RASSEGNA – Festa dei Molisani a Roma, Valente: “Come alla sagra della trippa”



PUBBLICHIAMO L’ARTICOLO USCITO SU “PRIMA PAGINA MOLISE” CHE LA DICE LUNGA SUGLI ESITI DELLA “FESTA DEI MOLISANI A ROMA”…
Era nata tra le polemiche e finisce tra le polemiche. La Festa dei Molisani a Roma, che in tanti avevano subito bollato come una sorta di «parata preelettorale», ha portato ieri nella capitale centinaia di persone a bordo di pullman. Per loro viaggio, intrattenimento e prodotti tipici: tutto gratis.
Al Palacavicchi ha fatto gli onori di casa Antonino Molinaro. L’ex consigliere regionale, non eletto alle ultime elezioni, torna così sulla scena e lo fa con il ruolo di presidente dell’Associazione dei Molisani a Roma. Il salone è addobbato pomposamente, con grossi palloni al soffitto in stile convention americana. Ci sono i politici molisani, con Iorio in testa, e ci sono quelli romani (Polverini, Alemanno, Cicchitto). Tutti di centrodestra. E se alla vigilia ci aveva pensato Forche Caudine, la storica associazione dei molisani a Roma, a bocciare senza mezzi termini l’evento (pagato non si è capito bene da chi), ora, a poche ore dalla conclusione, è direttamente uno degli invitati più prestigiosi a usare parole di fuoco.
L’architetto Franco Valente racconta l’esperienza vissuta ed è un fiume in piena. «Esiste un limite alla decenza – esordisce -. Poiché ero stato invitato a parlare di storia, arte e cultura molisana ritenevo che lo spazio ritagliato per i nostri interventi fosse del tutto autonomo. Alle 11 invece è iniziata la passerella dei politici. In sala ho contato circa 600 persone quando ballavano i gruppi folcloristici (rispetto alle 10.000 annunciate alla vigilia ndr). Quando ha parlato Iorio la gente ha cominciato a defluire. Durante l’intervento della Polverini la sala si era ridotta a circa 400 persone che hanno resistito coraggiosamente a De Matteis e Mazzuto. Quando ha iniziato Cicchitto un fuggi fuggi generale. Sono rimasti una cinquantina di martiri delle prime due file guardati a vista dagli organizzatori. Finito il massacro logorroico, Cicchitto se ne è andato ed ha lasciato Polverini per le conclusioni ai pochi sopravvissuti. Potete immaginare la pena».
Il racconto passa poi per l’ora di pranzo: «Le autorità se ne sono andate a mangiare, ospiti dell’organizzazione – prosegue l’architetto – mentre noi relatori del pomeriggio ci siamo fatti un giro alla ricerca di qualche pezzo di caciocavallo di Agnone, di pane con le noci di Rionero, di cantucci di Gambatesa, di dolci di Sant’Elia a Pianisi offerti dagli espositori venuti dal Molise. Il minimo per tenere una relazione senza cadere a terra. Una scena avvilente! Roba da pellegrinaggio medievale!
Finalmente, con 45 minuti di ritardo, è arrivato il momento della mia relazione. In sala un paio di centinaia di amici mentre intorno un casino da sagra della trippa.
Sono stato presentato come un cantante da una presentatrice che diceva di essere molisana ma che non sapeva manco chi io fossi. Roba da pazzi! Mi dovete credere: ho dovuto fare uno sforzo sovrumano per mantenere la concentrazione e riuscire a parlare. Gente che era nella sala e chiacchierava ad alta voce. L’orchestra che accordava gli strumenti sul palco. Zampogne che suonavano nella sala attigua. Però ho voluto tenere fede all’impegno ed ho tenuto la mia relazione. Quando era quasi alla fine il colpo di scena. Mentre parlavo mi si è avvicinato un signore con il quale non ho mai condiviso un pasto il quale mi ha detto: “Chiudi subito perché sta arrivando Alemanno”. Ovviamente ho chiuso subito con l’applauso di coloro che mi hanno gratificato con la loro presenza, mi sono preso i complimenti e me ne sono fuggito a Venafro».

(da Prima Pagina Molise, 3 dicembre 2012)

<div class="

Articoli correlati