Guardialfiera (Cb): il fascino della scrittura “a mano”



Bando di partecipazione alla Mostra di Calligrafia a Guardialfiera (Campobasso).
Nel redimere il culto delle “letterine al papà”, è sbocciata, qui, dalla coscienza bambina, anche la bellezza ed il valore della comunicazione scritta a mano. Sono esplose a Natale, da quelle calligrafie incerte: ondate di desideri, sentimenti, speranze, trapunte su centinaia di foglietti istintivi, artisticamente esposti a Guardialfiera nel settecentesco Palazzo Loreto. Lì dentro, abbiamo assaporato l’eterna freschezza e la contemporaneità affettuosa dei figli nostri. Da questo risultato fiabesco, nella festosa cerimonia conclusiva della Mostra – fra lo stupore di quel star bene insieme, con bimbi, giovani, genitori, educatori, pensatori e figure politiche – è guizzata l’idea sul valutare e condurre, a livello nazionale, una crociata per dissotterrare e promuovere, nel nuovo presente che avanza, la magnificenza e l’uso della SCRITTURA A MANO. Noi non eravamo al corrente, quel giorno, d’una analoga e più avvincente campagna ideata dall’Istituto grafologico Internazionale “Moretti” di Urbino. Perciò non abbiamo perso tempo a raggiungerlo, poi, attraverso una cordiale e raggiante correlazione. Aldilà degli obiettivi grandiosi dell’Istituto di Urbino, noi ne condividiamo e sosteniamo soprattutto il diritto alla corroborazione del corsivo, <perché fa parlare le emozioni, perché scrivere è come sognare, perché è essenza vitale, ed è quasi preghiera. Perché esprime la creatività e l’originalità individuale e scongiura la perdita culturale e cognitiva, causata dal conflitto con la scrittura digitale. Perché è ricchezza dell’uomo per l’uomo. Perché fa bene al cervello!> La scrittura è all’alba della civiltà, è la prima infanzia dell’uomo. Da quando, cioè, nacque l’esigenza di eternare i “dati”, affidandoli a segni preordinati. Essa è prima dell’alfabeto. Ed è il salto evolutivo al mondo delle minuscole leggende di “cose rigate”. Siccome lo studente universitario, oggi, ignora l’italiano e combina errori appena tollerabili in terza elementare, e poiché il 4 febbraio scorso, seicento intellettuali tra linguisti, accademici della crusca, storici, filosofi – con inquietudine – hanno chiesto al governo ed al parlamento di rimediare a tanta carenza, come avrebbe mai potuto sottrarsi questo Centro Studi di periferia, a quella decisione già profetata ed adottata nel Natale trascorso? “Modelliamo iniziative culturali e comunicative capaci di salvare l’Italiano”. Desideriamo, insomma, esortare così ed osannare scuole, studiosi, artisti, italianisti, scritturali, a volerci bene. A prestarci “reliquie manoscritte” oppure recenti opere vergate in bella scrittura, da porre graziosamente in vetrina, da fine maggio, nelle sontuose Sale del Centro Studi “Perrazzelli”, alla bramosìa ed alla meraviglia di turisti, di esperti, di visitatori, di “festaroli”e vivere poi, la gran festa finale, in mezzo alla folla e fra critici, artisti e pedagogisti della disciplina di comunicare la gioia, scrivendo.

(Vincenzo Di Sabato)

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