La “Fiera di ottobre” di Larino, ricchezza di cibo e di paesaggio



LARINO (CAMPOBASSO) – Il titolo dell’incontro “Co-produrre Cibo e Paesaggio”, cioè la possibilità – come ha spiegato, nel suo intervento introduttivo, Potenzialità coproduttive e cocreative in agricoltura, il prof. Luciano De Bonis dell’Unimol – di produrre, con il cibo e il paesaggio, anche un benessere sociale, soprattutto quello di far restare sul proprio territorio le persone che lo vivono da sempre e di non vederle partire, perché ciò rende il territorio e, quindi il paesaggio, più povero. Poi ha spiegato il Master per la progettazione del paesaggio e dei beni culturali, che è già partito per sviluppare il tema del territorio con tutti i suoi valori storico-culturali, produttivi, in particolare l’agricoltura. In una visione, però, di co-produzione non solo agricola ma, anche, istituzionale e con persone che non appartengono al mondo agricolo. “In pratica – ha detto l’illustre relatore – si sa che fare agricoltura vuol dire produrre anche paesaggio, ma questo non vuol dire che non ci possano essere altri soggetti, istituzionali o impegnati in altri campi, in grado di co-operare in questo processo produttivo che qualifica ed esalta il valore di un bene comune, il territorio”.Prima aveva portato il suo saluto il sindaco di Larino, Vincenzo Notarangelo e, poi, il vicesindaco, Assunta D’Ermes, esprimendo entrambi piena gratitudine all’Università del Molise per l’organizzazione dell’iniziativa all’interno della storica e importante Fiera di Ottobre che registra la sua 273a edizione.
A dare continuità e forza al discorso avviato, il prof. Rossano Pazzagli, che il Molise ha imparato a conoscere in questi suoi dieci anni d’impegno come docente e responsabile di diversi ruoli all’interno dell’Università degli Studi del Molise, nella sua sede di Termoli. E, non solo, anche, come “maestro itinerante” nel Molise e in Italia, che sa raccontare molto bene la storia, in particolare quella del territorio, e la cultura delle risorse e dei valori di questo bene comune, il cibo e il paesaggio in particolare.
Un tema davvero interessante, Si mangia anche con il paesaggio. Produzione di cibo e patrimonio culturale, quello da lui sviluppato con la chiarezza che gli riconoscono tutti quelli che lo ascoltano.
L’illustre relatore ha iniziato con un omaggio a Larino, definendola “Piccola capitale del Gusto”, e ciò grazie a: la sua antica fiera; la nascita delle due associazioni, quella nazionale “Città dell’Olio” e quella tutta molisana, MolisExtra, ma con proiezione internazionale, entrambe pensate e organizzate da un larinese; la sua agricoltura e l’intensità dei suoi oliveti. Ha continuato dicendo che il paesaggio è “l’incontro tra natura e cultura che, insieme, diventano territorio, con il coltivatore attore protagonista che lo crea, lo modella, lo trasforma, per dare cibo. Esso, al pari della cultura, è cibo e ciò fa dire che non è vero – come, invece, qualcuno pensa – che non si mangi, visto che nutre”.
Un insieme di valori, che il territorio esprime, che bene rappresenta l’identità di un popolo, di un Paese. Identità quale processo che si alimenta e, in questo senso, dal significato ben diverso da quello di radici”. Ricordando il grande studioso e politico Emilio Sereni e la sua definizione di paesaggio “il farsi di una certa società in un dato territorio”, così come riportata nel suo libro più noto “Storia del paesaggio agrario italiano”, che, di fronte alle ferite che il tipo di sviluppo sta creando con la distruzione e perdita di territorio, è oggi, più che mai, di grande attualità. 
Il prof. Pazzagli non ha mancato di far presente i gravi ritardi e le poche attenzioni delle istituzioni e della cultura per il paesaggio, il cibo e l’agricoltura, e l’ha fatto sottolineando che, a oggi, sono solo due i piani paesaggisti approvati, quelli della Puglia e della Toscana. Ha chiuso il suo intervento dicendo che “alle origini delle riflessioni fatte, non ci sta qualcosa di astratto, ma un elemento fondamentale qual è il Cibo, cioè l’energia primaria, vitale, per l’umanità”.
A seguire la proiezione di un bel video realizzato dall’architetto Michele Porsia, “Immaginare il Molise”, prodotto dall’Unimol nell’ambito del Master Progettazione e promozione del paesaggio culturale con immagini molto significative.
A me è stato dato l’onore di sviluppare il tema, Cibo e Paesaggio, nel territorio l’origine della qualità e della bellezza, e, dopo aver espresso un mio modo di pensare e vedere il Cibo (energia per la vita, soprattutto con la sua biodiversità) e il Paesaggio (anima, cioè contenitore di emozioni), ho fatto presente come questi due elementi cammnino sempre insieme con il territorio, cioè l’origine, in particolare della bontà e della bellezza. Ho ricordato, anche, che da sempre il luogo, appunto l’origine, contraddistingue e permette di riconoscere un prodotto da un altro simile.
Con una serie di diapositive ho presentato i risultati del riconoscimento della denominazione di origine dei vini, avviato nel 1963 con il Dpr 930, con la pubblicazione sulla G.U. che porta la firma di un molisano, l’On. Sedati, allora sottosegretario. Un processo non facile, ma alla fine vincente, con la qualità che dà primati ai nostri vini sui più importanti mercati. Un processo che ha prodotto i due regolamenti comunitari del 1992, quelli delle indicazioni geografiche ovvero i riconoscimenti delle Dop, delle Igp e delle Stg, riservati anche a tutti gli altri prodotti e specialità dell’agroalimentare, non solo italiano, ma dei ventotto Paesi dell’Unione europea.
Un quadro esaltante per l’Italia, che vive primati con i suoi 276 riconoscimenti (164 Dop, 110 Igp e 2 Stg )e gli stessi 405 vini (73 Docg, 332 Doc) più 118 Igt, cioè Indicazione geografica tipica.
Parlando del Molise, ho ricordato quello che per me, ormai, è diventato uno slogan, e cioè è il territorio il solo grande tesoro da spendere che abbiamo. Un territorio dalle grandi potenzialità visto che, con i suoi cinque riconoscimenti Dop, di cui quattro insieme con altre regioni (Caciocavallo silano, Salamini alla Cacciatora, Mozzarella e Ricotta di Bufala Campana) e solo uno tutto e solo nostro, L’Olio extravergine di Oliva “Molise”, e una Igp con il “Vitellone bianco dell’Appennino dell’Italia centrale”, da terz’ultimo posto, con questi suoi sei riconoscimenti, nella graduatoria delle Regioni italiane, salta al settimo posto in fatto di Produzioni Agroalimentari Tradizionali. Tante, quindi, le potenzialità e tutte possibili da sfruttare con riconoscimenti Dop, Igp, Stg, che varrebbe davvero la pena sfruttare.
Ancora una volta ho posto in risalto quello che ho sempre considerato – anche quando le fabbriche c’erano e i nuclei industriali vivevano di attività – la più grande fabbrica del Molise, la Pampanella di S. Martino in Pensilis, che ha bisogno di essere salvaguardata e tutelata da un riconoscimento Dop e Igp e, soprattutto, di essere promossa. E ciò è importante per dare risposte a più protagonisti (coltivatori di peperoncino e aglio; allevatori di maiali; trasformatori, distributori e comunicatori) coinvolti nella produzione, trasformazione, distribuzione e valorizzatori di questa straordinaria pietanza, che ha il pregio, come altri pochi cibi, di piacere solo a chi apprezza e gode di sapori speciali.
La Pampanella e non solo giacché sono tanti altri i prodotti che possono avere i marchi dell’eccellenza Dop, Igp e Stg, quali la Ventricina, la Treccia, il Fagiolo di Acquaviva d’Isernia, il Porcino dei Monti Molisani, il Tartufo bianco, il Capocollo e la Soppressata del Molise, la Signora di Conca Casale, il Pane di Longano e di Venafro. Eccellenze gastronomiche capaci di diventare testimoni e, come tali, immagine della bontà del cibo e della bellezza del paesaggio che tanto caratterizzano il territorio molisano.
A chiudere gli interventi, il presidente di MolisExtra, Francesco Travaglini, che dopo aver ricordato la nascita a Larino di quest’associazione, oggi forte di dodici soci, ha spiegato che essa non ha lo scopo di raccogliere e commercializzare ma quello di promuovere e valorizzare l’olio extravergine di oliva dei suoi soci e, in particolare, con il suo concorso di respiro internazionale, Extracape, il miglior olio e, insieme, il miglior paesaggio. “E’ importante per l’olio extravergine di oliva, quello vero – ha concluso – far comprendere che dietro un’etichetta, una bottiglia, c’è un produttore e, anche, un paesaggio”.
Una bella pensata del vicesindaco D’Ermes a conclusione dell’intera manifestazione: la degustazione, guidata da un bravissimo Gabriele Di Blasio, di un “caciocavallo” semi stagionato della premiata ditta Di Nucci di Agnone e di una profumata e saporita “treccia” dell’azienda Palladino di S. Croce di Magliano, con la giovane rappresentante che ha raccontato, magnificamente, il fascino della storia e della cultura del territorio che ha prodotto questo spettacolo di latticino, unico al mondo.
Un pomeriggio intenso, ricco di riflessioni e di proposte che hanno bisogno di essere riprese per coinvolgere quanti non sono potuti intervenire, anche per colpa di un temporale, alla Fiera di Ottobre di Larino. Riflessioni e proposte che riguardano aspetti e problematiche che sono all’ordine del giorno di chi ha il compito di amministrare una città, una regione, un Paese, e lo vuole svolgere con l’intento di progettare il domani. Per fare questo diventa fondamentale bloccare i processi distruttivi in atto, innanzitutto lo sperpero di territorio.

(Pasquale Di Lena)

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