Visitando la comunità di Lupara (Campobasso) sono entrato in una casa in cui trenta donne coordinate da due arzille nonnine preparavano in devozione di San Giuseppe delle scorpelle enormi di forma circolare da distribuire gratuitamente a tutte e 300 le famiglie del paese. Teresa, la giovane nipote delle due anziane mi ha spiegato con orgoglio e sobrietà, le modalità della tradizione millenaria che la sua famiglia perpetua tenendo vivo un legame ancestrale tra un passato remoto e un futuro da costruire senza smarrire quelle radici culturali.
Michele a Jelsi (Campobasso) ha animato con la sua associazione l’apertura della Casa del Pellegrino ospitando il galiziano responsabile del Cammino di Santiago de Compostela e varie delegazioni impegnate a rilanciare i percorsi turistico-religiosi che portavano alla Terra Santa e in particolare la Via Francigena che unisce la Normandia con San Michele nel Gargano.
Mario con la sezione dell’Associazione Nazionale Carabinieri di Agnone (Isernia) ha accolto 150 volontari impegnati nel Soccorso Alpino e nella Protezione Civile provenienti dalla Lombardia, dalla Puglia e da altre regioni. E’ riuscito a organizzare un evento formativo di due giorni ospitando in Molise persone che hanno potuto rendersi conto dell’efficienza della struttura di pronto intervento di Agnone che si è distinta in operazioni di soccorso per il terremoto de L’Aquila e in tante altre occasioni, tra cui la partecipazione alle ricerche di uno scout sedicenne scomparso nei boschi dell’Alto Molise che gli costarono una paradossale cancellazione dell’Associazione dall’Albo della Regione Molise.
Tre eventi che vedono tre molisani semplici come Teresa, Michele e Mario, adoperarsi per il bene comune in forma gratuita, con passione, dedizione e competenza, a dimostrazione che la nostra Terra ha energie, sentimento e disponibilità a lottare per costruire una prospettiva migliore. Si riparta da questi esempi e dalle persone semplici per far ripartire il Molise, archiviando una stagione di pseudo-modernizzazione che ha visto arricchire troppi consulenti giunti dall’esterno a imporci modelli di sviluppo e ricette economiche avulse dalla nostra cultura e lontane dalle nostre vocazioni territoriali.
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