L’esposizione è ideata e realizzata da Istituto Luce-Cinecittà, sotto l’Alto Patronato del presidente della Repubblica, con il patrocinio del ministero dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo e della Regione Lazio, e in collaborazione con Roma Capitale nell’ambito dell’Estate Romana 2014. È curata da Gabriele D’Autilia (curatore scientifico e testi) e da
Roland Sejko (curatore artistico e regia video). L’organizzazione generale è di Comunicare Organizzando.
Nato nel 1924 come L.U.C.E., L’Unione Cinematografica Educativa, con l’intuizione e l’intento di raccontare l’attualità del Paese, della sua società e del mondo attraverso l’ancora nuovo linguaggio delle immagini in movimento, e ribattezzato con Regio decreto l’anno seguente, l’Istituto Nazionale Luce venne presto sostenuto con forza e controllato da Benito Mussolini, che ne comprese e sfruttò le enormi potenzialità divulgative e politiche.
La mostra, in effetti, garantisce nelle sale iniziali ampio spazio alla propaganda del regime fascista attraverso immagini davvero emozionanti: ad esempio, ci sono suggestivi filmati promozionali del litorale sorrentino, ma anche educativi per prevenire gli incidenti agricoli o per evitare il contagio della tubercolosi. Il bianco e nero assicura maggiore forza a riprese di grande valore artistico, oltre che sociale.
Si passa poi al costume in tutte le sue forme migliori, ai filmati marini degli anni a cavallo della guerra, fino all’irruzione del cinema con i suoi miti anche italiani (belle foto di Aldo Fabrizi, Silvia Koscina, dei tre fratelli De Filippo fino a Totò e Sophia Loren, gli unici a cui sono riservate due immagini.
Nella sala più grande, attraverso una riuscita scenografia con quattro enormi pannelli, ecco immagini di concerti, dai Beatles al jazz fino ai ritmi italiani degli anni Sessanta, mentre il Paese vive il suo personalissimo boom.
Insomma il Luce, dopo novant’anni e una vicenda che ha accompagnato in parallelo e continuità tutta la recente Storia d’Italia, rappresenta oggi la più antica istituzione di cinema pubblico al mondo e, con un archivio di decine di migliaia di filmati e tre milioni di fotografie, un patrimonio di immagini impareggiabile per quantità e ricchezza di temi. Tanto da meritare nel 2013 l’ingresso per il fondo ‘Cinegiornali e fotografie dell’Istituto Nazionale L.U.C.E.’ nel Registro Memory of the World dell’Unesco.
Un bene italiano divenuto bene mondiale.
Per raccontare questa evoluzione, “Luce-L’immaginario italiano” si muove dunque su due binari ideali: come l’Italia si è rappresentata nei decenni attraverso le immagini del Luce, e come l’Italia si è rivelata, confessata, svelata attraverso e nonostante le immagini delle sue rappresentazioni ufficiali.
Dal suo esordio il Luce ha provveduto a rivelare l’immagine degli italiani a loro stessi, e a fornire una conoscenza di base del Paese. Grazie ai ‘cinegiornali’ Luce, milioni di cittadini dagli anni Venti in poi hanno potuto vedere e scoprire per la prima volta città, geografie lontane, popolazioni sconosciute, forme sociali e culturali differenti. La nascita di un’opinione pubblica in Italia passa di qui, insieme alla stessa formazione di ‘luoghi comuni’.
È su questo terreno condiviso ed elementare che il fascismo poté promulgare le sue propagande e il suo controllo. Ma anche che il Paese uscito dalla guerra riuscì a testimoniare gli sforzi e la spinta civile della ricostruzione, e gli sviluppi di una nuova società democratica e di massa avviata alla modernità. Di questo aspetto educativo, informativo e propagandistico, il Luce fornisce milioni di documenti.
Ma la mostra racconta anche il rovescio di quell’immagine. Per la natura realistica del cinema e della fotografia, allo spettatore di ieri, e ancor più a quello di oggi, non poteva e non può sfuggire la retorica delle “pose” di Mussolini nei suoi comizi; o la povertà e la fatica dei contadini messi in scena sorridenti davanti all’obiettivo, e lo sconforto dei soldati in una guerra che si raccontava trionfale, mentre si subiva una sconfitta.
E l’ironia di uno speaker sulle donne lavoratrici negli anni Cinquanta, la compostezza dei rappresentanti dei partiti politici, i volti allegri dei giovani in una festa o in una manifestazione, rivelano in controluce i sommovimenti e le richieste di una nuova età di diritti.
In tutti questi rovesci dell’immagine il Paese svela e confessa il suo intimo. Il suo immaginario.
Nel racconto di questo autoritratto della nazione, “Luce-L’immaginario italiano” è concepita con un approccio espositivo non statico, ma come un flusso continuo di immagini. Il percorso della vasta Ala Brasini del Vittoriano parte dal concetto e dalla forma di “strip”: grandi pannelli organizzati secondo un ordine tematico-cronologico, su cui in più di 20 schermi sono proiettate speciali videoinstallazioni, montaggi realizzati ad hoc di centinaia di filmati dell’Archivio storico Luce.
Accanto alle immagini in movimento, più di 500 splendide fotografie dell’Archivio fermano dettagli e momenti significativi, mentre pannelli di testo approfondiscono l’analisi storica e linguistica dei video. Un percorso visivo e uditivo di notevole impatto, che fa sì che ogni visitatore si confronti con un’immagine differente, e in cui ciascun video dialoga con quelli vicini per analogie e differenze.
Una serie di parole-chiave lega l’itinerario. Si va così dagli anni Venti di città/campagna, ai Trenta di autarchia, uomo nuovo, architettura, censura e propaganda. Si arriva a Guerra e rinascita, Cassino (icona della brutalità distruttiva delle guerre), vincitori e vinti (con sequenze poco conosciute e straordinarie, anche a colori, dell’ingresso degli alleati non solo a Roma, ma anche nelle profondità del Paese), modernità/arretratezza (un parallelo significativo di immagini dell’Italia anni Sessanta), giovani, economia, corpi politici, neotelevisione, e tante altre.
Alcune speciali “camere” mostrano aspetti specifici e suggestivi. La “camera delle meraviglie” è un omaggio ai viaggi per il mondo compiuti dagli operatori Luce; la “camera del Duce” disegna un’imperdibile antologia delle retoriche e dei silenzi di Mussolini, ed è contrapposta alla “stanza del Paese reale”, un commovente viaggio nei volti degli italiani negli anni Trenta. E nel grande spazio centrale dell’Ala Brasini, le immagini proiettate in quattro schermi di sei metri di altezza giocano con la pura bellezza delle forme e di colori grafici sui filmati, in una vera festa per lo sguardo.
L’ultimo spazio dell’esposizione è infine interamente dedicato al Cinema: con centinaia di foto di registi, attori, set, e una preziosa selezione di trailer e backstage di film.
Un’area è infine dedicata ai set cinematografici.
LE RETROSPETTIVE FILM E DOCUMENTARI
Insieme a conservare e diffondere la memoria visiva degli italiani, Istituto Luce è la più antica casa di produzione cinematografica italiana in attività. Negli anni il suo ruolo dentro il cinema pubblico italiano è stato di primo piano tanto come produttore che come distributore di film nazionali e internazionali, anch’essi un patrimonio dell’ ‘immaginario italiano’.
Una grande retrospettiva di film e documentari, per un totale di oltre 130 titoli rappresentativi della storia cinematografica del Luce dal 1933 al 2013, sarà ospitata nel Complesso del Vittoriano nell’ambito della mostra, e in altri siti suggestivi della Capitale, che accenderanno con proiezioni serali degli speciali ‘punti Luce’ nella città.
COSTO DEL BIGLIETTO: intero € 6, ridotto € 4
ORARIO: tutti i giorni 10,30-21,30 La biglietteria chiude un’ora prima
RETROSPETTIVA FILM E DOCUMENTARI: tutti i giorni alle 11.30 e alle 18.30PER INFORMAZIONI: tel. 06/6780664; www.comunicareorganizzando.it e www.cinecitta.com
PREVENDITE: 892.982; www.listicket.com
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