Post elezioni / Il punto sul quadro politico



La novità del risultato elettorale è enorme. I sondaggisti hanno clamorosamente fallito le previsioni, generando grande confusione nella lettura del voto. Il centro sinistra era convinto di vincere e invece ha perso tre milioni e mezzo di voti, il Movimento 5 Stelle è diventato il primo partito alla Camera facendo il pieno dei voti di protesta e della diffusa insoddisfazione tra gli elettori – centrosinistra compreso – e il Pdl ha sì perso 6 milioni dei voti ma alleandosi con tutti i soggetti disponibili è riuscito a bloccare la vittoria del centro sinistra, gli altri soggetti in campo hanno visto ridotte le loro ambizioni come la lista messa su da Monti o sono letteralmente scomparsi dal parlamento come Rivoluzione civile.
Conclusione: il Senato è senza maggioranza, confermando così il timore che il “porcellum” portasse al blocco di questo ramo del parlamento. Per questo Bersani stesso ha detto che il centro sinistra è primo ma non ha vinto le elezioni. In realtà il centrosinistra ha subito una sconfitta. Per ora si possono fissare alcuni punti.
Il governo Monti dal novembre 2011 ha fatto crescere tantissimo il Movimento 5 Stelle, che all’epoca veniva dato a poco più del 5% e ora è 5 volte tanto. A sua volta Berlusconi ha condotto la sua campagna elettorale all’insegna delle critiche al governo Monti, di cui pure ha votato tutti i provvedimenti, cercando di fare dimenticare i guasti che aveva compiuto nel governo del Paese, che sono la ragione dell’arrivo di Monti. Lasciare all’avversario il tempo per riprendersi è sempre una scelta sbagliata. Nel caso di Berlusconi sbagliatissima perché sappiamo che più volte ha usato le incertezze altrui e il tempo concesso per riprendersi e rientrare sulla scena politica.
Al contrario quando Berlusconi si è dimesso nel novembre 2011 non sarebbe riuscito a giocare la partita elettorale in questo modo.
In altre parole, non essere andati al voto dopo le dimissioni del governo Berlusconi nel novembre 2011 è stato un errore. Il Governo Monti poteva mettere i conti in ordine per il periodo necessario alla campagna elettorale con un decreto come ha fatto con il discutibile Salva Italia, poi si poteva/doveva andare a votare.
Non a caso dei 3 punti indicati da Monti nel discorso alle Camere per ottenere la fiducia è rimasto solo il risanamento dei conti, per di più ottenuto con modalità tuttaltro che eque e con un segno fortemente conservatore.
Il Pd è restato fermo nella posizione di lealtà al governo Monti, anche quando il centrodestra ha iniziato la sua sarabanda corsara, sottovalutando che le condizioni del paese sono peggiorate drammaticamente dal novembre 2011 per responsabilità di una politica economica tutta concentrata sull’austerità e sul risanamento dei conti ad ogni costo e senza riguardo per i costi sociali che nel frattempo sono diventati intollerabili.
Il Pd ha sottovalutato la drammatica condizione in cui è precipitata il paese, con la disoccupazione al 12 %, con i redditi falcidiati e tornati ai livelli di 20 anni fa, a partire da pensionati e lavoratori su cui hanno pesantemente gravato le misure di austerità, con l’assenza di credibili prospettive per i giovani, in nome dei quali sono state adottate misure che li hanno in realtà danneggiati. Il debito pubblico è oggi ancora più alto e percentualmente più pesante per un paese indebolito come l’Italia.
Avere sottovalutato i danni sociali ed economici di questo anno ha impedito di capire lo smottamento elettorale verso un voto di protesta cha ha coinvolto tutto e tutti, a cui si è aggiunta la miscela esplosiva degli scandali che hanno colpito largamente personale politico, purtroppo non solo di centro destra e da cui il centro sinistra non è riuscito a distinguersi con la rapidità e la forza necessaria.
Ora che si fa ? Un governo è necessario per adottare misure urgenti per affrontare ripresa economica e disoccupazione, per riformare il sistema politico e istituzionale, a partire dalla legge elettorale, per ridiscutere con l’Europa un cambio di rotta rispetto all’austerità che ha condannato al deliquio l’Italia e una parte importante dell’Europa.
Il Centrosinistra non può tornare a sostenere un governo insieme alla destra, che è tra le ragioni della disaffezione elettorale. Sarebbe un suicidio politico. Per di più il centrosinistra dovrebbe rinunciare alle misure di riforma della politica e della sua moralità e quindi ne verrebbe compromessa la credibilità.Per evitare un voto anticipato immediato resta solo la via di un accordo tra il centrosinistra e il Movimento 5 Stelle. Non va dimenticato che tornare a votare senza avere una nuova legge elettorale sarebbe una follia.
Quindi tentare un accordo è necessario, smorzando anzitutto toni fin troppo sbrigativi della campagna elettorale e individuando le misure che possono essere lo scadenziario politico, istituzionale ed economico da realizzare prima di tornare a votare.
Le proposte del movimento 5 stelle sono variegate e contradittorie, ma alcune non sono affatto da buttare. La campagna elettorale non è stata condotta all’insegna della comprensione delle ragioni altrui. Riforme istituzionali per semplificare il funzionamento del sistema pubblico in Italia e per ridurre drasticamente i costi della politica; riforme legislative per imporre una rottura con il passato nei comportamenti di chi ha responsabilità pubbliche e garantire moralità e trasparenza; blocco di spese militari come l’acquisto di F35 e sommergibili, rientro in tempi certi di buona parte delle missioni militari all’estero, possono fare emergere risorse per iniziare a varare provvedimenti a favore di chi è stato cacciato dal lavoro o non riesce ad entrarvi e che oggi è senza prospettive; misure urgenti per rilanciare investimenti e occupazione. Sono alcuni punti su cui il dialogo tra centrosinistra e Movimento 5 Stelle è possibile. Possibile, non facile. Provarci non è solo necessario ma indispensabile. Se l’alternativa è tornare in qualche forma a una coalizione allargata con il Pdl è meglio tornare a votare presto, anche se nesssuno oggi sa con quali risultati.

Alfiero Grandi

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