DIBATTITO/ Molise, costi politici assetti istituzionali e giustizia sociale



Che la politica debba avere dei costi in grado di garantire a tutti i cittadini di entrare a pieno titolo nel godimento dei diritti attivi e passivi del voto è un principio acquisito per volontà di Pericle già nella Grecia del V secolo a.C.
Retribuire chi rende un servizio di rappresentanza nelle istituzioni democratiche serve, come scrive il costituzionalista Francesco Paolo Casavola, a rendere uguali i cittadini ed a garantire la democrazia, impedendo che essa possa trasformarsi in una oligarchia di lobbies di diversa natura.
Così dovrebbe essere, ma le involuzioni del processo democratico cui abbiamo assistito in Italia e nel mondo negli ultimi anni ci dicono che la difesa della sovranità popolare passa anche attraverso principi non ancora definiti che sono ad esempio quelli del limite del mandato di rappresentanza, della non candidabilità per chi ha subito condanne o ha pendenze con la giustizia o conflitti d’interesse, dell’incompatibilità tra più cariche e soprattutto della necessità che gli eletti conservino un rapporto costante di confronto con la collettività che li ha eletti quantomeno sulle questioni fondamentali dell’organizzazione culturale, sociale ed economica.
Dunque la politica ha necessità di costi che, tuttavia, non possono essere indirizzati a beneficio dei singoli con retribuzioni scandalose come le attuali, ma vanno pensati piuttosto in termini di disponibilità di servizi per i gruppi politici.
Se i rappresentanti che siedono nel consiglio regionale condividono tale linea comincino, prima di modificare la legislazione in merito verso il dimezzamento dell’indennità, l’eliminazione del vitalizio e del premio di reinserimento, a rinunciare, come noi abbiamo già chiesto prima dell’ultima tornata elettorale, da subito volontariamente ai loro privilegi. I proventi di tale rinuncia potranno essere accantonati dalle forze politiche e gestiti da un’equipe paritetica per finanziare un gruppo di lavoro di giovani laureati, assunti per questo con concorso per titoli ed esami, che possa impegnarsi nello studio e nell’analisi dei documenti della giunta e del consiglio regionali e nell’elaborazione di idee e proposte politiche. Non vogliamo neppure parlare ovviamente di taluni privilegi scandalosi, come le auto blu, l’autista o i cosiddetti portaborse, perché essi vanno letteralmente cancellati.
Aspirazioni illusorie? No. Solo atti di coerenza!
All’interno di tale discorso ci sono da affrontare con urgenza i temi dell’apparato istituzionale della regione, degli assetti amministrativi sovra regionali, degli enti subregionali, delle consulenze e di una diversa e più funzionale destinazione dei fondi pubblici, perché il risparmio di spesa che si può realizzare è notevole.
È chiaro che il privilegio economico non esiste solo nell’ordine dei rappresentanti pubblici nelle istituzioni, ma anche in tantissime categorie di professionisti e di operatori economici che, grazie alla politica e ad un mondo d’intellettuali legati al liberismo economico, hanno acquisito profitti talmente elevati che sono davvero uno schiaffo violento per quanti lavorano duro e ruotano su retribuzioni ancora bassissime.
Nel ’68 tale struttura economico-salariale veniva definita una giungla retributiva ed il movimento studentesco si era fatto carico di una sua eliminazione per indirizzare i salari verso l’equità.
Se oggi riproponessimo i principi dell’uguaglianza e della giustizia sociale saremmo scambiati per alieni anche da quelle forze politiche o sindacali che provano a balbettare richieste di migliori condizioni di vita per i meno abbienti che ci sembrano ormai vicine semplicemente a richieste di briciole piuttosto che di diritti ad una condizione di vita accettabile e sicura.
Sulla mancata riduzione dei costi della politica a livello nazionale e regionale, in un momento in cui per la crisi economica si richiedono grandi sacrifici alla popolazione, sapete che c’è davvero un’indignazione collettiva nel Paese.
Sulla realizzazione della giustizia sociale nel godimento dei diritti fondamentali della persona in questo nostro Molise c’è veramente molto da lavorare ed in fretta.
La rivista “la fonte”, dando un seguito al lavoro dei movimenti e delle associazioni in campagna elettorale, ha già lanciato un’ipotesi di percorso in tale direzione con una proposta di legge regionale sui costi della politica che può essere una base di partenza ed ha organizzato un incontro che si terrà a Termoli il 21 gennaio.
Noi pensiamo che successivamente su tali questioni si debba aprire un dibattito ed un confronto pubblico nel capoluogo regionale per esprimere in merito proposte ed avanzare un progetto legislativo organico che ci auguriamo possano portare avanti i consiglieri regionali che lo condividono o, in alternativa, i cittadini con una proposta di legge popolare.

(Umberto Berardo)

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