Land Rover: quello spot è un insulto
Chi usa il mezzo pubblico è uno sfigato e – in teoria, ma proprio in teoria – dovrebbe guardare con invidia e ammirazione il guidatore del Suv. E’ questa la morale che, nella nostra lettura e interpretazione (ma non solo nella nostra) emerge dal nuovo spot internazionale della Land Rover, casa automobilistica di quel Regno Unito dove – per la cronaca – crescono il nazionalismo, il razzismo, l’antieuropeismo e l’indipendentismo (e ci fermiamo qui). Addirittura? Beh, procediamo con calma.
Cosa raffigura il filmato pubblicitario della fiammante automobile?Da una parte vengono rappresentati i tanti poveri utenti (italiani) di un tram pubblico affollato (anche questo italianissimo, si vede dalla scritta “uscita” e da altro), continuamente sballottati dalla guida di un conducente obeso. Una passeggera – naturalmente donna – cade per terra il pacco della spesa. C’è persino un malinconico cane su quel tram-carromerci della linea 9.
Dall’altra, apprezzato protagonista, c’è un Suv tirato a lucido e con i vetri scuriti, targa rigorosamente straniera, che si muove a forte velocità, zigzagando, persino invadendo arrogante i binari del tram (parrebbe addirittura provenire contromano da una strada), sotto la sguardo ammirato dell’autista – sempre l’italiano obeso – del mezzo pubblico.
La casa automobilistica, difendendosi dalle inevitabili accuse (che ingenerano anche ulteriore e gratuita promozione, ahinoi), parla di una campagna volutamente “paradossale” e “caricaturale”. Insomma, la butta sul piano onirico, sui sogni, sull’intelligenza, sull’ironia, e via di questo passo. Ci manca soltanto Fellini.
Noi, viceversa, riteniamo che questa “caduta di stile” della Land Rover sia stata compiuta attraverso una campagna che giudichiamo vergognosa nel suo essere socialmente e politicamente classista, specie in questi tempi di profonda crisi e di ingiustizie accentuate. Indicativo, ad esempio, l’amaro e neorealista “crollo” sul pavimento del tram della spesa, nemmeno inserita in una busta di plastica ma di carta.
E’, inoltre, una campagna fortemente diseducativa con quel Suv che sfreccia nel centro di Torino, proprio mentre s’investono ingenti somme di denaro per l’educazione stradale, per ridurre il rischio di incidenti e del numero di vittime della strada.
Certo, lo spot è paradossale, ma in un altro senso: perché se uno vuole svicolare nel traffico, se ne va su due ruote, al limite con una Smartina e non certo con un Suv. E tra l’altro, se volessimo ragionare sullo stesso piano, secondo noi ce ne sono di ben più belli (e costosi) rispetto alla Land Rover.
Tuttavia noi siamo certi che lo spot, a ben vedere, costituirà un boomerang anche per altre ragioni. Innanzitutto colpisce una categoria da sempre cara al cinema italiano, quella dei tranvieri. Professione che sembrava in via d’estinzione e, invece, di quanti tram ce ne sarebbe ancora bisogno in città… Si pensi all’Aldo Fabrizi di “Avanti c’è posto”, un vero e proprio cult. Ed in effetti i tranvieri hanno già protestato. Specie quelli di Torino, città dove il filmato è stato girato nello scorso mese di agosto, in via Pietro Micca. Con – come ha tenuto a precisare la stessa Land Rover – “alla macchina da presa, uno dei più popolari registi pubblicitari, Vince Squibb, che ha firmato film come “Harry Potter e il principe mezzosangue”, “Il favoloso mondo di Amelie” e “A proposito di Davis” e alla fotografia l’occhio esperto di Bruno Delbonnel (gliene importerà qualcosa ai simpatici guidatori piemontesi che si fanno tutti i giorni in mezzo al traffico?).C’è di più. La casa automobilistica, nella lettera di risposta alle accuse rimbalzate sui giornali, per rafforzare l’immagine fantasiosa parla di “musica assolutamente non contemporanea” riguardo al loro filmato, ma in fondo è ormai lunghissimo l’elenco di spot che riesumano vecchie ma ancora apprezzate canzoni. Nel caso della pubblicità “incriminata”, trattasi – ma lo sanno gli estensori della lettera? – di “Il mio mondo”, brano di Claudio Villa del 1969 che ebbe un clamoroso successo internazionale. Per quanto “non contemporaneo”, è un pezzo ancora noto e gradevole, che potrebbe persino essere rievocato da qualche band attuale, come è successo per brani di Domenico Modugno o dell’Equipe 84. Quindi giù le mani dal Reoccio della canzone.
C’è infine da domandarsi con la stessa ironia: i nostri giudizi non proprio teneri sono forse mossi dalla stessa invidia del conducente del tram nello spot? Per carità, l’arrogante Suv lo rispediamo al mittente, che nel nostro spot potrebbe essere un politico tangentista che va con i trans (quanti ce ne sono), un avvocato palestrato e azzeccagarbugli pieno di boria o una sessantenne siliconata sull’orlo del suicidio. Noi, viceversa, ci teniamo la nostra tessera annuale dei mezzi pubblici, che con tutti i difetti e le attese ci permettono comunque di continuare ad avere un contatto diretto con la gente comune. O, in subordine, anche la nostra bici che ci fa vedere la città da una dimensione privilegiata, o persino il motorino che accelera gli spostamenti e assicura umani e puntuali raffreddori. E, siamo certi, la casa inglese saprà incassare con “aplomb anglosassone” le critiche mosse dal nostro piccolo spot, girato in casa, senza registi e fotografi famosi.
Cosa raffigura il filmato pubblicitario della fiammante automobile?Da una parte vengono rappresentati i tanti poveri utenti (italiani) di un tram pubblico affollato (anche questo italianissimo, si vede dalla scritta “uscita” e da altro), continuamente sballottati dalla guida di un conducente obeso. Una passeggera – naturalmente donna – cade per terra il pacco della spesa. C’è persino un malinconico cane su quel tram-carromerci della linea 9.
Dall’altra, apprezzato protagonista, c’è un Suv tirato a lucido e con i vetri scuriti, targa rigorosamente straniera, che si muove a forte velocità, zigzagando, persino invadendo arrogante i binari del tram (parrebbe addirittura provenire contromano da una strada), sotto la sguardo ammirato dell’autista – sempre l’italiano obeso – del mezzo pubblico.
La casa automobilistica, difendendosi dalle inevitabili accuse (che ingenerano anche ulteriore e gratuita promozione, ahinoi), parla di una campagna volutamente “paradossale” e “caricaturale”. Insomma, la butta sul piano onirico, sui sogni, sull’intelligenza, sull’ironia, e via di questo passo. Ci manca soltanto Fellini.
Noi, viceversa, riteniamo che questa “caduta di stile” della Land Rover sia stata compiuta attraverso una campagna che giudichiamo vergognosa nel suo essere socialmente e politicamente classista, specie in questi tempi di profonda crisi e di ingiustizie accentuate. Indicativo, ad esempio, l’amaro e neorealista “crollo” sul pavimento del tram della spesa, nemmeno inserita in una busta di plastica ma di carta.
E’, inoltre, una campagna fortemente diseducativa con quel Suv che sfreccia nel centro di Torino, proprio mentre s’investono ingenti somme di denaro per l’educazione stradale, per ridurre il rischio di incidenti e del numero di vittime della strada.
Certo, lo spot è paradossale, ma in un altro senso: perché se uno vuole svicolare nel traffico, se ne va su due ruote, al limite con una Smartina e non certo con un Suv. E tra l’altro, se volessimo ragionare sullo stesso piano, secondo noi ce ne sono di ben più belli (e costosi) rispetto alla Land Rover.
Tuttavia noi siamo certi che lo spot, a ben vedere, costituirà un boomerang anche per altre ragioni. Innanzitutto colpisce una categoria da sempre cara al cinema italiano, quella dei tranvieri. Professione che sembrava in via d’estinzione e, invece, di quanti tram ce ne sarebbe ancora bisogno in città… Si pensi all’Aldo Fabrizi di “Avanti c’è posto”, un vero e proprio cult. Ed in effetti i tranvieri hanno già protestato. Specie quelli di Torino, città dove il filmato è stato girato nello scorso mese di agosto, in via Pietro Micca. Con – come ha tenuto a precisare la stessa Land Rover – “alla macchina da presa, uno dei più popolari registi pubblicitari, Vince Squibb, che ha firmato film come “Harry Potter e il principe mezzosangue”, “Il favoloso mondo di Amelie” e “A proposito di Davis” e alla fotografia l’occhio esperto di Bruno Delbonnel (gliene importerà qualcosa ai simpatici guidatori piemontesi che si fanno tutti i giorni in mezzo al traffico?).C’è di più. La casa automobilistica, nella lettera di risposta alle accuse rimbalzate sui giornali, per rafforzare l’immagine fantasiosa parla di “musica assolutamente non contemporanea” riguardo al loro filmato, ma in fondo è ormai lunghissimo l’elenco di spot che riesumano vecchie ma ancora apprezzate canzoni. Nel caso della pubblicità “incriminata”, trattasi – ma lo sanno gli estensori della lettera? – di “Il mio mondo”, brano di Claudio Villa del 1969 che ebbe un clamoroso successo internazionale. Per quanto “non contemporaneo”, è un pezzo ancora noto e gradevole, che potrebbe persino essere rievocato da qualche band attuale, come è successo per brani di Domenico Modugno o dell’Equipe 84. Quindi giù le mani dal Reoccio della canzone.
C’è infine da domandarsi con la stessa ironia: i nostri giudizi non proprio teneri sono forse mossi dalla stessa invidia del conducente del tram nello spot? Per carità, l’arrogante Suv lo rispediamo al mittente, che nel nostro spot potrebbe essere un politico tangentista che va con i trans (quanti ce ne sono), un avvocato palestrato e azzeccagarbugli pieno di boria o una sessantenne siliconata sull’orlo del suicidio. Noi, viceversa, ci teniamo la nostra tessera annuale dei mezzi pubblici, che con tutti i difetti e le attese ci permettono comunque di continuare ad avere un contatto diretto con la gente comune. O, in subordine, anche la nostra bici che ci fa vedere la città da una dimensione privilegiata, o persino il motorino che accelera gli spostamenti e assicura umani e puntuali raffreddori. E, siamo certi, la casa inglese saprà incassare con “aplomb anglosassone” le critiche mosse dal nostro piccolo spot, girato in casa, senza registi e fotografi famosi.
(Pierino Vago)
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