La molisana Marilena Crescente, scienziata delle terapie del futuro



ROMA – Sferette microscopiche iniettate nel sangue e capaci di trasportare in tutto il corpo i farmaci senza mai liberarli. Lo faranno solo nel punto esatto in cui serve la loro azione. In questo modo si otterrà la massima efficacia di una medicina con una riduzione al minimo degli effetti collaterali. Nel caso dell’infarto, ad esempio, il farmaco rimane inattivo fino a che non raggiunge nel cuore il punto in cui un’arteria coronaria è chiusa da un coagulo (trombo), sciogliendolo.
E’ in questo campo che si è concentrato il lavoro della ricercatrice molisana Marilena Crescente, di Isernia. Il gruppo con il quale ha collaborato, costituito da scienziati appartenenti ad alcuni dei più prestigiosi centri di ricerca statunitensi, ha usato una nuova frontiera scientifica, le nanotecnologie, per sviluppare questo originale metodo di terapia. La ricerca è stata pubblicata su “Science”, una delle più importanti riviste scientifiche internazionali.
Le nanotecnologie rappresentano uno dei più promettenti orizzonti della scienza moderna. Come suggerisce il nome, si tratta della capacità di manipolare la materia su dimensioni piccolissime, fino al nanometro (la miliardesima parte di un metro), praticamente la lunghezza di tre atomi allineati.
Questo consente di “montare” atomo per atomo strutture infinitesimali, persino vere e proprie macchine. Solo per fare un esempio, attraverso la nanotecnologia è stata creata una chitarra perfettamente funzionante, solo che è grande quanto un globulo rosso.
Grazie alla ricerca alla quale Marilena Crescente ha partecipato, sono state create strutture piccolissime contenenti un farmaco, l’attivatore tissutale del plasminogeno (Tpa nella sigla inglese), capace di sciogliere i coaguli sanguigni. Queste strutture, circolando nelle arterie e nelle vene, mantengono sempre il farmaco al loro interno. Solo quando raggiungono una zona in cui il flusso sanguigno diventa anormale, come avviene proprio nelle coronarie in caso di infarto, si rompono liberando il Tpa, che quindi può agire eliminando il trombo. In questo modo sono necessarie dosi molto basse di farmaco, riducendo al minimo qualsiasi effetto collaterale.
“Le nanoparticelle descritte in questo lavoro – dice Marilena Crescente – si comportano in modo molto simile alle piastrine del sangue. Anche queste ultime reagiscono quando il flusso diventa anormale, ad esempio attivandosi per chiudere una ferita. Solo che le particelle create dal nostro gruppo svolgono un effetto contrario: sciolgono i coaguli. E’ da sottolineare tuttavia che si tratta sinora di successi ottenuti a livello sperimentale, non ancora sull’uomo”.
Marilena Crescente ha iniziato la sua carriera di ricercatrice nei Laboratori di Ricerca dell’Università Cattolica, ora Fondazione di Ricerca e Cura Giovanni Paolo II di Campobasso.Nel 2009 si è spostata nella famosa Università bostoniana di Harvard, negli Stati Uniti, dove ha partecipato a questa ricerca. Attualmente lavora presso l’Università inglese di Reading. “E’ una figlia di questa terra – commenta il dottor Vincenzo Centritto, cardiologo e Presidente dell’Associazione Cuore-sano onlus, da sempre vicina ai programmi di ricerca dei Laboratori molisani. “Marilena sta vivendo all’estero una stagione entusiasmante. Nel suo caso, come in quello di tanti altri giovani ricercatori molisani attualmente all’estero, la sfida che abbiamo di fronte è costruire realtà scientifiche solide nella nostra regione, che permettano a queste promesse di tornare al momento opportuno per svolgere qui da noi il proprio lavoro. L’impegno della nostra associazione è costante in questo senso, ma tutti, enti pubblici e privati, sono chiamati a fare il proprio dovere”.

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