Regione Molise: i 50 anni? Un flop



Ho apprezzato molto la raffica di critiche apparsa su primapaginamolise.it per come è stata (mal)concepita la Festa per i 50 anni della Regione “nella quale – cito – si è retoricamente celebrato tutto il futuro possibile ma i giovani e la meglio gioventù sono stati esclusi col paravento della sobrietà”. E ancora: “una passerella di gente resuscitata per un’occasione mancata e bruciata per una celebrazione diversa, più pop e più giovane. Né Rete, né Scuola”. Una celebrazione “autoreferenziale” in cui s’è visto “un Molise che parla di futuro e non si rinnova nei nomi e nelle forme”.
Vedo in questa delusione la ribellione di una generazione digitale di “ragazzi” (venti, trenta, perfino quarantenni) contro la generazione dei cavalli a dondolo, con le sue passerelle e i suoi riti intramontabili di casta. E’ un vero peccato che il “ragazzo” Frattura abbia perso, non so se mal consigliato, questa occasione irripetibile e improvvidamente affidata ad altri, sicuramente insensibili agli odierni risentimenti sociali e al nuovo, rabbioso feeling partecipativo.
Non basta lavorare di cacciavite, bisogna puntare meglio su questa generazione che chiede la banda larga e deve accontentarsi delle larghe intese ma che comunque vuole cambiare. Ai miei tempi si chiamavano “galoppini”, erano i testimoni di Geova della politica, oggi possono essere i veri, forse i soli agenti del radicamento nel territorio, e questo territorio è oggi la Rete che diventa sempre più vasta e non può fare a meno della loro creatività e del loro impegno. Nel 2008 Obama vinse le elezioni grazie a un network (il famoso My.Bo) popolato di giovani followers entusiasti.
Dunque cari ragazzi molisani, spiegateglielo bene a quelli dei cavalli a dondolo. Ve lo dice uno vicino ai 90 anni che quando gli chiedono perché ama tanto il Molise, risponde “perché sono sempre stato dalla parte degli ultimi”.
A proposito del 50º anniversario della Regione, calza una frase della scrittrice portoghese Augustina Bessa Luis, per la quale «a 15 anni si ha un futuro, a 25 un problema, a 40 l’esperienza, ma prima dei 50 non si ha una storia». E alla storia del prossimo mezzo secolo non potrete che pensarci voi, cari ragazzi. Da subito.
P.S. Paolo Frattura vuol dare finalmente un vero nome all’Auditorium di Campobasso (“un compitino a casa per un’idea migliore”). Ne sono lieto, purché il cambiamento non si limiti solo al nome. Quell’assurdo e a quanto sembra indelebile “Ex Gil” richiama ai giovani la marca di un detersivo, a noi vecchi gli anni di un collettivo rimbecillimento giovanile.

(Giuseppe Tabasso)

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