Molise, comitato internazionale: No alla soppressione della Corte d’Appello



La paventata soppressione della Corte di Appello di Campobasso avrebbe effetti disastrosi per la comunità molisana, sotto il profilo sociale, economico e della sicurezza pubblica.
Detta soppressione, difatti, comporterebbe non soltanto l’automatica soppressione di altri Uffici giudiziari quali la Procura Generale presso la Corte di Appello, la Procura distrettuale presso il Tribunale di Campobasso (e, con essa, gli apparati del GICO, dei ROS e dello SCO), il Tribunale e la Procura per i Minorenni (inclusi i connessi servizi sociali), il Tribunale di Sorveglianza e l’Avvocatura Distrettuale dello Stato, ecc., ma anche la successiva probabile soppressione di ulteriori Uffici giudiziari quali uno o più Tribunali del distretto, oltre che il TAR, la Corte dei Conti, la Procura presso la Corte dei Conti e le Commissioni Tributarie, nonché di Uffici paragiudiziari quali i Comandi regionali delle Forze dell’Ordine, la Questura e magari la stessa Prefettura di Campobasso.
Inoltre, le anzidette soppressioni comporterebbero prevedibilmente pure la successiva chiusura di altri Uffici pubblici istituiti su base regionale e/o provinciale, quali l’Agenzia delle Entrate, l’INPS, l’INAIL, i Vigili del Fuoco, ecc. .
Insomma, un perverso effetto domino, la cui inevitabile conseguenza sarebbe la drastica riduzione della popolazione determinata dai connessi trasferimenti di numerosissime famiglie di impiegati in altre sedi, con la conseguenza che anche gli enti privati (banche, assicurazioni, ecc.) chiuderebbero o comunque ridurrebbero le loro sedi, con tutti i conseguenti effetti dirompenti sui commercianti, sugli imprenditori e sui liberi professionisti, costretti a loro volta a chiudere i propri uffici ed esercizi, con ulteriore crescita del tasso di disoccupazione di giovani e lavoratori.
In una parola, l’intera economia locale subirebbe un colpo durissimo, ancor più grave di quelli già subìti in questi lunghi anni di crisi economica.
Si ripeterebbe cioè, a livello regionale ma su scala molto più ampia e diffusa nel nostro tessuto socio-economico, ciò che sarebbe accaduto a seguito della paventata chiusura di una serie di Uffici pubblici nella provincia di Isernia (a partire dalla Prefettura), scelta che risulta allo stato sospesa e che, per motivi consimili a quelli di cui sopra, allo stesso modo questo Comitato disapprova incondizionatamente e considera un errore gravissimo.
La soppressione della Corte di Appello e le successive soppressioni degli altri Uffici Giudiziari o paragiudiziari di cui si diceva comporterebbe inoltre la scomparsa di fondamentali presìdi di legalità nella nostra regione, che è regione confinante con quelle segnate dalla piaga della criminalità organizzata di stampo mafioso, col concreto e gravissimo pericolo della sua estensione anche nel nostro territorio.
Infine, questo processo comporterebbe onerosissimi costi e disagi per le parti processuali, i loro difensori, i periti, i CTU, i testimoni e quant’altri, costretti a spostarsi in territori lontani per presenziare ai processi se non addirittura costretti a partire la sera prima per arrivare in tempo per l’inizio dell’udienza, con aggravio dunque di tempi e costi, tanto più gravosi per i cittadini meno abbienti, oltre che per gli anziani e per i minori. E, quanto a questi ultimi, si pensi poi ad esempio ai minori che con le loro famiglie dovrebbero essere seguiti (e come potrebbero essere seguiti?) da Procure, Tribunali minorili e connessi servizi ubicati in zone lontane.
Tutto questo, senza alcun serio risparmio di spesa pubblica, perché il numero degli impiegati e dei giudici rimarrebbe lo stesso, mentre anzi bisognerebbe acquisire nuovi spazi nelle sedi accorpanti, lasciando gli attuali edifici demaniali per fittare magari immobili da privati e quindi con ingente aggravio di pubblica spesa. Senza contare gli ulteriori aggravi in termini di costi (oltre che di sicurezza) determinati dall’aumento delle distanze di viaggio per la traduzione degli imputati in stato di arresto che intendono assistere alle udienze, degli appartenenti alle forze dell’ordine per rinnovare eventuali testimonianze in secondo grado, dei periti d’ufficio per rinnovare o chiarire eventualmente le loro relazioni in appello, ecc. .
Del resto, quando si dice che altre Corti di Appello hanno milioni di utenti mentre la nostra ne ha solo 315.000, si omette di aggiungere che quelle Corti di Appello hanno un numero di giudici e di impiegati di gran lunga superiore a quello della Corte campobassana e che il carico lavorativo di ciascun giudice della Corte campobassana è anche superiore a quello dei singoli giudici di quelle altre Corti di Appello.
La verità è che i servizi essenziali, a partire da quello della Giustizia, che è il servizio che garantisce la tutela dei diritti e l’osservanza degli obblighi dei cittadini, debbono essere vicini a costoro, perché il decentramento è un fondamentale principio-cardine (di rango anche costituzionale) di democrazia diffusa e di efficienza, conquista dei moderni Stati di diritto che hanno superato la forma accentratrice dello Stato ottocentesco (forma che tra l’altro poi contribuì pure all’ascesa al potere del nazi-fascismo).
Non a caso, il Documento CEPEJ-GT-QUAL(2013)2 del 21 giugno 2013 della Commissione Europea per l’Efficienza della Giustizia (CEPEJ) del Consiglio d’Europa, contenente le Linee Guida sulla revisione della geografia giudiziaria per favorire le condizioni di accesso a un sistema giudiziario di qualità (poi ribadite pure nella revisione 2013-7 REV.1 del 6 dicembre 2013), sulla premessa che (paragrafo 1.1) “La giustizia, insieme ad altri diritti fondamentali quali la salute, la sicurezza e la libertà, rappresenta uno dei più importanti diritti umani e uno dei pilastri su cui è fondata una società civile” e che “Per questo motivo, in quasi tutti i paesi del mondo, si è sviluppata da tempo una rete di uffici giudiziari (courts), più o meno estesa, con l’obiettivo di rendere l’amministrazione della giustizia il più vicino possibile ai cittadini”, aggiunge tra l’altro che “Rivedere la geografia giudiziaria non significa automaticamente ridurre il numero degli uffici giudiziari. Non possiamo escludere situazioni in cui le autorità politiche siano indotte a introdurre nuove sedi giudiziarie al fine, ad esempio, di ridurre la distanza tra la giustizia e i cittadini” (paragrafo 2.2). Vero è che, subito dopo, il Documento europeo fa riferimento alle anomalie correlate alla differente estensione territoriale e numero di abitanti dei singoli uffici giudiziari (la media europea, comunque, è quella di un tribunale di primo grado ogni 25.599 abitanti e quindi con un alto numero di tribunali: cfr. la fine del paragrafo 2.3.1), ma poi, tra i quattro più importanti “Fattori chiave” per la corretta definizione delle mappe giudiziarie, lo stesso Documento europeo indica quello della “Ubicazione geografica, infrastrutture e trasporti” (paragrafo 2.3; ed analogamente al paragrafo 2.1), con la precisazione che “La posizione geografica dei tribunali è un elemento fondamentale per l’accesso dei cittadini alla giustizia … Dover presenziare a un’udienza fissata la mattina presto per una persona anziana, o per una persona che non guida o non è dotata di mezzo proprio, in assenza di adeguati mezzi di trasporto pubblico, rappresentano tutte situazioni problematiche che possono influire sul diritto di equo accesso alla giustizia” (paragrafo 2.3.4).
Di qui, sempre al paragrafo 2.3.4 il Documento europeo espone una Tabella relativa ad un caso teorico, in cui la distanza da un tribunale va da un minimo di 20 minuti ad un massimo di 60 minuti: ebbene, nel caso della Corte di Appello di Campobasso, stante l’orografia del nostro territorio ed i cattivi collegamenti stradali ed ancor più ferroviari, il suo accorpamento a quella di L’Aquila (ma anche, in alternativa, a quelle di Napoli o di Bari o ad un’ipotetica istituenda Corte di Pescara) richiederebbe un percorso di sola andata di molte ore sia col mezzo privato che con quello pubblico, da qualunque Comune molisano si parta (ed ovviamente di altrettante molte altre ore per il ritorno).
Ed ancora, tra gli “Altri fattori” ai fini della corretta definizione delle mappe giudiziarie, il Documento europeo pone quello “che a distanza ragionevole da una sede giudiziaria esista una buona università con facoltà giuridiche” (paragrafo 2.3.9): e Campobasso è sede di università, l’Università del Molise con tanto di Facoltà in giurisprudenza.
E, sempre tra gli “Altri fattori” ai fini della corretta definizione delle mappe giudiziarie, il Documento europeo afferma che “la presenza di un istituto penitenziario dovrebbe rappresentare un vincolo di cui tenere debitamente in conto nel processo decisionale, in quanto per motivi di sicurezza ed economici è conveniente ridurre le distanze di viaggio degli imputati in stato di arresto” (paragrafo 2.3.10): e Campobasso è sede di un importante Istituto penitenziario.
La conclusione del Documento europeo è che “il consolidamento delle sedi giudiziarie deve essere basato sulla necessità di prevedere una migliore qualità della giustizia, e non solo sulla necessità di risparmiare sui costi. I sistemi giudiziari interessati dovrebbero valutare attentamente se realmente dei risparmi netti possono essere raggiunti attraverso la fusione dei tribunali” (paragrafo 3.3): ma, per quanto già precedentemente esposto, la soppressione/fusione della Corte di Appello di Campobasso non soltanto non produrrebbe assolutamente alcun risparmio di costi, ma anzi determinerebbe un notevole aggravio di costi e di pubblica spesa, oltre a peggiorare notevolmente le condizioni di accesso alla giustizia.
E pare persino ovvio aggiungere che, quando il Documento fa riferimento ai “tribunali”, lo fa in senso ampio (salvi i passaggi in cui fa esplicito riferimento ai soli tribunali “di primo grado”), evidentemente includendovi tutti gli Uffici Giudiziari nei quali vi sia la possibilità che le parti, i testi, ecc. presenzino di persona al processo, e questo è il caso anche dei “tribunali” di secondo grado ossia delle Corti di Appello: non per niente, nel documento in lingua inglese si fa ricorso al termine “court”, che viene tradotto alternativamente con “ufficio giudiziario” o anche con “tribunale”, utilizzando appunto questo secondo termine con una accezione ampia.
La soppressione della Corte di Appello di Campobasso, dunque, contrasta anche con le Linee Guida sulla revisione della geografia giudiziaria dettate in sede europea.
Occorre allora che l’opinione pubblica, la classe politica, le rappresentanze politiche ed istituzionali ad ogni livello, gli ordini professionali, i partiti, i sindacati e tutte le associazioni rappresentative delle categorie e delle istanze sociali e territoriali si attivino immediatamente al fine di contrastare progetti altamente deleteri per l’intera comunità molisana.
È questo il momento di far sentire una voce forte, unitaria e determinata,
manifestando la propria adesione a questo Comitato al seguente indirizzo di posta elettronica:
[email protected]

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