L’intervento del molisano Sollazzo alla festa del Psi a Perugia



PERUGIA – Riportiamo il testo dell’intervento di Angelo Sollazzo, ex parlamentare molisano del Psi negli anni Novanta, alla festa del Psi a Perugia.
“Cari compagni, consentitemi innanzitutto di ringraziare la Federazione socialista di Perugia, il Comitato regionale umbro e tutti i compagni, i collaboratori e gli attivisti che hanno lavorato per la riuscita di questa nostra festa.
Si tratta della 3° festa nazionale del nuovo corso socialista, della segreteria di Riccardo Nencini. Dopo Ferrara e dopo Bologna siamo a Perugia, città e regione dove il partito raccoglie, da sempre, lusinghieri consensi.
Avremo tante occasioni di dibattito, di approfondimenti, di iniziative politiche e culturali, fino a domenica. Vi saranno presenze significative del mondo sindacale, della cultura e della politica, dalla Camuso a Larizza, da Casini a Bersani.
La nostra festa si svolge in un momento di grave difficoltà sia della politica che dell’economia.
Da questa doppia crisi se ne esce con il ritorno alle culture politiche, con il primato della politica, con il suffragio ed il potere popolare,con il popolo che vota e che sceglie, ponendo fine alle supplenze, prima da parte dei magistrati e poi, da Dini a Ciampi ad oggi, a quelle dei tecnocrati.
La politica deve riprendersi il suo ruolo, deve riavere la nobiltà che le compete.
La politica ha bisogno di uno scatto di orgoglio, rigettando gli errori delle scelte populiste e leaderiste, con la fine dei partiti di plastica, senza ideali, né di destra né di sinistra.
Le grandi culture politiche, da quella socialista a quella liberale alla cattolico-democratica, a quella della destra conservatrice, hanno fatto grandi i Paesi, hanno creato democrazia, crescita e ricchezza.
Farne a meno significa lasciare campo libero al populismo, alla finanza speculativa, alle lobby tecnocratiche e burocratiche alle stesse limitazioni della democrazia.
Chi afferma che le culture politiche non esistono più, che non vi sono più una destra ed una sinistra, mente sapendo di mentire ed opera per un restringimento delle libertà democratiche.
Noi siamo orgogliosi della nostra storia,dei nostri ideali, perché senza memoria non vi è identità e senza identità non vi è futuro.
Siamo un partito del lavoro, dei diritti sociali e civili. Siamo per l’affermazione dell’eguaglianza quale elemento indispensabile per la coesione sociale e la crescita economica.
Siamo per la ridistribuzione della ricchezza perchè la povertà impedisce la crescita, blocca i consumi, finisce la coesione sociale, concentra la ricchezza in poche mani e frena gli stimoli a competere.
Noi rivendichiamo la nostra voglia di appartenenza al socialismo, rivendichiamo l’attualità del socialismo come solidarietà, come cultura e come civiltà.
Il socialismo dove è al potere o è determinante, affronta i problemi con la politica, combatte gli attacchi della speculazione, respinge la supremazia dei mercati, che non sono un totem ma strumenti da regolamentare e riportare nella loro giusta dimensione.
Il mercato accelera le disuguaglianze, non crea lavoro ma lo sottrae.
L’economia reale è altra cosa, non può essere messa a rimorchio degli spread, degli aggiotaggi delle agenzie di rating, dei patti di stabilità, dei pareggi di bilancio, degli umori e degli annunci di banchieri e finanzieri.
E’ evidente che troppa finanza significa poca crescita.
Oggi in Italia siamo di fronte ad una pericolosa deindustrializzazione.
Sarebbe onesto riconoscere che alcune privatizzazioni selvagge del passato, hanno distrutto qualsiasi politica industriale nel secondo Paese più industrializzato d’Europa.
Non solo industrie importanti, come Ansaldo, Finmeccanica, Fincantieri ed altre, soffrono il peso di una crisi creata e voluta dalla finanza, ma importanti aziende private stanno rischiando una morte per responsabilità non proprie, dalla Natuzzi alla Indesit, alla Sulcis all’Ilva ed altre se ne aggiungeranno. La ricetta utile per affrontare tale situazione non può essere che quella di Obama, anche se in Italia si verrebbe accusati di tornare al passato con l’Iri e le partecipazioni statali, sul cui ruolo ci sarebbe tanto da riscrivere.
Obama e con lui altri leaders di Paesi industrializzati, sono intervenuti come Stato, con la finanza pubblica per salvare aziende, banche ed assicurazioni. Hanno seguito e controllato il percorso di risanamento per uscire dalla crisi e poi sono state rimesse sul mercato. Marchionne ha salvato la Crysler con i soldi di Obama, non con improbabili miracoli.
In tale direzione va la proposta fatta da più parti e ripresa e sostenuta dal Segretario della Cgil Susanna Camuso di utilizzare in modo serio e responsabile la Cassa Depositi e Prestiti per sostenere ed evitare il tracollo di importanti settori dell’industria italiana.
E’, altresì, necessario che si applichi una patrimoniale alla rendite parassitarie ed assenteiste, alle grandi ricchezze, visto che in Italia il 10% della popolazione possiede il 50% della ricchezza.
Non si può evitare la patrimoniale e continuare ad avere 8 milioni di poveri, il 40% di giovani disoccupati, una tassazione al 55%, la più alta d’Europa, la benzina che aumenta del 20%, le case che diminuiscono di valore del 20%, grazie anche alla brillante trovata dell’Imu.
Non è concepibile una evasione di 160 miliardi di euro, un debito pubblico che rappresenta un fardello di 30mila euro a persona, compresi i bambini.
Obama, Holland e lo stesso Gabriel, leader dei socialisti tedeschi, hanno quale priorità nel loro programma il ridimensionamento del potere delle banche e della finanza.
In Italia è stato prodotto un decreto salva-banche gratuito, mentre altrove, quando lo Stato interviene, entra nell’azionariato, partecipa alle decisioni, con un controllo diretto, impone la separazione del settore degli investimenti da quello dei depositi, che interessa i cittadini.
I movimenti di contestazione, da Occupy in Usa agli Indignados spagnoli, ai Piraten tedeschi, lottano e protestano contro le banche e la finanza, non contro la politica.
In Italia anche la politica ha fatto la propria parte quando affidandosi ai tecnici ha consentito, per esempio, di valutare l’euro 1936 lire e non 1500, come si doveva, di non tenere per almeno un anno in circolazione la doppia moneta, per evitare gli effetti speculativi. La politica non ha saputo limitare i propri costi consentendo che quasi un milione di persone, come risulta da uno studio della Uil, vivesse della stessa, con 328mila consulenti, 12mila consiglieri circoscrizionali, 24mila consiglieri di società pubbliche, con privilegi inaccettabili per un numero altissimo di eletti, con il mantenimento enti inutili a cominciare dalle Province, etc.
Parimenti non ha mai avuto il coraggio di toccare in modo serio un altro totem rappresentato dal Vaticano che con i suoi centomila edifici, e con le molteplici attività commerciali non paga le tasse anzi sottrae risorse alla amministrazione pubblica, non pagando neanche luce e gas. Ogni giorno alla cappella Sistina arrivano 20mila turisti che pagano 30 euro a persona, con introiti mensili di 18milioni di euro.
Di tasse, Siae, Irpef od altro manco a parlarne. Migliaia di cosiddetti fedeli che vengono alloggiati in monasteri e conventi di cui la Guardia di finanza ha perso l’indirizzo, per dedicarsi al controllo degli scontrini dei piccoli bottegai.
Altro Totem è quello degli armamenti, rinunciando agli ormai famosi cacciabombardieri F35, che non sappiamo contro chi usare, riducendo al minimo le missioni all’estero, che si possono permettere le nazioni in salute economica, potremmo risparmiare i 15 miliardi necessari per la sanità. Le stesse dismissioni di caserme e della parte non strategica del patrimonio pubblico possono far introitare nelle casse dello Stato il doppio di quanto preannunciato (400 miliardi) e la cui gestione può essere affidata proprio alla Cassa depositi e prestiti evitando le complicazioni che sono materia di goduria dei tecnocrati.
Nel 2012 sono già fallite 14.400 aziende molte di queste nel settore della costruzioni. Lo Stato non paga, il privato deve attendere dai 2 ai 5 anni, il debito nei confronti delle aziende è salito a 70 miliardi, altri fallimenti saranno inevitabili.
Le costruzioni, le infrastrutture sono state da sempre il volano per la crescita economica, oggi il settore è paralizzato non solo per leggi assurde come quelle sul massimo ribasso che favoriscono il nero e le infiltrazioni della malavita organizzata, ma per la incertezza di programmi annunciati e mai realizzati che frenano gli investitori. Ogni giorno falliscono imprese grandi e piccole, poco lavoro e non pagato produce effetti catastrofici.
Da qui la delocalizzazione all’estero da parte delle imprese italiane, ma anche, poiché il nostro Paese non è appetibile, la paralisi degli investimenti esteri, dovuta alla altissima tassazione, alle lungaggini burocratiche per i permessi, alla giustizia civile lenta e farraginosa, e non alla eccessiva sindacalizzazione come è facile argomentare.
Una riforma fortemente voluta dai cittadini è quella elettorale.
Non si comprende la veemenza con la quale viene avversato il sistema proporzionale che rappresenta la più alta espressione della democrazia. Addurre la motivazione della governabilità è fuorviante, visto quanto accaduto sia con il Mattarellum che con il Porcellum: ribaltoni e contro-ribaltoni, partiti che hanno cambiato schieramento, parlamentari arruolati con metodi da mercimonio, morte e nascita di partiti e movimenti per adulare il potente ed essere disponibili al miglior offerente.
Parimenti è necessario considerare la volontà del 90% degli Italiani che auspicano il ritorno al voto di preferenza per scegliersi direttamente il proprio eletto. Ciò non può avvenire con il trucchetto dei Collegi, il che sarebbe peggio del Porcellum, con listini, liste bloccate od altro. L’elettore deve poter scrivere sulla scheda il nome del prescelto, come già avviene, senza creare scandalo, per le comunali e le regionali. Questa è la vera democrazia. Diversamente occorrerebbe codificare, per legge, le primarie imponendo agli sconfitti il rispetto del risultato.
Sono queste alcune delle proposte che i socialisti avanzano al Paese, ve ne sono altre e più significative. Il nostro è un sforzo che facciamo per restituire al Psi una centralità nel dibattito politico italiano”.

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