ROMA – Ha aperto al pubblico il 10 maggio, presso gli spazi espositivi di Palazzo Cipolla (via del Corso), la mostra dal titolo “Gli irripetibili anni ’60. Un dialogo tra Roma e Milano”.
Attraverso oltre 170 opere, tra quadri e sculture, passando dalla tabula rasa del monocromo alla sperimentazione optical e cinetica, dal Nouveau Réalisme e alla Pop Art, la mostra restituisce l’immagine vitale e propositiva di quel periodo, quando Roma e Milano erano poli cruciali nella definizione di una nuova geografia italiana dell’arte che vede grandi maestri dell’epoca dialogare con le nuove generazioni.
In mostra sono presenti opere di artisti quali Lucio Fontana, Alexander Calder, Gianni Colombo, Pietro Consagra, Piero Dorazio, Alighiero Boetti, Luciano Fabro, David Hockney, Yves Klein, Franz Kline, Piero Manzoni, Fausto Melotti, Man Ray, Mimmo Rotella, Mario Schifano, Günther Uecker e molti altri.
Le opere provengono da prestigiose istituzioni tra le quali la Fondazione Marconi di Milano, la Fondazione Lucio Fontana di Milano, il MART di Trento e Rovereto, la Fondazione Piero Manzoni di Milano, la Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri di Città di Castello, The Berardo Collection di Lisbona, la Collezione Peggy Guggenheim di Venezia, la Galleria Civica d’Arte Moderna di Spoleto e il Museo Thyssen-Bornemisza di Madrid.
Dopo lo straordinario successo della mostra Edward Hopper, prosegue così la fortunata partnership culturale tra la Fondazione Roma e il Comune di Milano – Cultura e Palazzo Reale con una grande esposizione che rende omaggio a una stagione artistica irripetibile, quella sviluppatasi tra la fine degli anni Cinquanta e la metà degli anni Settanta, tra Roma e Milano.
La mostra “Gli irripetibili anni ‘60. Un dialogo tra Roma e Milano” intende raccontare il ruolo fondamentale delle interazioni culturali tra Roma e il capoluogo lombardo in questo periodo, individuando in esse l’epicentro creativo delle nuove sperimentazioni e ricerche al di là dell’arte codificata.
L’esposizione, a cura di Luca Massimo Barbero, ospitata nelle prestigiose sale del Museo Fondazione Roma, Palazzo Cipolla, dal 10 maggio al 31 luglio 2011, successivamente si trasferirà a Milano dal 7 settembre al 20 novembre 2011 negli spazi espositivi di Palazzo Reale.
Dopo il 1945, con la fine della Seconda Guerra Mondiale, l’Italia comincia a risvegliarsi dal ventennio fascista. L’intero Paese da una parte continua a patire le conseguenze delle distruzioni causate dalla guerra e dall’altra comincia ad assaporare gli agi del benessere che avrebbero da lì a poco portato al boom economico. Il “miracolo economico” dovuto a questi profondi rivolgimenti vedrà il suo apice proprio tra il 1958 e il 1963. In questi anni Roma vive una esaltante stagione in cui la cultura di massa incide non solo nel contesto socio-culturale, ma anche in quello urbanistico e relativo ai codici della creatività e della comunicazione contemporanea. Milano invece – dove tutto era più estremo ed evidente – diventa la città che incarna dai tempi del Futurismo di inizio secolo i valori della modernità. Mentre Roma implode artisticamente diventando centro propulsivo della scena artistica nazionale, Milano è vista come il centro del’Avanguardia Internazionale in cui prendono forma movimenti e tendenze.
Poli di una creatività antagonista e complementare, le due città si ritrovano negli anni sessanta protagoniste di quella civiltà dell’immagine destinata a determinare il futuro.LA MOSTRA
L’esposizione è articolata in quattro sezioni che esemplificano i differenti indirizzi assunti dalla ricerca artistica nel corso del decennio: l’azzeramento espressivo della monocromia, l’impiego di oggetti e immagini nella emergente cultura Pop, l’internazionalità e la nuova scultura, la sperimentazione tra materiali, segni e figure.
Sezione 1 – Monocromia e astrazione
La prima sezione della mostra è dedicata al percorso di riduzione espressiva avviato alla fine degli anni Cinquanta, con una particolare attenzione per quelle ricerche che hanno privilegiato la scelta della superficie monocroma, spesso bianca, come nuova tabula rasa per una creatività libera. Figura centrale di questa sezione è Lucio Fontana, che avvia nel suo lavoro, tra il 1958 e il 1959, la serie dei tagli, caratterizzati da rarefazione compositiva e tensione spaziale. Tra le più significative presenze di questa sezione: un “Concetto spaziale” di Fontana collocato a soffitto, una sperimentale “Plastica” di Burri, un grande dipinto gestuale di Kline, il Ritratto di Giovanni Carandente di Calder, alcuni “Achrome” realizzati da Manzoni con caolino, tele grinzate e cucite, pietre, e uno speciale allestimento a parete che raccoglie una serie di rarità, tra gioielli d’artista e sculture.
Sezione 2 – Oggetti e immagini Pop
La seconda sezione della mostra è dedicata al dialogo tra il recupero dell’oggetto e dell’icona caratteristico del Nouveau Réalisme e l’emergente cultura della Pop Art. Le sperimentazioni oggettuali del gruppo del Nouveau Réalisme, costituitosi proprio a Milano nel 1960 attorno alla Galleria Apollinaire, sono documentate dai lavori di Mimmo Rotella, Arman, César, Raymond Hains, Jacques Villeglé, Christo, che nel 1970 sono anche protagonisti di una serie di interventi nel contesto urbano della città, in occasione di uno speciale Festival dedicato al primo decennale di questo movimento.
Sezione 3 – L’internazionalità e la nuova scultura
Milano assume sempre più il ruolo di “fabbrica” delle nuove immagini in un dialogo serrato con New York ma soprattutto con Londra, presentando nella propria scena artistica di questo decennio protagonisti della Pop Art inglese come Peter Blake, Richard Hamilton, David Hockney, Joe Tilson. Il rinnovato interesse per i grandi maestri del Dadaismo e del Surrealismo, come Marcel Duchamp e Man Ray, presenti a queste date in italia, si traduce anche nella nuova tipologia scultura, nelle centinature di Pino Pascali e nella nuova oggettualità di Christo, e in una eredità performativa in questa occasione esemplificata da Joseph Beuys.
Tra le opere più importanti di questa sezione, una grande Struttura pulsante in polistirolo di Colombo, la Colonna vertebrale di Scanavino, scultura di oltre tre metri, un’opera di Novelli dedicata all’editore milanese Vanni Scheiwiller.
Sezione 4 – Materiali, segni e figure
Una linea più propriamente concettuale e analitica è quella di Vincenzo Agnetti, Gianfranco Baruchello, Emilio Isgrò, Davide Mosconi, Ugo Mulas, Nanni Balestrini: si concentra sulla relazione tra parola, segno e immagine, nella messa in discussione degli statuti stessi della comunicazione visiva. Essa si intreccia alla duplice sperimentazione che caratterizza la seconda metà del decennio: da un lato, la scelta di materiali eterodossi in una nuova chiave concettuale come nelle opere di Alighiero Boetti e Luciano Fabro, che dialogano con la parallela situazione romana espressa da autori come Jannis Kounellis, ed Eliseo Mattiacci; dall’altro, l’adozione di una nuova figurazione, nelle opere di Valerio Adami ed Emilio Tadini che reggono la cultura Pop in una sospensione poetica e narrativa. Tra materiali e figure si muovono le opere di Gianni Dova, Roberto Crippa, Enrico Baj, Lucio Del Pezzo, mentre a procedimenti meccanici di figurazione si richiamano quelle di Bruno Di Bello e Gianni Bertini. Le nuove dimensioni della scultura sono esemplificate dal lavoro di Giuseppe Uncini, Arnaldo e Gio Pomodoro. Sono ricerche che trovano il loro contrappunto internazionale in autori stranieri presenti a Milano in questi stessi anni, come Hsiao Chin, William T. Wiley, Antonio Dias, Peter Caufield, Eduardo Paolozzi, Allen Jones, Louise Nevelson, che confermano la dimensione autenticamente dinamica e internazionale di questo contesto.
Dove: Palazzo Cipolla – Via del Corso, 320 – Tel: +39 06.6786209
Arthemisia Group – Email: [email protected] – Tel: +39 02 6596888
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