa posizione sul motivo del contendere, ci mancherebbe altro, ma le offese spesso sono gratuite, non portano da nessuna parte e trasformano il confronto in tifo calcistico che talvolta, come sappiamo, arreca violenza.
Per i socialisti non si dovrebbe porre il problema in quale delle due squadre stare, l’importante è avere chiara la concezione di cosa é stato e cosa dovrà essere il socialismo.
I socialisti sono stati tra i fondatori della Repubblica, hanno dato un contributo determinante alla redazione della Carta Costituzionale, hanno impegnato gli uomini migliori per contribuire a dare al Paese regole e leggi di alto profilo .
Oggi accade che dilettanti presuntuosi, dichiarati non legittimati dall’Alta Corte, perché eletti con una legge incostituzionale, si permettono di sostituire con la Signorina Boschi i vari De Gasperi, Benedetto Croce, Togliatti, Nenni ed altri padri della Repubblica, con riforme discutibili dal punto di vista giuridico ed inaccettabili da quello politico.
Si passa di fatto da una democrazia parlamentare a quella presidenziale, se ne riducono gli spazi e indipendentemente da quello che dice Renzi, si producono gli effetti dell’uomo solo al comando.
Meno democrazia, meno controlli sull’operato dell’Esecutivo porta al declino del potere legislativo in favore di quello del Governo.
Già oggi, in verità si governa con Decreti Legge, con voti di fiducia a raffica, e raramente una legge di iniziativa parlamentare viene approvata.
La separazione dei poteri è stata voluta dai padri costituenti proprio per evitare che un Capo, con attorno a se un gruppo dirigente devoto e prostrato, con un approccio populistico al consenso, possa agire a proprio piacimento, cancellare ogni dibattito e la stessa democrazia all’interno del proprio partito, e farci assistere allo spettacolo di chi la spara più grossa per eccitare la coscienza anti-potere di parte del popolo. Si dimentica Nenni che affermava che ” prima o poi arriva un puro più puro che ti epura”. Avere combattuto, senza cautela e distinzione alcuna, la cosiddetta casta, ha portato al comando dilettanti senza preparazione ed esperienza, con il solo obbiettivo di distruggere l’esistente, senza la capacità di proporre alternative valide , senza la conoscenza della macchina dello Stato, e con un operato da risultati disastrosi. Lo Stato non viene più concepito come tutore e difensore degli interessi di tutti, anzi è l’interesse del singolo che sovrasta quelli di tutti, si cade nell’egoismo sfrenato, si perde la coscienza e si disconosce lo stesso concetto di bene comune.
Ciò che fa specie é la faccia tosta, in una situazione difficile e di grande crisi, nell’affermare che la situazione sta migliorando e che il proprio operato è coronato da pieno successo.
Ora in molti ci siamo esercitati nell’individuare qualche ispiratore di tale capacità comunicativa, avendo già superato la battuta berlusconiana dei”ristoranti pieni”, ma né Vanna Marchi, con le vendite televisive dei filtri per il malocchio, ne i vari venditori di materassi e pentole, possono essere accostati al nostro Premier.
Il fallimento del Job-act è stato certificato in questi giorni: i risultati sono peggiori del 2014, negli ultimi tre mesi, finita la sbornia degli incentivi, abbiamo avuto un 77% in meno dei contratti a tempo indeterminato, il precariato è aumentato del 22% e gli assunti con lo schiavismo dei vouchers sono aumentati del 45%. Bel risultato che ha visto l’Italia dilapidare 14 miliardi di euro per la gioia di Fiat e soci. L’Europa ci consente una flessibilità di altri 14 miliardi ma ci rimprovera e ci avverte che non tollera altre scorciatoie che vengono messe in essere per far quadrare i conti, debito greco docet. La verità vede il fallimento del governo in economia su tutta la linea, cresciamo meno di tutti, superiamo solo la Grecia e ciò avviene con il petrolio che balla attorno ai 30 dollari al barile, con il dollaro vicinissimo all’euro e con la Bce di Draghi che pompa danaro. Dovevamo avere sviluppo e crescita con tali elementi favorevoli, invece dobbiamo accontentarci di una crescita dello zero-virgola con la produzione industriale crollata.
In Europa non abbiamo alcuna credibilità, spesso Renzi viene deriso e la nostra politica estera è inesistente. I successi di Renzi vanno misurati nel dare mance a settori e categorie, vedi gli ottanta euro e bonus vari elargiti o promessi a giovani , famiglie e pensionati. Da non trascurare il capitolo delle nomine , in gran parte fiorentine, con pseudo-riforme che hanno peggiorato la situazione, vedi Rai e buona scuola, e con provvedimenti che hanno fatto scatenare la magistratura. Dalle banche popolari, a quelle cooperative , da Etruria, Marche, Vicenza etc. è stata tutta una sequela di scandali e inchieste. Se questo è governare, dimenticando anche il voto di scambio, allora siamo proprio alla frutta.
La prima Repubblica veniva indicata come madre di tutte le corruzioni, in questa neo-nata abbiamo avuto gli scandali Expò,Mose,Terremoto dell’Aquila, RomaCapitale, Basilicata-TotalPetroli ed altro ancora. La seconda batte la prima Repubblica 100 a 1. Prima si finanziavano i partiti oggi le tasche di tanti personaggi del nuovismo e della rottamazione. La distruzione dei partiti ha avuto un risvolto perverso. I partiti avevano la funzione fondamentale di selezionare le classi dirigenti, di un serio controllo dell’operato, evitavano il rampantismo ed il dilettantismo. Prima la gavetta, poi gli incarichi di alto livello. Oggi si è ministri per effetto di amicizia fanciullesca. La riduzione degli spazi di democrazia ha fatto crescere la corruzione, i cosiddetti partiti liquidi permettono le più grandi nefandezze, senza possibilità di giudizio da parte della base ma lasciando ogni potere al padre-padrone.
La legge elettorale Italicum è chiaramente incostituzionale, ripercorre la famosa legge truffa, impedisce il diritto di rappresentanza a tutte le componenti politiche minoritarie. Per i socialisti tale legge sarà un suicidio annunciato. Il Senato non viene abolito, viene solo nominato anziché eletto dal popolo, i neo-senatori, pur con responsabilità importanti, saranno i parlamentari del fine-settimana, in quanto consiglieri regionali e sindaci che dovranno dedicarsi anche ad incarico nazionale con disponibilità di tempo limitata. L’esperienza del sindaco e del consigliere regionale porta a ritenere impossibile assolvere nel migliore dei modi ai due impegni istituzionali, a meno di conduzione allegra di una delle cariche.
Sarebbe stato meglio dimezzare i Parlamentari, con un notevole risparmio, consentire l’elezione diretta del Senato e togliere allo stesso solo la doppia lettura delle leggi ed il voto di fiducia al governo. Si è preferito invece un altro pastrocchio dopo quello della abolizione delle Province.
Per riformare la Costituzione si ritorni all’idea di una Assemblea Costituente fatta da eletti del popolo, non da nominati, da studiosi ed esperti, non da dilettanti ed amici dell’oratorio. Credo che basti. Molti errori sono stati commessi dai socialisti . Quando non si presentano le liste con il simbolo alle politiche, quando si eleggono alcuni parlamentari, in casa altrui, garantendo che al ritorno in Parlamento il partito avrebbe fatto “sfracelli”, invece siamo passati nei sondaggi dall’ 1,4% allo 0,2%, allora c’è da chiedersi se non è il caso di ripensare e cambiare il tutto.
In tutto questo al Referendum i socialisti non possono che votare “no”, a meno che vogliano rinunciare ai fondamentali del socialismo, al motivo stesso di chiamarsi socialisti, alla loro collocazione chiara di sinistra, al cambiamento della ragione sociale del partito. Le mutazioni genetiche hanno sempre portato male, siamo ancora in tempo a ritrovare l’unità e dire tutti insieme “no” alle false riforme e “no” al governo di destra di Renzi.
Siamo certi che questo è il pensiero della stragrande maggioranza dei socialisti italiani.

(Angelo Sollazzo)

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