CERRO AL VOLTURNO (ISERNIA) – Il sei novembre scorso ci ha dato l’addio lo scrittore Vincenzo Rossi, letterato apprezzato e conosciuto non solo in Molise, ma in Italia e all’estero per la sua costante e impegnata attività culturale che si è dispiegata nella poesia, nella narrativa, nella saggistica, nella promozione di eventi di elevato livello.
Riconoscimenti e premi hanno accompagnato la sua esistenza votata all’amore e alla fedeltà alla parola come cita il titolo di una delle sue oltre cinquanta pubblicazioni e all’amore incondizionato per la natura che sentiva in maniera forte, ispiratrice di sillogi quali Dove i monti ascoltano, Verdi terre, Il grido della terra, Respiro dell’erba/ voce delle rocce e di libri di narrativa quali La terra e l’erba, Fonterossa, Il Cimerone.
Premio Goffredo Parise per la Narrativa e Premio Salvatore Quasimodo per la Poesia, per citarne solo alcuni, è stato ideatore e presidente del Premio nazionale di poesia Eugenio Frate, direttore di riviste letterarie, tra le quali Il Ponte Italo-Americano, Miscellanea, Talento, Il Convivio.
Nell’ultima pubblicazione Annotazioni di una vita, in maniera che si potrebbe definire predittiva, così scrive nella Introduzione “Queste annotazioni possono considerarsi la sintesi estrema della mia vocazione culturale a vasto raggio alimentata costantemente da solitarie letture, meditazioni e riflessioni sulle possibilità del sapere umano”. Nell’opera riafferma che è proprio il cuore o la voce della parola l’unica possibilità di totale silenzio e il suo legame con il lettore che è l’unico a poter dare vita e significato al libro.
Da una intervista di Fulvio Castellani, pubblicata nella raccolta Il Fantasma e altre poesie, cogliamo il senso e la consapevolezza costante di Vincenzo Rossi nei confronti della scrittura, alla domanda Se fosse chiamato ad una scelta, quale delle sue opere consegnerebbe agli annali della storia letteraria? lo scrittore risponde ” Un autore che non scrive per vendere ma produce secondo i suoi impulsi emotivi, la sua natura, i suoi stimoli, dentro il suo destino di autore non può non amare tutto ciò che produce: per lui un grosso volume o una singola poesia, un’opera che è stata elogiata da grandi e validi critici e un’altra che è stata trascurata o addirittura condannata, si pongono sullo stesso piano di appartenenza e di amore”.
La cerimonia delle esequie si è svolta l’otto novembre alle ore undici e trenta nella Chiesa dei Santi Pietro e Paolo in Cerro al Volturno con la partecipazione commossa di cittadini, amici, scrittori, giornalisti non solo molisani.
Il professor Domenico Izzi, il sindaco di Cerro al Volturno, Vincenzo Iannarelli,
lo scrittore Antonio Crecchia, l’artista Antonio Angelone, il preside Emilio Pacitti, il pittore e scultore Albino Fattore, il giornalista Michele D’Alessio sono intervenuti con un ricordo intenso, vissuto sul filo della memoria e della partecipazione amicale, per illustrare la specificità della produzione letteraria di Vincenzo Rossi e la sua inesauribile costanza di studioso del pensiero umano che si è tradotta in versi e in narrativa che è stata amata e studiata da tanti ma che ancora ci riserva molto da scoprire, interpretare, scandagliare.
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